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Capitolo 4 - Betrayed

Cris corrugò la fronte, strappando un pezzo della sua pasta al cioccolato e osservando Andrea che, schermando la fiamma    dell'accendino, dava fuoco alla sua Marlboro. – Quindi, il    "ragazzo più sexy del pianeta" ci prova spudoratamente con te.E tu rifiuti? – cercò gli occhi azzurro chiaro della migliore amica, portandosi poi il pezzo di pasta alle labbra e masticandolo    con gusto. – Cosa c'è che non va in te? – domandò stranita, coprendosi la bocca col palmo della mano mentre masticava e parlava.

Andrea soffiò verso l'alto il primo tiro della sua sigaretta, abbozzando un sorriso davanti a tanto stupore, chiedendosi, effettivamente, come mai non avesse aproffitato di Harry, delle mani grandi e delle spalle ampie e forti. Al solo ricordo, lo stomaco si chiuse in una morsa e lei aspirò più forte, passandosi una mano tra i capelli    biondo cenere. – È un figlio di papà, Cris. Io non frequento i figli di papà.
La castana le regalò un verso di scherno, portandosi alle labbra la    tazza di mocha, dando una generosa sorsata. – Si, i figli di papà e i ragazzi che potrebbero farti innamorare. – Sollevò un sopracciglio, alzando la voce quando Andrea tentò di obbiettare,    sporgendosi verso di lei oltre il tavolino grigio all'esterno di Starbucks. – E non sto correndo troppo. Sto solo dicendo che è il primo ad averti chiesto il nome invece di toglierti le mutande – disse tranquilla, poggiando la tazza della Mocha sul tavolino con un leggero tonfo. – E questo ti fa paura.    
Quando Andrea distolse gli occhi dai suoi, puntandoli sulla strada e    aspirando un po' più forte, Cris seppe di aver ragione.

***

Harry Styles aveva vent'anni compiuti a febbraio, una montagna di soldi sul conto corrente e almeno due macchine sportive che usava raramente.
Harry Styles aveva tutto: una casa grande, una famiglia perfetta, una sorella laureata e fidanzata con un australiano. Ragazze a palate e quell'amico vero del quale non avrebbe mai potuto fare a meno. Uno spacciatore d'erba di fiducia e due armadi pieni di vestiti che, per i soldi che aveva, erano anche sciatti.
Harry Styles avrebbe potuto avere tutto ciò che voleva, tranne la ragazza del pub, che a malapena era riuscita a parlare con lui senza insultarlo.
L'aveva osservata per quattro giorni, da quando l'aveva vista entrare al Coyote Uglycon una ragazza altrettanto bella con gli occhi azzurri come i suoi, il sorriso sul volto e i capelli castani che la accarezzavano tra le scapole.
L'aveva osservata attentamente per quattro giorni, come se potessero essere abbastanza per poter capire davvero la ragazza bionda che sorrideva poco con le labbra ma tanto con gli occhi.
Aveva osservato i fianchi magri che si muovevano a ritmo della musica, o le mani che -abili- facevano drink con la stessa facilità con la quale lui avrebbe aperto la porta del suo frigorifero. L'aveva osservata muovere la testa, lasciando che i capelli lisci potessero attirare l'attenzione di tutti i ragazzi ammassati contro al bancone.
E, mentre gli altri la guardavano, lui la capiva. La capiva e sapeva bene che lei fosse a conoscenza degli sguardi che le rivolgevano. Sguardi languidi di ragazzi che, pur di passare un paio d'ore con lei, avrebbero dato oro.
E lui la capiva. Capiva perché ostentasse sempre quel velo d'indifferenza,capiva perché provocasse senza mai arrivare al sodo.
La capiva perché lui aveva visto la voglia di evadere nei suoi occhi azzurri, aveva visto la voglia di libertà nei piccoli tatuaggi che le decoravano la bella pelle.
Harry la capiva perché, dietro le magliette corte e le Doctor Martens,c'era un cuore di ghiaccio che voleva essere scaldato.
E dal primo momento che l'aveva vista, lui aveva deciso di avvicinarsi a lei, di farla sua. Di scavare sotto quella corazza solo per soddisfare la propria malizia e la propria curiosità.
E dopo ieri, dopo che era stato abilmente rifiutato con un sorriso furbo e gli occhi che sorridevano, si era detto ancora più soddisfatto nel volerla scoprire. Neanche le ragazze come lei resistevano alle iridi verdi e alle fossette ma -diavolo- la barista senza nome l'aveva quasi snobbato.
Sorrise al ricordo, sondando l'ampia strada affollata nella quale stava camminando, sistemandosi la bandana ripiegata che tirava indietro i ricci.
Quella ragazza era stata, per ben quattro giorni, una piacevole distrazione alla voce irritante della madre che gli ricordava costantemente la cena al Country Club a fine mese. Un Country Club che l'avrebbe costretto a tener nascosto il pacchetto di Chesterfield e i tatuaggi sulla pelle dorata, ma che gli avrebbe offerto un mucchio di ragazze senza mutande che -cavolo- aspettavano solo lui. 
Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans scuri, portandosene una alle labbra e fermandosi in mezzo alla strada, incurante delle persone che gli andavano addosso, per poterla accendere col clipper rosso. Fu quando sollevò lo sguardo verde davanti a sé che vide, nei tavolini esterni dello Strabucks all'angolo, la ragazza del pub con una sigaretta tra le dita, una tazza bianca davanti e la sua amica castana seduta difronte.
Sorrise e, se solo si fosse guardato allo specchio, avrebbe potuto vedere le fossette che gli scavavano le guance o lo scintillio negli occhi verdi perché, si, quello era il cazzo di destino.
Alzò una mano nella sua direzione, agitandola per poter attirare la sua attenzione,sorridendo quando la vide sbarrare le palpebre, stringendo lasigaretta tra le dita un po' più forte.
-  Ehi! – esclamò, camminando verso di lei, sorridendo un po' di più    per il fastidio palpabile negli occhi chiari.
- Oh signore – la sentì mormorare, passandosi una mano tra i capelli    biondi mentre la castana si voltava verso di lui, inclinando la    testa e regalandogli un sorriso. – Non ci credo.    
Harry  sorrise, rivolgendo la sua attenzione alla ragazza castana,    allungando la mano non tatuata ma ricoperta di anelli verso di lei.    –Harry – si presentò.    
-  Cris – rispose, stringendogli la mano, sondandolo discretamente con gli occhi azzurri, facendo poi scivolare via la mano dalla sua stretta.   
Il ragazzo annuì, aspirando dalla sua sigaretta, osservando la bionda con la coda dell'occhio che aveva preso a fumare più rapidamente e    profondamente. – Questo è destino.  
La ragazza sollevò le sopracciglia, soffiando fuori il fumo e regalandogli un verso di scherno. – Io la chiamo sfiga. – Inclinò il capo, guardandolo solo in quel momento. – O stalking. A te la libera scelta.    
Cris scoppiò a ridere, cercando di camuffare la risata forte portandosi    la tazza di ceramica alle labbra e dando una leggera sorsata a quello che Harry sembrò cappuccino. – A me piacciono i tuoi    tatuaggi – disse con naturalezza, alludendo al braccio che riportava qualche segno d'inchiostro.    
Harry, per istinto, lo stese, avvicinando la sigaretta alla spalla della ragazza, osservandosi i tatuaggi con un mezzo sorriso, prima di riportare lo sguardo su Cris. – Grazie.    
- Il veliero è molto bello. Ha fatto tanto male? – domandò tranquilla e, per un solo istante, Harry si chiese per quale motivo, senza neanche conoscerlo davvero, si stesse comportando così.    
Le rivolse un'occhiata che tradiva l'incertezza, prima di sorriderle. –    Non tanto. Mi addormento ogni volta che mi fanno un tatuaggio. Chiamalo spirito di conversazione.    
Cris scoppiò a ridere, voltandosi poi verso la bionda che ancora fumava,    ostentando una noia e un fastidio esagerati. – Sono belli, non è vero, Ands? – domandò.    
Harry notò gli occhi azzurri della ragazza spalancarsi di colpo mentre il    suo stomaco si contorceva in una morsa di leggera soddisfazione per    quanto, comunque, non fosse ancora a conoscenza del nome completo della ragazza. Fece silenziosamente i complimenti a Cris che, con    discrezione, aveva aiutato lui senza tradire la sua amica.    
- Una meraviglia – mormorò la bionda, regalando un'occhiata fulminante ad entrambi i ragazzi.    
- Sai che la tua amica non mi ha neanche detto il suo nome? – disse a quel punto Harry, mettendo su un sorriso che avrebbe potuto eguagliare quello di un bambino capriccioso.    
La castana scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro, facendo saettare lo sguardo da lui alla ragazza bionda seduta davanti a lei.  – La cosa sarà più divertente di quanto avessi immaginato, allora.

***

Cris si sistemò la camicetta azzurra e smanicata dentro la gonna color panna, afferrando il telefono scassato da sopra al letto ben fatto, raggiungendo Andrea in cucina. Aveva eliminato i tacchi solo per quella sera e solo perché Andrea l'aveva minacciata di spezzarglieli tutti se, ancora una volta, l'avesse fatta sembrare più bassa di quanto già non fosse.
E anche uscire senza tacchi era stato abbastanza per poter far sparire l'euforia da quegli occhi azzurri, o per far smettere le dita di muoversi così nervosamente mentre camminavano, raggiungendo velocemente Times Square illuminata dai mega-schermi e dai bar ancora aperti. Aveva visto gli occhi che saettavano da una parte all'altra della strada mentre camminavano, e il sorriso che si spegneva sempre un po' quando le pupille non trovavano ciò che volevano davvero.
