Capitolo 9.
Questa mattina mi sono alzata presto.
Volevo scappare, inizialmente.
Dove non lo so nemmeno io, volevo solo andare via e mettere fine a tutto questo dolore.
Sospiro, invece, portando le mie gambe al petto e circondandole con le braccia.
L'unico posto dove sono riuscita ad andare è stata la spiaggia, davanti a casa mia.
Il rumore del mare mi rilassa enormemente, tant'è che chiudo gli occhi e mi faccio cullare da tanta delicatezza.
Siamo solo io e il mare, come è sempre stato, finché tutto questo caos non è accaduto.
Se ripenso a quello che è successo in questi ultimi giorni, mi sembra quasi di vivere in un thriller.
Thriller sì, perché qui di positivo è roseo non c'è proprio nulla.
Il Team Plasma sta per cambiare l'intero equilibrio terrestre e io sono qui, inerme ed inutile, ad aspettare i prossimi ordini, quando vorrei solo andare là e dirgliene quattro.
Anche se so già che, se lo facessi, non avrei la forza neanche per colpire uno Spinarak.
Se Ghecis è veramente tornato a piede libero, c'è poco da scherzare.
È solo che non riesco a starmene con le mani in mano.
Soprattutto, non dopo quello che Iris mi ha detto.
"Non sei degna di essere l'eroe."
Subito ne sono rimasta ferita, ma poi il dolore ha lasciato posto alla rabbia, che conservo tuttora.
Prendo un sasso, allungandomi leggermente alla mia destra e me lo giro tra le mani.
"Come si permette di dirmi quelle cose?! Dopo tutto quello che ho passato e che ho fatto per Unima!" urlo infuriata, alzandomi in piedi e tirando con tutta la mia forza il sasso in acqua.
Sento il cuore martellarmi nel petto e le guance scaldarsi dalla rabbia.
Io ho affrontato il Team Plasma da sola, con l'aiuto dei miei pokemon e del drago leggendario, non lei.
Torno a sedermi sulla sabbia, mentre mi prendo la testa fra le mani.
Che sia proprio questo il motivo della sua collera?
Sono stata io a risvegliare Reshiram.
Forse Iris voleva essere l'eroina.
Non per niente viene chiamata da tutti la ragazza drago.
Rialzo lo sguardo sul mare e sbuffo.
Ormai è fatta.
Sono io l'eroina.
E devo dimostrarlo.
Mi alzo in piedi, pulendomi i jeans con le mani e sistemandomi il cappello sulla testa.
Porto la mano alla cintura, toccando le mie pokeball una ad una per contarle.
Sono pronta.
Prendo un respiro profondo e mi volto, dando le spalle al mare, pronta per incamminarmi verso la Fossa.
Ma una figura davanti a me mi blocca la strada.
È Touya, ovviamente, avvolto come un involtino nella coperta di plaid rossa, con le pantofole ai piedi, i capelli spettinati e un'espressione indispettita.
Sbuffo di nuovo, aspettando la ramanzina che già so che sta per arrivare.
"Dove credi di andare?"
Non rispondo, ma sostengo il suo sguardo indagatore.
Touya mi guarda per un istante, per poi ridacchiare sotto i baffi.
Aggrotto le sopracciglia.
"Perché ridi?"
"Stavi di nuovo pensando a quello che ti ha detto Iris, vero?" mi chiede, con un sorrisetto insopportabile.
Stringo i pugni lungo i fianchi, mentre abbasso lo sguardo.
Mi ha colta con le mani nel sacco.
La sua risata giunge alle mie orecchie, cosa che mi fa imbestialire ancora di più.
Ma la mia ira sparisce, non appena le sue mani si appoggiano sulle mie spalle.
Lo guardo dritto negli occhi, un po' confusa dal suo gesto.
"Fregatene."
"Ma io non ci stavo pensando."
"Sì, invece."
"Come fai ad esserne così sicuro?"
"Perché ti conosco come le mie tasche ormai. E so anche che non riesci più a stare ferma e vuoi agire il più presto possibile."
Distolgo ancora una volta lo sguardo dal suo.
È così facile leggermi?
"Senti, Touko." le sue dita si appoggiano al mio mento, facendomi voltare il viso nuovamente verso di lui.
"Lo so che vuoi fare il possibile per salvare Unima. E lo farai. Ma ti prego, sii paziente. Aspetta gli ordini di Nardo."
Aggrotto di nuovo le sopracciglia.
"Perché? Io sono la Campionessa, sono grande e vaccinata, posso fare quello che voglio!"
Non voglio vedere il mondo cadere a pezzi sotto al mio sguardo.
