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S•E•C•O•N•D•O

Fin dai suoi 15 anni, Izumi aveva sempre tenuto i capelli legati in una treccia: mai sciolti o in una coda di cavallo, sempre e solo treccia. Il motivo era, come in ogni cambiamento estetico in una ragazza, un giovane che aveva catturato la sua attenzione. Ebbene sì, la prima volta che si era fatta la treccia era stato per caso (a Ryuuji serviva un elastico), ma dopo un complimento sincero di Paolo al riguardo non aveva più cambiato pettinatura. In più era anche segno, per così dire, di tutta la sua sicurezza e strafottenza. Si domandava come mai non avesse cambiato pettinatura già alla partenza per il suo lungo viaggio, ma accantonò l'interrogatorio appena si rese conto di non volere una risposta.
Chiusa parentesi, quella mattina, quando si svegliò, per Ryuuji e Masaki era ancora presto, e decise che non li avrebbe fatti alzare prima della sveglia. Così, scese silenziosamente al piano di sotto e preparò lori qualcosa da mangiare, in attesa dell'arrivo di Ichi. Controllò i messaggi, ignorò saggiamente quelli di Maya, (intuendo che fossero sicuramente scleri notturni sulla serie TV che aveva appena iniziato o, ancora peggio, frasi di conforto in italiano trovate su internet) e lesse quelli di Ichi, che la avvisavano del leggero ritardo. Dopodiché, controllò di avere chiavi, fazzoletti, acqua, assorbenti ed antidepressivi (sto scherzando) e salì di nuovo su per assicurarsi che Ryuuji e Masaki stessero ancora dormendo. E, probabilmente, prima che suonasse il campanello, era così. Ma il suono assordante di quell'apparecchio fece sicuramente svegliare di soprassalto entrambi e Izumi si mandò mentalmente al diavolo per non aver avvisato Ichi della permanenza dei due a casa sua. Sbuffò, gridò a Ryuuji che partiva, salutò Masaki con lo stesso tono e scese i pochi gradini su cui era passata prima di aprire la porta e chiudersela alle spalle.

-Tutto okay? Ti ho sentito urlare.-

-Oh, non è niente. Ho solo avvertito Mido che uscivo. Ciao, comunque.-

-Ma che cavolo ci fa Mido a casa tua?-

-È una lunga storia. Oh, e grazie per il passaggio.-

-Figuri. Stai bene con i capelli sciolti, sis.-

Ichi le sorrise rassicurante e le lanciò il casco, mentre la sorella saliva in sella.

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Quando entrò nella libreria, la campanella sopra alla porta avvertì la collega del suo arrivo. Izumi si chiuse la porta alle spalle e corse al bancone, dove appoggiò borsa e cappello, mentre Yumi entrava dal retro con una cassa di legno in mano. Yumi era la ragazza più educata e goffa che Izumi conoscesse. Perciò, quando la vide entrare con il viso coperto da una cassa consumo scritto "Fragile", si affrettò a correrle incontro per aiutarla.

-Grazie mille Kazemaru, ben arrivata! Ho già aperto io, non preoccuparti, posso stare io alla cassa se vuoi e-

-Yumi, che ne dici se appoggiamo la cassa e poi ti tranquillizzi? Posso stare tranquillamente al bancone e tu puoi andare a fare colazione finché non entra nessuno.-

Yumi ringraziò imbarazzata, esibendosi in più inchini e scombinando il caschetto biondo, poi, sotto un'altra istigazione di Izumi, prese la borsa e corse al bar di fronte a prendere un caffè. Ad Izumi era mancata molto quella libreria, ed era da quando era tornata che sperava di passarci un po' di tempo da sola. Tra quelle mura vi era tantissimi libri: molti li aveva già letti, altri avrebbe tanto voluto che non se ne andassero, ed altri non vedeva l'ora che venissero comprati. Izumi si avvicino allo scaffale dei classici, sfiorando ogni tomo con l'indice e osservando le diverse edizioni esposte che attiravano clienti come una calamita. Poi si voltò a guardare il grande libro rosso che se ne stava appoggiato di fianco al bancone, su un leggìo, aperto su una pagina quasi a metà. Era Il Libro, Yumi non aveva trovato un nome migliore, ed era un quaderno dove potevi firmare quando compravi un libro, scrivendo di fianco anche il titolo di questo. Potevi firmare una sola volta, o cento o nessuna. Ad Izumi era parsa una splendida idea tre anni prima, ed era felice che Yumi lo avesse lasciato. Leggendo gli ultimi nomi, si rese conto che tornare a lavorare lì sarebbe stata un'impresa non da poco: vi erano tre titoli di libri diversi, comprati il giorno precedente dalla stessa persona, probabilmente durante la sua pausa.