Sapeva che Cris voleva nuovamente vedere quel Zayn. Quello stesso ragazzo che aveva aiutato quando era in difficoltà per la droga. Così come sapeva bene che, senza esitare, si era rituffata in un mondo che aveva sempre sperato di lasciarsi alle spalle. E l'aveva fatto con una naturalezza che aveva spaventato Andrea più di quanto si sarebbe aspettata.
Cris le aveva raccontato di Zayn il secondo stesso che si erano ritrovate nel corridoio davanti alla porta, pronte per uscire ed andare a fare colazione, prima che, sedute allo Starbucks di Grace, potessero vedere quell'Harry.
E quello stesso sorriso, quello stesso sorriso che le piaceva tanto mentre le raccontava quello che aveva fatto, l'avventura che aveva vissuto, le aveva fatto più paura di ogni altra cosa. Perché, per quanto Cris ci provasse, per quanto Cris provasse ad allontanarsi dal suo passato, vestendosi bene e toccando l'alcool solo se necessario, quello tornava a perseguitarla, a chiuderla tra le sue tenaglie, senza nessuna intenzione di lasciarla scappare via.
-  Andy, il Washington Square Park! – esclamò a quel punto Cris,    stringendole il braccio con la mano destra e indicando, con la mano    sinistra, al fontana illuminata al centro della piazza, davanti a un Arco di Trionfo newyorkese che già brillava. Forse, anche un po' di luce propria.
Andrea si tolse il pacchetto si sigarette dalla tasca posteriore degli skinny jeans, fermandosi lì davanti con l'accendino stretto nella mano destra, solo per poter ammirare un po' meglio la bellezza di fronte a sé, ignorando le persone che la spintonavano o che    imprecavano perché erano ferme al centro del marciapiede.    
New York, illuminata dai raggi del sole, era bellissima, ma la notte sembrava brillare di una luce tutta sua e -forse- fu quella consapevolezza a toglierle il fiato.    
-  Sono megalomani – disse alla fine, dopo aver passato l'Arco di Trionfo, fermandosi al centro della pizza circolare dominata dall'enorme fontana illuminata.    
Cris scoppiò a ridere, gettando indietro la testa, intrecciando le dita della mano destra alla propria -sinistra- trascinandola verso il    bordo della fontana per potersi sedere. – Però è bellissima –  disse comunque, piegando una gamba sotto al sedere, sporgendosi verso l'acqua per poterla sfiorare con i polpastrelli.    
-    Certo che è bellissima, bambina. Ma sono comunque un po' megalomani – concluse Andrea, sedendosi a gambe incrociate accanto a lei, aspirando dalla Marlboro e osservando la moltitudine di gente che camminava davanti a lei.    
Cris inclinò il capo, tornando a raddrizzare la schiena e voltandosi    verso la migliore amica. – C'è da ammetterlo – approvò con un sorriso, riportando poi lo sguardo sulle persone che popolavano la piazza, stringendosi l'orlo della gonna tra le dita affusolate.    
-    Bam..    
-   Bambolina!    
E Andrea si voltò di scatto al suono della voce di Liam Payne che, a    qualche metro da lei, si era fermato con un sorriso sul volto barbato, andando addosso a una ragazza che, dopo averlo maledetto in    spagnolo, era andata oltre.    
La bionda si aprì in un sorriso, alzandosi dal marmo e sollevandosi    sulla punta delle Doctor Martens non appena il ragazzo le porse la    guancia perché potesse dargli un bacio. – Capo – lo canzonò, voltandosi poi verso Cris che, con un sorriso, era ancora seduta sul    marmo tiepido della fontana. – Conosci la mia migliore amica Cris?    – domandò e il biondo sorrise, chinandosi su di lei per poterle    lasciare un bacio sulla guancia. – Sei da solo? – chiese,    notando solo in quel momento che nessuno aveva seguito il ragazzo    quando si era avvicinato per salutarla.    
Liam scosse la testa con un sorriso, passandosi una mano tra i capelli. –    Sono con il mio migliore amico ma si è allontanato un attimo per    comprare le sigarette – disse con una smorfia. – Allison è a    una cena con i genitori, quindi per stasera è lui la mia ragazza.    
Cris scoppiò a ridere e Andrea si limitò a un sorriso che le stese le labbra ma che le illuminò gli occhi. – Per me Allison è una  bugia. La nomini ma non l'hai mai fatta vedere.    
Liam sollevò un sopracciglio, indicandosi poi il collo dove, fiero, si    vedeva un bel succhiotto rossastro. – Si, questo me l'ha fatto mia nonna.    
Andrea roteò gli occhi al cielo, sorridendo a labbra chiuse. – Che    eleganza – borbottò, prendendolo in giro e Liam rise, lanciandosi    un'occhiata alle spalle e voltandosi di scatto, sollevando un braccio.   
- Ehi, Zayn.    
- Che cosa?!    
Era tutta la sera che Cris lo cercava. Lo cercava tra il trilione di abitanti di New York, tra il trilione di sguardi che avevano incrociato il proprio, senza mai soddisfarla. Cris l'aveva cercato    dappertutto, mossa da un istinto che non riusciva a spiegarsi e -diavolo- quando lo vide, con una sigaretta tra le dita e la    canottiera chiara che lasciava vedere i tatuaggi, le sembrò di morire.    