Sono stanca di aspettare.
Ma tutto perde importanza, quando sento Touya pronunciare nuove parole.
"Perché io non voglio perderti."
Sbatto gli occhi un paio di volte, prima di puntarli sui suoi.
Sono sinceri, limpidi come l'acqua.
Lui ci tiene veramente a me.
L'ho capito solo adesso.
È come se guardandolo negli occhi fossi riuscita a capire tutto quello che lui ha dentro di sé.
Amore. Affetto.
Tutto quello di cui sono stata alla ricerca in questi anni.
Touya è sempre stata la risposta.
Mi avvicino a lui lentamente, come se fossi attirata da una calamita invisibile, lasciando che i nostri nasi si sfiorino.
Lui non si sposta.
E nemmeno io.
Chiudo gli occhi e lascio che le mie labbra tocchino le sue.
Dura tutto un istante, ma in quel lasso di tempo tutto diventa chiaro nella mia mente.
Mi allontano leggermente, per poi sussurrare:
"Non mi perderai."
Entro di corsa nel varco, scappando definitivamente da quell'inferno che è il Deserto della Quiete.
La gola mi brucia e gli occhi pure, alcune lacrime sono secche sulle mie guance.
Mi passo velocemente le mani sul viso, pulendolo dalle scorie e mi tolgo il cappello.
Scuoto poi la testa, lasciando che i capelli ondeggino davanti al mio viso, cercando di liberarmi di più sabbia possibile.
Sbuffo, rimettendomi a posto il cappello, nascondendo così i ciuffi appiattiti.
Prima che riuscissi a muovere un passo, però, una delle mie pokeball allacciate alla cintura si muove, dondola a destra e poi a sinistra, prima di aprirsi e sprigionare la solita luce chiara.
Non mi preoccupo nemmeno di chiedermi chi potrebbe essere.
Già lo so.
Zoroark mi guarda, con le zampe anteriori conserte e quella destra posteriore che batte sul pavimento.
Lo guardo confuso, mentre finisco di togliermi la sabbia di dosso.
"Che c'è?"
"Io davvero non ti capisco."
Alzo le spalle.
Non è una novità.
Ma lui continua a parlare.
"Hai passato ore in compagnia di quei ragazzini, facendoti dire tutto il possibile sulla ragazza. E adesso che sai dov'è, continui a gironzolare."
Roteo gli occhi, per poi incamminarmi verso l'uscita del varco.
"Dovevo fare una cosa qui." dico, mentre torniamo all'aria aperta.
Il profumo di caramelle e di zucchero filato riempie l'aria, così come le grida felici dei bambini e quelle terrorizzate di chi sta andando sulle montagne russe.
Sciroccopoli, la città dei divertimenti.
Non potevo non venire qui.
O meglio, non potevo non venire in uno specifico posto che si trova qui.
Mi incammino verso destra, superando i festoni che attraversano ad arco il cielo e tutte le bancarelle, da cui si sprigionano miriadi di profumi che risvegliano il mio stomaco.
Ma c'è tempo per quello.
Accelero il passo, quasi corro, voglio arrivare lì il prima possibile.
Perché? Non lo so.
Per avere la certezza che almeno quella cosa non è cambiata.
E se non lo ha fatto, c'è una speranza che nemmeno tutto il resto sia cambiato.
Tiro un sospiro di sollievo, rendendomi conto di star trattenendo il fiato, quando la ruota panoramica si presenta davanti ai miei occhi.
Un sorriso malinconico si apre sul mio viso.
È sempre la stessa: grande e imponente, con i suoi raggi grigi metallici e le cabine rosse e bianche, a forma di pokeball. Anche la fila per salirci sembra quasi la stessa.
Chiudo gli occhi, mentre i ricordi mi sovrastano.
'Io sono il sovrano del Team Plasma.'
Glielo avevo confessato proprio qui.
Non scorderò mai la sua espressione sconcertata, gli occhioni azzurri spalancati e la confusione che le attraversò il viso in quel momento, per poi trasformarsi in rabbia.
Ma non era odio.
Mi ero sbagliato, a quel tempo.
Pensavo che mi odiasse e io pensavo di odiarla, perché non rispettava il mio modo di pensare.
Ma mi ha fatto capire che possono esistere diversi ideali e diverse verità, alcuni più giusti e altri meno.
Riapro gli occhi, notando che la vista si è leggermente appannata.
Mi ha insegnato davvero tanto.
E io non l'ho nemmeno ringraziata.
Sono scappato. L'ho fatta soffrire e ho fatto soffrire me stesso.
Ma se non lo avessi fatto, probabilmente non avrei mai capito che la amo.
