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Parte 2

Per godersi appieno quella realtà, accelerarono il passo. Quanto stavano vivendo non aveva prezzo.

Presto si ritrovarono nel trambusto della vita comunitaria. La curiosità li stimolò a scrutarsi intorno. Indugiando per le strade, scoprirono un mondo del tutto nuovo. Furono sorpresi dall'architettura delle case, dalla conformazione delle vie e dal brulicare della vita.

James inquadrò la situazione. «Abbiamo bisogno di qualche ora di riposo. Poi credo che le idee ci si schiariranno. Tutto ciò che stiamo vivendo è sbalorditivo.»

Il compagno annuì. «Hai ragione. Non è semplice reggere il peso di quanto ci è capitato oggi.»

Essendo ormai tarda sera, si preoccuparono di trovare un alloggio per la notte. Sapevano che in quell'epoca non esistevano degli alberghi, ma, piuttosto, delle poco raccomandabili locande. Gli stranieri alloggiavano presso un abitante del luogo che offrisse ospitalità. Chiedendo ai passanti, non faticarono a trovare una sistemazione. Si offrì di ospitarli Markos, un ex cavaliere macedone. Questi non fece troppe domande, ma capì all'istante che stava accogliendo nella sua casa degli uomini facoltosi. Glielo diceva il suo infallibile istinto. Già si chiedeva quali ricchezze avessero con sé.

Aiutati da una lucerna, i prescelti si ritirarono nella loro stanza, che era arredata in maniera semplice. Disponeva di due letti con cinghie di cuoio a fare da molleggio e delle pelli al posto del materasso. Non vi erano lenzuola, ma non mancavano coperte e guanciali. In un angolo si trovava un tavolinetto con una consunta sedia in legno. Di fronte all'ingresso troneggiava una cassapanca.

Entrambi disfecero i propri bagagli, poi Patrick volle descrivere il suo stato d'animo in un diario:

Atene, 25 marzo 335 a.C.

Ci siamo. Non posso fare a meno di pensare che, sotto questo stesso cielo, vivono degli uomini così straordinari da lasciare nei secoli il ricordo di sé. Penso in particolare ad Aristotele che probabilmente, in questo stesso istante, si sta ingegnando nei suoi studi. Quale onore ci attende quando varcheremo la soglia del Peripato, culla della sapienza greca! Chissà se saremo all'altezza del compito che il destino ci ha assegnato. D'altra parte, io, in quanto medico, e James, in qualità di ufficiale dell'esercito, non siamo degli sprovveduti. E, avendo entrambi trent'anni, disponiamo di tutta una vita per realizzare qualcosa d'importante.

Poco fa mi sono soffermato a contemplare la volta celeste. In qualsiasi periodo storico suscita le stesse emozioni. Mi chiedo cosa si nasconda oltre quell'apparenza d'infinito. E poi c'è la luna. Essa, più grande e luminosa del solito, pare accarezzare chiunque la osservi.

Per strada un ragazzino mal vestito mi ha sorriso, e d'un tratto ho avvertito su di me l'immane responsabilità della missione. Davvero io e James saremo in grado di alleviare le sofferenze dell'umanità? Quale sarà il nostro destino? Al di fuori di queste mura ognuno ignora quanto di straordinario è accaduto. La fiammella della lucerna sta venendo meno...

In quegli istanti, in una stanza attigua, Markos s'interrogava sui suoi ospiti.

Egli si era congedato di recente dall'esercito macedone e, all'epoca, viveva di espedienti ad Atene. La sua più grande dote era l'astuzia. Osservando i due stranieri, aveva intuito che erano fuori luogo nel contesto in cui si trovavano. Per questo volle investigare sul loro conto. Mentre discutevano, si accostò alla porta della loro stanza per origliare.

Ciò che udì lo lasciò esterrefatto. Parlavano di una missione e di un viaggio nel tempo.

A cosa alludevano?

Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una risposta. Aveva bisogno di tempo per mettere a fuoco quella realtà. Tuttavia si convinse di essersi imbattuto in qualcosa degno di considerazione.

Nel cuore della notte, i prescelti si sdraiarono sui loro letti. James si addormentò subito. L'addestramento militare lo aveva reso capace di far fronte alle proprie paure. Viceversa, l'ansia opprimeva Patrick. Lo tempestavano mille pensieri. Si chiedeva a quali pericoli, di lì a breve, sarebbe andato incontro. Sapeva che la sua vita era appesa a un filo. In contesti come quello erano frequenti le aggressioni per strada o i rapimenti. Inoltre vi era il rischio di contrarre una grave infezione per la scarsa igiene e le epidemie. E, in assenza di cure, la morte era inevitabile. Poi vi era il pericolo rappresentato dalle zanzare che potevano trasmettere la malaria. L'imprevedibilità del destino fece emergere dei timori fino ad allora latenti.

Dopo qualche ora la stanchezza ebbe il sopravvento e anche Patrick si addormentò.

Markos invece trascorse la notte a riflettere. Non riusciva a chiudere occhio. Verso l'alba trasse le conclusioni: "Non capisco come sia possibile compiere un viaggio temporale. Forse costoro sono semplicemente dei folli. In ogni caso non mi interessa stabilire se sia realeciò che hanno affermato. Piuttosto mi chiedo quale fortuna si portino dietro. Devo assolutamente impadronirmi dei loro beni. Sono pronto a sgozzarli con le mie mani, pur di ottenere ciò che desidero. Non sarebbe la prima volta che mi imbratto di sangue innocente. Ho sprecato la mia giovinezza combattendo alservizio del re Filippo, e cosa ho ottenuto? Vivo nell'indigenza senza alcuna speranza di riscatto. Non ho voglia di lavorare per mantenermi. Ormai ho quasi esaurito le mie risorse, perciò devo inventarmi qualcosa."

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