L'aveva visto solo il giorno prima. L'aveva baciato per poterlo portare via    da una situazione assolutamente scomoda e non aveva idea del perché,    in quel momento, quando le iridi ambrate incontrarono le proprie, lo    stomaco prese a farle così male.    
Quante possibilità c'erano che il ragazzo che aveva aiutato il giorno    prima, fosse il migliore amico del capo della sua migliore amica?    
Zayn non le tolse lo sguardo di dosso neanche per un istante mentre    camminava lentamente verso di loro come se avesse tutto il tempo del mondo, senza preoccuparsi delle persone attorno a lui mentre, con le palpebre leggermente assottigliate, continuava a fissarla.    
E Cris, ancora una volta, si chiese come facesse ad essere così sbagliato e così bello allo stesso tempo.    
Vide Liam, con la coda dell'occhio, voltarsi verso Andrea. – Lui è il mio migliore amico – disse con un sorriso e quando la castana sentì gli occhi della bionda su di lei, decise volutamente di    ignorarli.    
Non poteva reggere anche il suo sguardo quando era così impegnata a    sostenere quello di Zayn.    
Solo quando il moro arrivò accanto a Liam, spostò lo sguardo da lei,    portandolo su Andrea. Cris seguì attentamente la presentazione    spiccia, fatta di cenni col capo e dita che stringevano la sigaretta un po' più forte. Bastò un guizzo nella mano di Andrea per farle capire che, no, non approvava per nulla perché Zayn sprizzava guai da ogni poro della sua pelle e lei, dai  guai, c'era fuggita da    neanche una settimana.    
Si alzò dal bordo della fontana per istinto, affiancando la migliore amica e allungando la mano destra verso il corpo di Zayn. Osservò le braccia tatuate, scoperte dalle maniche della camicia a quadri arrotolata fin sopra al gomito, soffermandosi sul petto per poi    finire alle labbra carnose che -cavolo- ricordava bene, e agli occhi ambrati che la fissavano senza inibizioni.    
- Cris – si presentò, domandandosi l'attimo dopo, per quale motivo stesse cercando di salvare le apparenze davanti a Liam.    
Zayn passò la sigaretta dalla mano destra a quella sinistra, allungando    poi le dita tatuate verso le proprie. Cris sussultò a contatto con il palmo caldo, continuando a fissare gli occhi di Zayn solo perché, e se ne rese conto solo dopo, non era affatto capace di distogliere lo sguardo da lui. – Zayn – rispose, continuando a stringerle    saldamente la mano senza farle del male.    
E Cris si chiese per quale motivo non potesse smetterla di guardarla così intensamente, così intensamente da consumarla. Così intensamente da farla sentire nuda, bel lungi dal limitarsi ai    vestiti. E lui era così bello e così enigmatico. Così pericoloso e misterioso, che lei non poteva non essere attratta da lui, considerando poi il fatto che quello che aveva fatto per lui solo il giorno prima, doveva significare qualcosa in qualche modo. Almeno, lo significava per lei.    
Perché aveva rischiato tanto e lui la guardava così intensamente che, no,    non poteva essere un sentimento unidirezionale.    
- La consumi – sibilò Andrea a quel punto, attirando l'attenzione di    entrambi e spingendo Cris a far scivolare velocemente la mano via da    quella di Zayn che, con una naturalezza che lei non riuscì ad ostentare, tornò a stringere il filtro della sigaretta, aspirando.    
Cris esalò un respiro, sussultando quando lei batté le mani, attirando    l'attenzione di tutti. – Che ne dite di un frappé?    
La  castana aprì la bocca per rispondere, un attimo prima che un    bambino con una pistola ad acqua sotto braccio, la urtasse mentre correva sul bordo della fontana, facendola cadere in avanti mentre si voltava per poter sparare all'amico dietro di lui. Cris gridò, un attimo prima che due mani forti potessero stringersi sui suoi    avambracci, bloccandola a un centimetro dal petto magro coperto    dalla canottiera bianca.    
Per un solo istante, gli occhi azzurri di Cris si soffermarono sulle ali stilizzate sulla pelle caramellata di Zayn, prima che un paio di labbra che sapevano di fumo potessero sfiorarle l'orecchio. –    Bambina – mormorò e lei, per un momento, si ritrovò ad affrontare i brividi che le cosparsero la pelle, prima che Andrea potesse metterle una mano sulla schiena.    
- Andiamo?    
Ovviamente, non approvava per nulla.    
Avevano preso un frappé in un chiosco lì vicino che, però, offriva pochi tavoli per tutte le persone che avevano deciso di fare una passeggiata per New York a quell'ora della notte. E, andava bene    così perché, solo con quella scusa, Cris poteva camminare accanto a Zayn, respirando quello che, e ormai l'aveva deciso, era un profumo solo suo.