Cime Tempestose, Nel mare ci sono i coccodrilli, Il Trono di Spade I- P.Bianchi

La campanella sopra alla porta la riscosse dai suoi pensieri, ed Izumi si affrettò ad accogliere il cliente appena entrato. Doveva smetterla di reagire così, con la Meteora era finita da tre mesi, e forse per lui era finita già due anni prima: la vita andava avanti.

🌙🌙🌙🌙🌙

-Ecco a lei, buona lettura. Oh, e vuole firmare?-

-Volentieri! Ecco... Fatto! Buona giornata!-

-A lei!-

L'uomo uscì salutando con un sorriso e Izumi, notando l'orario, si preparò a chiudere per la pausa pranzo. Yumi la aiutò a mettere il cartello davanti alla porta e la salutò con un sorriso, probabilmente assaporando il suo pomeriggio di ferie. Izumi, dal canto suo, attese paziente davanti alla porta che Margherita si presentasse. Nonostante fosse tornata già da tre mesi, lei e Margherita si erano viste poco, e a Izumi dispiaceva moltissimo. Tra l'altro, vivevano nella stessa città, non come Kazusa, che era tornata a Tokyo solo una volta dal ritorno di Izumi. Finalmente, l'imprecazione di qualche passante la avvertì che Margherita le stava venendo incontro, sfrecciando sulla sua bici rossa e pestando i piedi alla gente sulle strisce. Margherita le si fermò davanti, frenando all'improvviso:

-Merda, scusa, ho trovato traffico.-

-Vai tranquilla. Sposta la borsa, grazie.-

Margherita si levò lo zaino e lo appoggiò nel cestino davanti, permettendo ad Izumi di sedersi sul portapacchi. Izumi fece appena in tempo a piegare le gambe che Margherita ripartì di botto e, senza quasi prendere fiato, iniziò a parlare:

-Otonashi è venuta a trovarci un po' prima, così può salutare i ragazzi prima del matrimonio.-

-Lei vive ad Okinawa ora, vero?-

-Esatto, infatti rimarrà da me per due settimane. E indovina? Anche Yuuto verrà da me.-

-Yuuto? Come mai?-

Margherita frenò e Izumi quasi non perse l'equilibrio, prima di scendere dalla bici.

-Fudo parte subito dopo il matrimonio, per lavoro, e anche se Yuuto dice che non si fida a "lasciarci sole"...-

-È per i temporali citati al meteo, vero?-

-Lo sai che ha paura dei rumori forti, come Shirou. Almeno se ha qualcuno in casa con lui si sente più tranquillo. È sempre stato così.-

Era bello parlare così tranquillamente con Marghe, anche dopo tutto quel tempo passato separate. Eppure, nonostante Margherita sembrasse essere quella di sempre, Izumi intuì che qualcosa non andava: il modo in cui chiudeva la bici in silenzio, il sorriso che a malapena arrivava agli occhi, lo sguardo quasi assente e i discorsi campati per aria solo per mantenere la concentrazione su un argomento diverso da sé stessa. Che Yuuto e Otonashi lo avessero notato prima di lei? Era per quello? Temevano che facesse qualche cazzata? Per tre interi mesi, Izumi aveva pensato solo a riprendere la propria vita in mano, senza pensare che, magari, durante la sua caduta aveva danneggiato qualcun altro. Per una volta, decise di smetterla di essere così egoista. Si sedettero al tavolino del bar-ristorante, e fece in modo che Marghe si voltasse verso di lei:

-Marghe, stai-

-Non fare quella faccia.-

Margherita scosse la testa e chiamò la cameriera, facendo un sorriso e cambiando argomento con una velocità impressionante:

-Non pranziamo da sole dai tempi dell'Inazuma! Una faccia da funerale è l'ultima cosa che puoi fare!-

E, lasciandosi trasportare dalla sua gioia, Izumi rise e non ci pensò più.

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