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Epilogo

Convincere i suoi genitori a lasciarla andare era stata un'ardua impresa ma, grazie a Ichirota, Izumi era riuscita a partire con Paolo per l'Italia.

Erano passate solo due settimane da quando Ryuuji ed Hiroto erano tornati dal viaggio di nozze, ma i loro ricordi sul check-in erano talmente vividi che vollero raccontare ad Izumi ogni particolare per agevolare la partenza, ignorando quanto avessero viaggiato entrambi, in passato.

Alla fine, alle cinque di mattina, si erano presentati in aeroporto, avevano fatto il check-in e avevano atteso per quasi due ore la partenza.
Ad Izumi non pesava per niente, anche perché aveva dormito nel viaggio di andata verso l'aeroporto, e vedere Paolo che dormiva (rigorosamente con un lieve russare e la bava alla bocca) senza smettere di stringerle la mano, era come un fulmine a ciel sereno per ogni cosa che andava storta.

Finalmente riuscirono a partire, e solo allora Paolo iniziò a sentire l'agitazione: nonostante i voli in trasferta con la squadra, i viaggi in solitaria e con gli amici, Paolo era terrorizzato dall'idea del volo. Con un sorriso divertito, Izumi gli baciò la guancia:

-Tranquillo, cuor di leone, ci sono io.-

-Vaffanculo.-

Sussurrò debolmente Paolo, stringendole la mano sempre di più, sperando che l'aereo partisse al più presto. Izumi si appoggiò alla sua spalla tremante, mentre l'hostess li avvertiva di allacciare le cinture:

-Chiudi gli occhi e prendi un bel respiro. Tra un attimo saremo in volo.-

-Non è una gran consolazione.-

Izumi rise di nuovo, e l'aereo iniziò il decollo.

Ore di dormite, urla di terrore da parte di Paolo e risate da parte di Izumi dopo, i due arrivarono.

🌙🌙🌙🌙🌙

-Mu v'è che bello! Alla fine avete chiarito, Paulét!-

Commentò Giovanna, appena ebbe aperto la porta di mogano alla neo-coppia. Izumi si ricordava di come l'aveva trattata bene Giovanna anche quando Izumi era partita senza dir niente al figlio, e si sentì in colpa per averle chiesto di tacere la sua visita a Paolo.

-Ma', parla lentamente. E in italiano.-

Izumi rise quando Paolo cercò di calmare la madre, mentre quella non smetteva di girare attorno a Izumi, chiedendole se avesse mangiato. E quando questa (dopo aver capito con un po' di difficoltà) ebbe affermato di aver mangiato un panino sull'aereo, Giovanna si infuriò:

-Ven, ven, cté preparo qualcosa. Maurone! Ven, e cham la Gaia, per apparecciare!-

Izumi non capi una parola, e Paolo dovette tradurre gran parte di ciò che biascicava la madre, mentre la ringraziava senza tregua per l'ospitalità:

-Csà vut ca seia, va là. L'è un piacere*.-

Le sorrise Giovanna, mentre anche la più giovane dei Bianchi scendeva le scale a chiocciola e si sedeva con loro a tavola.
Per tutto il pranzo, Giovanna non smise mai di parlare con Izumi (che dovette chiedere più volte al suo ragazzo di tradurre alcune espressioni che non riusciva a capire) e dopo mangiato consigliò loro di salire di sopra per farsi una bella dormita. Consiglio che entrambi seguirono con piacere.

-Mi dispiace, per mia madre.-

Esclamò Paolo, mentre  chiudeva la porta della sua ex-stanza immensa:

-È fatta così. Anche con il fidanzato di Gaia si comporta uguale. Vuole più bene a voi che a noi.-

Continuò con un sorriso, levandosi la la maglia, mentre Izumi si toglieva solo la felpa, troppo stanca per cambiarsi:

-Tua madre è un angelo. E non ricordo di aver mai mangiato così bene.-

Izumi si sedette sul letto e Paolo la imitò dall'altra parte, stendendosi immediatamente e chiudendo gli occhi.

-In effetti, riguardo al cibo, neanche Cracco la batterebbe.-

Izumi non aveva idea di chi avesse appena citato (probabilmente un cuoco famoso) ma non le interessava più di tanto, ed era veramente sfinita. Così, semplicemente, si stese accanto a Paolo e, lasciandosi abbracciare, assaporò con stanchezza l'attesa di un nuovo giorno.

🌙🌙🌙🌙🌙

Il sole iniziava a calare, mentre la musica ripetitiva della sua terra natia non smetteva di suonare, in quel ristorante in cui per tutta l'adolescenza aveva lavorato come cameriere.