Non avevano parlato. Piuttosto, avevano lasciato che Andrea e Liam lo    facessero per loro due, riempiendo i silenzi con battute e aneddoti ai quali non stavano davvero prestando attenzione. Forse perché sfiorarsi era diventato più importante. Forse perché guardarsi di sottecchi, come se nessuno dei due fosse davvero a conoscenza    degli occhi dell'altra, era più interessante.    
Avevano anche sorriso davanti a qualche battuta solo per mantenere le    apparenze, come da tacito accordo. Li avevano ascoltati parlare per poco, come se fosse davvero necessario riempire un silenzio che,    forse per la prima volta alle orecchie di Cris, non risultava affatto fastidioso.    
Zayn era innegabilmente bello. Interessante per quanto non parlasse, e    lei era curiosa di sentire, almeno per una volta, il suono della sua risata. Non si fidava e le faceva un po' paura perché, e quello l'aveva capito, la sua persona incarnava tutti gli stereotipi di    modello XY che aveva passato la vita ad evitare. Ma Zayn l'attirava. Zayn era la calamita che l'aveva spinta ad avvicinarsi a lui il giorno prima, abbracciando l'adrenalina che scorreva forte nelle vene, facendole battere forte il cuore.    
Zayn era veleno ed antidoto.    
Zayn era paura e protezione e, per quel motivo, quando le sfiorò il polso con le dita calde, chinandosi su di lei per chiederle di allontanarsi, Cris non esitò a dire di sì. Non riuscì a farlo quando quegli occhi ambrati si immersero, si persero nei suoi, inghiottendola, assorbendola come se fossero nati per farlo.    
Erano quegli occhi che, più delle labbra e più delle dita che la sfioravano, l'avevano spinta a dire sì, ad accettare la proposta di allontanarsi con una scusa, ad abbracciare il pericolo e    l'ignoto, come se si potesse permettere di viverne ancora un po'.    
E l'aveva fatto perché, se Zayn l'avesse voluta portare lontano dagli altri solo per baciarla, a lei sarebbe andato bene. Se Zayn l'avesse voluta portare lontano dagli altri solo per regalarle un sorriso o    una risata, a Cris sarebbe andato bene perché era quello che gli occhi ambrati erano riusciti a fare su di lei.    
- Liam, noi ci allontaniamo per un attimo – disse il moro, chinando il capo e schermando la fiamma dell'accendino mentre dava fuoco alla sigaretta.    
Il biondo corrugò al fronte e Andrea inclinò il capo, cercando gli    occhi azzurri di Cris come se, con un solo sguardo, sarebbe potuto essere in grado di farle cambiare idea.    
- Ci abbandonate? – scherzò il biondo, fulminando con lo sguardo un    ragazzo che gli urtò la spalla.    
Zayn sollevò le sopracciglia scure e Cris sorrise verso Andrea, annuendo un paio di volte.    
Non aveva idea di cosa avrebbero fatto, ma andava bene.    
Era con Zayn. E se Liam si fidava di lui, perché non avrebbe dovuto farlo lei?    
- Siete noiosi – disse il ragazzo senza sorridere, soffiando fuori il fumo della sigaretta verso l'alto.    
Liam guardò Cris e poi sorrise. – Zayn è una brava persona anche se non sembra. – Scherzò, alleggerendole un po' il petto. – Ti puoi fidare. Ci vediamo alle undici a Times Square, va bene? Tu le fai visitare un po' la città? – domandò, guardando Zayn tanto    intensamente che, per un solo istante, Cris si chiese come avesse fatto a non vacillare.    
- Si – si limitò a rispondere e, forse fu solo una sua impressione, ma le sembrò che scuotesse la testa mentre la salutava e si voltava, riprendendo a camminare assieme ad una reticente Andrea che, anche mentre Liam la trascinava con lui, non smise un secondo di guardarla.    
Zayn le sfiorò il polso ancora una volta e lei sussultò, portando gli occhi nei suoi, mandando a monte tutte le domande che, mentre aveva osservato le iridi chiare di Andrea, le avevano affollato la testa.    
- Andiamo? – le domandò e Cris corrugò la fronte, annuendo un paio    di volte.    
Se le avesse voluto fare del male, l'avrebbe fatto la sera prima, quando erano in macchina da soli o, direttamente, quando si era    avvicinata a lui nella speranza di aiutarlo con quel Marcus.    
Zayn non voleva farle del male. Zayn voleva solo stare solo con lei e quella consapevolezza la fece sorridere mentre si incamminavano nuovamente verso il Washington Square, attenti a non perdersi in mezzo a tutte le persone che, stringendo coni gelato, sigarette e    borse, camminavano dalla parte opposta alla loro.    
- Dove mi porti? – domandò Cris con un mezzo sorriso, osservando gli stand di dolci e i pub ancora aperti sulla via.    
Osservò il profilo di Zayn nella speranza che potesse darle anche la più    piccola delle risposte, anche il minimo degli indizi mentre camminavano, svoltando poi in una via secondaria, più stretta e meno affollata.    