La amo con tutto me stesso.
Do un ultima occhiata alla ruota, per poi riprendere a camminare, uscendo dal parco giochi e diretto verso est.
Uno sbuffo dietro di me mi fa rallentare.
"Perché io non ti capisco mai?"
Ridacchio, mentre sento Zoroark arrancare e lamentarsi dietro di me.
Mi fermo poi e il mio pokemon finisce dritto contro la mia schiena.
"Ma che fai? Non ci si ferma in mezzo alla strada!"
Mi volto verso di lui e gli sorrido.
Poi, faccio un passo in avanti e lo abbraccio.
Mi lascio andare, per la prima volta nella mia vita.
Lascio che il calore dell'affetto mi circonda, insieme alla morbidezza del pelo di Zoroark.
"Ehm... Stai bene?" lo sento dire dopo alcuni minuti, cosa che mi fa sorridere.
"Benissimo." rispondo, ma non mi muovo di un millimetro.
"Sicuro? No perché penso sia la prima volta che mi abbracci in 20 anni che ci conosciamo."
Ridacchio ancora, questa volta sciogliendo l'abbraccio.
Zoroark mi guarda piuttosto curioso, addirittura con una punta di imbarazzo.
"Volevo dirti grazie. Non mi hai mai abbandonato, mi sei sempre stato accanto e hai sempre appoggiato le mie decisioni, sebbene non fossero sempre quelle giuste. Io... Voglio dirti grazie, per tutto."
Penso sia il discorso più lungo che abbia mai fatto.
Il mio pokemon mi osserva ancora per qualche istante e giurerei di avergli visto gli occhi lucidi, anche se distoglie lo sguardo dal mio quasi subito.
Il suo muso va però a finire sotto al mio mento, lasciandosi andare contro al mio petto.
Questo gesto mi coglie di sorpresa, ma mi riempie il cuore.
Sento come un qualcosa di caldo gonfiarsi e crescere dentro di me.
Accarezzo la testa di Zoroark più volte, fino a quando non si allontana da me, pochi minuti più tardi.
"Adesso basta con le smancerie. Andiamo dalla tua ragazza."
Un sorriso compare automaticamente sulle mie labbra e riprendiamo a camminare, verso il Bosco Smarrimento.
Nessuno dice niente.
Non ce n'è bisogno, ci siamo già detti tutto con quel semplice gesto.
Non voglio attirare attenzione su di me, non di quanta ne abbia già attirata in passato.
Voglio fare le cose da solo e senza essere giudicato da nessuno.
Per questo sto andandoc lì.
E anche perché Zekrom è abbastanza riconoscibile.
Magari fosse sempre così.
Con Touko che dorme pacifica, accoccolata accanto a me e con la testa appoggiata al mio petto.
Sarebbe dovuta andare così fin dall'inizio.
Le accarezzo dolcemente la guancia, spostandole dietro all'orecchio un ciuffo di capelli.
Arrossisco, se ripenso a poco fa.
Mi ha baciato.
Lo ha fatto veramente.
Questa volta non me lo sono immaginato.
Il mio cuore ha fatto tremila capriole in quel momento.
Mi batteva così forte che pensavo sarebbe uscito dal petto da un momento all'altro.
Ha finalmente capito cosa provo per lei.
E forse lei ha capito che posso darle tutto l'affetto di cui ha bisogno.
La stringo ancora di più a me, in modo quasi protettivo.
Non lascerò che soffra di nuovo.
Non lascerò che lui si rimetta in mezzo e me la riporti via.
Non potrò mai perdonare quello che le ha fatto.
Improvvisamente, l'Interpoké che ho appoggiato sul tavolino davanti al divano dove ci troviamo inizia a suonare.
Mi allungo in avanti, cercando di non cadere e di non svegliare Touko.
Lo afferro e rispondo, prima che il suono la disturbi troppo.
Quando il viso di Nardo mi si para davanti, però, non posso non pensare male.
"Ehi Touya. Ti disturbo?"
Arrossisco di nuovo, mentre mi metto seduto.
"No, assolutamente. Che succede?"
Nardo esita un attimo prima di rispondere.
"Dobbiamo intervenire."
🌸🌸🌸🌸🌸🌸🌸🌸🌸🌸🌸
NON ODIATEMI 🙈
Vi prometto che i momenti coccolosi e sdolcinati della Ferriswheelshipping stanno per arrivare. 😏
Così come stanno per arrivare casini, yuhuuuu 🎉
Vi ringrazio come al solito di seguire la mia storia 💕
Al prossimo capitoloooooo 👋🏻🐱
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