Il profumo di pizza, di cappelletti, di lasagne, gnocchi ed altre mille pietanze attiravano incessante le sue narici, e probabilmente anche quelle dalla ragazza davanti a lui.

Il suo sorriso si ampliò mentre, con una smorfia di concentrazione, Izumi girava la forchetta e tirava su gli spaghetti al sugo, spostandosi dalla faccia i lunghi capelli scuri che rischiavano di finire sul piatto.

Quando, quella sera, le aveva detto che sarebbero andati in un luogo elegante, lei non me voleva sapere:

-Non ho niente da mettermi!-

Oppure:

-Ma se non non so neanche come si dice "per favore"!-

Ma, alla fine, Gaia le aveva prestato un paio di Jeans con le pallettes e una maglietta nera attillata che potevano tranquillamente passare per un elegante outfit, e Paolo era riuscito a convincerla.

Certo, forse sarebbe bastato elencarle il menù, ma l'importante era il risultato:

-Paolo? Ci sei? A che pensi?-

Paolo sbatté le palpebre: Izumi aveva finito i suoi spaghetti, e si stava pulendo la bocca sul tovagliolo, mentre gli occhiali le scivolavano sbadatamente sul naso. I riflessi dei suoi capelli a contatto del sole erano così poco evidenti che Paolo si stupì di averli notati: eppure, allo stesso tempo, gli sembrava impossibile non notare qualcosa di lei.

Il sorriso si ampliò mentre il cameriere passava a prendere i piatti e Izumi trovava il coraggio di biascicare un veloce: -Grazie.- prima che questo tornasse in cucina.

-Paolo, mi preoccupi. Ti senti bene?-

-Sono solo... Felice.-

Rispose sinceramente Paolo, con lo sguardo ancora fisso sul viso di lei. Izumi, dal canto suo, iniziava a sentire il calore salire sulle guance, mentre Paolo allungava la mano sul tavolo e prendeva la sua, forse solo per sviare l'attenzione dall'altra mano, che frugava nella tasca:

-A-anche io, Meteora.-

Balbettò Izumi, notando le coppie che si votavano ad ascoltare quei diabetici discorsi. Paolo rise e scosse la testa:

-Per quanto ancora continuerai ad usare quel soprannome?-

Izumi sorrise ed alzò le spalle:

-Forse per sempre. È stato il tuo nome in codice per tre mesi, prima che Ichi ci presentasse.-

Paolo ricordava bene, voleva solo prendere un po' di tempo, mentre il sole calava del tutto.

-Allora io dovrei chiamarti "Kazemaru femmina".-

-Non ci pensare nemmeno.-

Lo minacciò Izumi, incrociando le braccia. E solo allora uno scoppio li fece sobbalzare. Izumi si voltò verso la finestra, dove migliaia di fuochi d'artificio si palesavano davanti ai suoi occhi, che osservavano meravigliati quelle esplosioni di colori.

Paolo si alzò dalla sedia, e tirò fuori la scatola dalla tasca.
La musica improvvisamente si fermò, sostituita dalla canzone preferita di Izumi.

I found a love for me
Darling just dive right in
And follow my lead
Well I found a girl beautiful and sweet 

Si inginocchiò con lentezza, mentre nel locale si espandevano bisbigli eccitati e i fuochi d'artificio finivano con un ultimo scoppio.

I never knew you were the someone waiting for me
'Cause we were just kids when we fell in love

Izumi, stranita, iniziò a voltarsi verso Paolo.

Con il sorriso sulle labbra, osservando speranzoso il volto sorpreso e gli occhi già pieni di lacrime di Izumi, Paolo prese un grande sospiro.

Mentre i bisbigli si bloccavano, come con il fiato sospeso, Izumi si portò le mani alla bocca, proprio mentre Paolo apriva il cofanetto. Sentendo il cuore accelerare sempre di più, aprì la bocca con lentezza.

The End

*Cosa vuoi che sia, tranquilla. È un piacere.

Questo, per ora almeno, è il finale della nostra storia.

E, sì, so che Paolo era tipo di Venezia, ma io ho voluto farlo Romagnolo perché sì, uffa.

Ho aggiunto un video su YouTube di un valzer che va un sacco alle fiere di paese.

Come avrete notato, sul profilo della mia Kohai Lucychan109 potete trovare il PREQUEL dal punto di vista di Maya "Just Like The Storm", mentre sul profilo di asharaMF c'è una specie di SEQUEL completamente dal punto di vista di Margherita, che non so dove andrà a parare ma merita un sacco.

Se vi va fateci un salto.

(Ma questa pubblicità gratis? "Pubblicità ", poi. Eh,vabbe.)

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