- Zayn – ripeté con più decisione, lanciando un'occhiata alle sue spalle solo per poter guardare la strada più illuminata che avevano appena abbandonato.    
Cosa stava succedendo?    
Stupida. Stupida. Stupida.    
Incespicò per un secondo sulle All Star e Zayn chiuse le dita attorno al suo    braccio, fermandosi davanti a lei. – Zayn, dove diavolo stiamo andando? – domandò, cercando i suoi occhi nella penombra di quella strada, storcendo il naso non appena respirò quello che    somigliava tanto ad odore di pipì, vomito e spazzatura.    
Sentì Zayn prendere un respiro profondo e le dita, prima chiuse attorno al suo avambraccio, aprirsi lentamente, lasciando che una fitta gelida potesse colpirle la porzione di pelle che lui aveva toccato fino a quel momento.    
Vide la cenere dalla sigaretta illuminarsi mentre lui aspirava    profondamente e Cris corrugò la fronte, chiedendosi per quale motivo, nonostante tutto, non se ne fosse ancora andata.    
Zayn esitò a parlare, come se fosse in conflitto con sé stesso, come se stesse ancora decidendo quale fosse la cosa giusta da dire. Come se stesse valutando se fidarsi o no della ragazza che, solo la sera prima, gli aveva salvato la pelle con naturalezza, senza chiedergli niente in cambio se non un passaggio a casa.    
- Ho bisogno di una mano – parlò a quel punto, soffiando il fumo verso    l'alto perché non le andasse in faccia.    
Cris indietreggiò di un solo passo, lasciando cadere le braccia prima    intrecciate sul petto, lungo i suoi fianchi. Sapeva di quale aiuto Zayn stesse parlando e lei, povera stupida, come aveva potuto credere che quel ragazzo l'avesse portata via da Andrea e Liam per poterla baciare. Come se, alla fin fine, un ragazzo come lui si    limitasse davvero a baciare qualcuno e basta.    
Come aveva potuto anche solo immaginare che, non appena l'avesse vista,  non l'avrebbe usata. E quello che le fece del male, quello che la spinse ad insultarsi in tutte le lingue del mondo fu la consapevolezza che, se stava nuovamente seguendo Zayn verso un    luogo che pullulava sicuramente di droga e prostitute, era interamente, completamente e totalmente per colpa sua.  
Zayn non le disse nulla mentre si avvicinavano sempre di più a quello che aveva tutta l'aria di essere un locale abusivo, ma si limitò ad avvolgerle un braccio attorno ai fianchi magri non appena tre ragazzi fermi a fumare contro le porte in metallo aperte, la squadrarono per intero, ghignando.
-    Malik si è fidanzato? – domandò uno, aspirando forte da quella che, non appena si avvicinarono, Cris scoprì non fosse solo una sigaretta.
La musica troppo alta e l'odore di fumo le fecero storcere il naso e si strinse in un po' di più a Zayn quando il ragazzo che fumava erba mosse un passo verso di lei.    
- Vai a farti fottere – sibilò il moro, dandogli un colpo alla spalla e spingendolo verso le tende in plastica dell'entrata, stringendo Cris un po' più forte mentre camminavano accanto al    corpo steso a terra, per metà fuori e per metà dentro al locale.    
La castana gli strinse la canottiera nel pugno, storcendo il naso davanti all'odore di fumo, erba, alcool e sudore che le invase prepotentemente le narici. L'aria pareva quasi rarefatta mentre    camminavano lungo quel posto orrendo, ignorando i fischi di    apprezzamento e i versi di scherno.    
Non poteva crederci.    
Non poteva davvero crederci.    
Era stata realmente così stupida da pensare che le persone come Zayn    potessero essere buone? Era stata realmente così ingenua da pensare    che persino le persone come lui potessero avere a cuore qualcun altro al di fuori di loro stessi?    
Girò di scatto il volto verso il ragazzo non appena un tizio, palesemente    sballato, si avvicinò a lei, mostrandole un sorriso marcio e porgendole un bicchiere rosso pieno di chissà che cosa.    
Zayn se la tirò davanti al petto, facendola barcollare mentre    continuavano a camminare verso l'altra parete del locale che -cavolo- sembrava troppo lontana. Cris osservò i ragazzi che, attorno ai tavoli, stringevano le banconote arrotolate, chinandosi    sulla striscia bianca perfettamente stesa sul tavolo lercio.    
Li guardò aspirare e poi sollevare nuovamente la schiena, chiudendo gli occhi e ridendo, muovendosi a ritmo della musica, alzandosi poco dopo per poter andare al centro della pista a ballare.    
Cris osservò una ragazza poco più grande di lei stretta in un vestito nero troppo aderente. Vide la testa penzolare su una spalla e la mano grande di un tizio infilarsi tra le sue gambe mentre lei, strafatta, le apriva sui cuscini sporchi del divano.
Represse un conato di vomito a quella scena, spostandosi ancora di più verso    Zayn quando una mano le toccò una coscia.    
Zayn fece correre il braccio dai suoi fianchi alle sue spalle, voltandosi per poter fronteggiare il ragazzo biondo che l'aveva toccata.    
- Malik! – esclamò, infilando una mano nella tasca anteriore dei    jeans logori, estraendone un paio di pillole che si portò alle labbra l'attimo dopo. Buttò la testa all'indietro mentre ingoiava,    rubando un drink dalle mani di un tizio che stramazzò a terra l'attimo dopo, con un tonfo che Cris non sentì per la musica troppo alta. – Una nuova puttana! – disse allegro, con le pupille più    dilatate e il sorriso più euforico.
- Marcus è lì? – lo ignorò, alludendo alla porta scura che esibiva un divieto d'accesso in cima, accanto alla console del dj.    
Il ragazzo rise, annuendo un paio di volte, fissando insistentemente Cris, come se volesse consumarla. – Mi fai fare un giro più tardi? – domandò, con una naturalezza così sbagliata che la    castana corrugò la fronte, scioccata.    
Zayn si strinse Cris al petto un po' più forte e lei gli strinse la canottiera tra le dita, seppellendo la testa nel suo petto perché  -cavolo- non ce la faceva più a guardare. – Ci sei? – le domandò all'orecchio, sfiorandole la pelle con le labbra, accarezzandole la schiena con la mano calda.      
Lei c'era cresciuta in posti del genere. Certo che c'era.    
E fu quella consapevolezza che, mentre si voltava, affiancandolo nuovamente, la fece incespicare sui suoi stessi piedi, rischiando di cadere sul pavimento sporco.    
- Allora, Zayn, non me lo fai fare un giro? – gridò il ragazzo ancora una volta, un attimo prima che Zayn potesse raggiungere la porta in metallo, tirando forte la maniglia verso di sé.    
Cris strinse gli occhi per la luce troppo forte, ben diversa rispetto a quelle soffuse alle quali aveva fatto l'abitudine l'attimo prima. Quello che aveva davanti era un evidente ufficio privato che, si, esibiva un odore di fumo ed erba talmente forte che, per un attimo, prese in considerazione l'idea di poter essere sballata senza aver fumato, ma che precluse quello spazio al silenzio totale non appena la porta in metallo si chiuse alle loro spalle.
Dietro a una scrivania di legno importante, nascosto da una leggera coltre di fumo, c'era il ragazzo con il sopracciglio tagliato che Cris aveva conosciuto il giorno prima, Marcus, in compagnia di una ragazza che, no, non poteva avere le pupille così normalmente dilatate.    
–    Jawaad e la sua nuova conquista – esordì allegro Marcus, accarezzando la coscia scoperta della ragazza mora con i capelli corti e lisci che aveva accanto.
Cris trattenne una smorfia quando la mano smaltata della ragazza si posò    sul cavallo dei pantaloni, stringendo visibilmente e strappandogli un    gemito.    
Zayn rimase impassibile, roteando però le dita sul fianco di Cris che, solo per istinto, gli posò una mano sul petto, corrugando la fronte quando sentì i muscoli del ragazzo stendersi sotto al suo tocco.    
- Spero che tu abbia i miei soldi con te – disse Marcus, accarezzando il collo della ragazza sotto i capelli castani.    
Cris strinse la maglietta chiara di Zayn nel pugno prima di rilassare la presa e tornare ad aprire il palmo sul suo petto.    
-  Sono qui per dirti che non ho i tuoi soldi. – Quando Marcus smise di accarezzare il collo della ragazza, i muscoli di Zayn si irrigidirono e la presa sul fianco di Cris si fece ancora più forte nonostante lei stesse continuando a roteare impercettibilmente le dita contro di lui. – Ancora – aggiunse, continuando a    muovere le dita sul fiato di Cris con più insistenza, tradendo solo in quel momento il suo nervosismo. – Ma per il prossimo fine settimana avrai i tuoi trecento dollari – disse con voce ferma.     Il sorriso inquietante di Marcus si aprì nuovamente, facendo brillare gli occhi scuri e dilatati.    
Scostò la sedia dal tavolo e la ragazza accanto a lui protestò con un sorriso eccitato, tentando nuovamente di tirarlo a sé mentre lui camminava, arrivando a soli due passi da Zayn e Cris. – Se non avrò i miei soldi entro la fine della prossima settimana, –    cominciò, spostando poi lo sguardo su Cris per qualche attimo, prima di riportarlo sul moro. – La tua ragazza rimarrà single – sollevò gli occhi al cielo per un istante, come se stesse prendendo in considerazione svariate opzioni. – O, solamente con un partner malconcio a seconda di come mi sveglio. – Sorrise, esibendo una serie di denti marci e giallastri. – Sei fortunato che rispetti le donne così tanto –    mormorò, allungando un braccio verso il volto di Cris, lentamente. Fu questione di attimi e prima che le sue dita potessero toccarla, Zayn si spostò davanti a lei, spingendosela dietro alla schiena e intrecciando le dita alle proprie, tenendola vicino a sé ma    proteggendola alla vista di Marcus.     La castana chiuse gli occhi, bagnandosi le labbra secche, ignorando il cuore che batteva troppo forte per l'adrenalina e la paura che la fecero fremere per un solo istante.    
Come aveva fatto ad essere così stupida?    
Come aveva fatto a mancarsi di rispetto in questo modo? Come aveva fatto    a mancare di rispetto alla promessa che si era fatta, con così tanta facilità, solo per seguire l'istinto di aiutare un idiota che, comunque, la stava solo usando e teneva le dita intrecciate alle sue solo per mantenere le apparenze e un po' di etica morale.    
Sentì Marcus ridere e poi il palmo ruvido posarsi sulla guancia di Zayn. –    Niente scherzi, amico mio. Perché avrai anche una ragazza, ma questo non ti libera dai debiti.    
Zayn annuì una sola volta prima di voltarsi verso Cris, mettendole le    mani sui fianchi e spingendola in avanti, verso la sala.    
La ragazza spinse la porta in avanti, ripiombando nel caos del locale,    lanciandosi un'occhiata alle spalle solo per vedere Marcus che, con un sorriso euforico, si infilava tra le gambe aperte della ragazza seduta sulla scrivania.    
- No – disse Zayn, spingendola in avanti, tirando poi la porta per    poterla chiudere con un tonfo che venne coperto dal volume della    musica scadente e troppo alta.    
Qualcuno gridò nella loro direzione mentre camminavano per uscire, altri    alzarono drink e altri ancora fischiarono al passaggio di Cris prima    che potessero finalmente lasciare il locale, scostando le tende in plastica ed affiancando il ragazzo ancora steso a terra che aveva spinto Zayn, e i due amici che fumavano erba e bevevano birra.    
Il  ragazzo continuò a tenere Cris ben stretta a sé fino a che la musica del locale non divenne solo un lontano sottofondo, senza opporre resistenza quando lei si allontanò da lui di scatto,    stringendo i pugni così forte che le unghie le segnarono i palmi.    
- Bambina, io..    
Cris chiuse gli occhi, respirando profondamente e scuotendo la testa. –    Non è colpa tua, ma mia. Per cui, vedi di tenerti per te qualsiasi stronzata stia per uscire dalla tua bocca, chiaro? – rise, passandosi una mano tra i capelli castani. – Non ho neanche idea    di come ho fatto ad essere così schifosamente stupida. Non solo ieri ti ho aiutato, ma oggi ti ho anche seguito pensando a tutto, meno che volessi portarmi in un posto del genere. – Rise    amaramente, sbattendo le palpebre un paio di volte per scacciare le lacrime. Zayn l'aveva messa in un pasticcio enorme e lei era decisa a chiudere da quello stesso istante qualcosa che, per fortuna, non era ancora incominciato. – Ma non è colpa tua, è colpa mia.    Perché mi sono fidata di te nonostante sapessi benissimo che sei esattamente come tutti gli altri: una grandissima, enorme testa di cazzo.    
Gli diede le spalle prima che potesse vederla piangere, correndo lungo la via che odorava di pipì, vomito e spazzatura, prendendo un respiro quando i lampioni del Greenwich Village le bruciarono gli occhi lucidi, nuovamente abituati al buio.    
Zayn l'aveva messa in un pasticcio enorme solo per potersi salvare la    pelle.
Solo per poter ottenere più tempo, l'aveva portata in quello schifo, l'aveva mostrata a quelle persone che si augurava fossero troppo ubriache e sballate per ricordarsi del suo viso.    
Si asciugò le lacrime che le avevano rigato le guance, ritoccandosi poi gli angoli degli occhi nella speranza che il trucco non fosse sbavato troppo.    
Era arrabbiata, spaventata e arrabbiata di nuovo e l'unica cosa che voleva fare era tornare a casa da Andrea.

***

- Ben tornata, bambina. – La accolse la bionda l'attimo dopo che lei ebbe suonato il campanello, con i capelli arruffati e il trucco sbavato.
Aveva detto ad Andrea di tornare direttamente a casa, di non aspettarla a Times Square perché, no, non era tranquilla abbastanza per poterla guardare negli occhi senza che avesse una crisi di nervi.
Non c'era bisogno che chiedesse come fosse andata la serata, la sua faccia e l'odore di fumo ed erba che non era uscito nonostante avesse camminato dal Greenwich a lì, suggerivano moltissimo e, comunque, l'evidenza che Cris fosse davanti a lei, illesa, era    assolutamente abbastanza.    
- Ti  ho versato un po' di thé freddo. È gia sul tavolo – le disse e la castana sorrise, lasciandole un bacio sulla guancia mentre entrava in casa, stringendo nella mano destra un sacchetto di carta marrone.    
- Io ti ho comprato il gelato.    
Andrea chiuse la porta alle spalle della migliore amica, camminando poi    verso il divano bordeaux e saltando la spalliera per poter atterrare sui cuscini. – Va bene, dai. Se anche stanotte andiamo a dormire all'alba non sarà un problema. Domani è domenica, infondo

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