Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 3

"Gli incontri più importanti
sono giá combinati
dalle anime
prima ancora che
i corpi si vedano"
(Paulo Coelho)

CHATO'S POV

"S-s-scusi il ritardo. P-p-posso entrare se non arreco troppo disturbo?" farfugliò educatamente una voce di velluto, soffice e fresca come la neve.

Tutti ci voltammo solo per ammirare una creatura quasi da favola, dai lunghi capelli biondi e mossi, il fisico alto coperto da un ingombrante maglione turchese che non ne lasciava intravedere le forme e le gambe lunghe e snelle fasciate da un jeans.
La pelle, chiara come un raggio di luce, rifletteva lo splendore del sole mattutino, donandole un'aura eterea e irrealistica.
Rimasimo tutti a fissarla in silenzio, il professore compreso, mentre la bionda si stringeva nelle spalle, visibilmente in imbarazzo, con le guance chiare che si tingevano di rosa.

"F-f-forse ho sbagliato classe. Mi scusi...non volevo entrare...cioè io..." stava per aggiungere, incrociando le lunghe dita da pianista con fare ansioso, finchè Victor non la interruppe.

"Sei nuova?" Le domandò, freddo e apatico, fissandola curioso.
Lei rimase un attimo in silenzio, poi annuì.

Victor aprì il cassetto e riprese la penna e il registro di classe, per poi guardare la ragazza con uno sguardo misto fra l'esortazione e la fredezza.
"In che classe ti hanno indicato di andare?" Le domandò, abbassando la testa sul quaderno rilegato in plastica.

Nel frattempo io e i ragazzi seguivamo la scena in religioso silenzio, senza alcuna espressione in volto, cercando di capire la situazione e chi fosse la ragazza dal largo maglione celeste che arrossiva sempre più ad ogni domanda che le veniva posta.

"5EH" rispose, ruotando la caviglia avvolta in una scarpa bianco panna.

"Nome?" Continuó Victor.

"S-s-sheila Roth"

Il professore sembrò scrivere qualcosa, molto probabilmente il nome della ragazza, sul registro.
Poi lo chiuse e la guardò.

"Perfetto. Entra, non rimanere sulla soglia" le disse, invitandola con un leggero gesto della mano.

Lei degludii, poi entrò a passo titurbante, stringendosi nelle spalle e fermandosi esattamente accanto alla cattedra, poi lanciò una fugace occhiata a noi ragazzi, e mi sembrò sorpresa, forse non si era accorta che eravamo solo ed unicamente maschi, impegnata come era a balbuzziare e a fornire le sue informazioni private.
Victor guardò a noi, aspettandosi una reazione come un minimo cenno di saluto, che, puntalmente, non accadde.
La ragazza si strinse ancora di più, come a volere scomparire, mentre i lunghi capelli incominciavano a coprirle il viso arrossato come foschia color grano.
Io e Jason ci guardammo, sorridendo leggermente.

E non era un sorriso divertito o genuino, il nostro, no; noi non eravamo tipi da cazzate simili.
Il nostro era un sorriso sbieco, malizioso, che si allargava maggiormente ogni volta che i nostri occhi famelici catturavano anche un solo centimetro in più del corpo di quella ragazza.
Avevo le mani che prudevano leggermente, bramose di sentire la pelle chiara di quella creatura sotto il loro tocco, gli occhi carichi di lussuria e di desiderio nel voler vedere cosa si nascondeva sotto quell'ingombrante maglione color acqua, mentre qualcosa 'lá sotto' si agitava in modo selvaggio al solo pensiero...

Il nostro professore sembrò notare il senso di disagio che stava provando la bionda, così si alzò con calma e ci esortò:
"Allora? Non avete voglia di accogliere la vostra nuova compagna?" Domandò.
Passó un solo secondo, prima che la mia voce fendesse l'aria con una frase che uscì sicura, carica di tutto quello che ero e che pensavo.

"Nel mio letto di sicuro" dissi malizioso, abbozzando un sorriso lussurioso in direzione della ragazza e facendole un occhiolino.

Tutta la classe scoppiò in una risata.
Vidi sussultare e stringersi nelle spalle la bionda, pelesemente in imbarazzo, mordendosi il labbro carnoso contornato da gote rosso pomodoro.
Era così divertente...
La voce di Victor aleggiò in mezzo all'aula, mentre si risiedeva alla cattedra.
Mi aspettavo che mi rimproverasse, che mi buttasse fuori o che mi costringesse a chiedere scusa alla bionda, ma non successe nulla di tutto questo.

"Perfetto Santana, allora, oltre che nel letto, accoglierai la signorina Roth nel tuo banco" disse autoritario, incrociando le mani e poggiandoci il mento ricoperto dalla barbetta scura sopra.

Io sgranai gli occhi, e vidi la nuova arrivata fare lo stesso.

"Col cazzo! Io non voglio una fottuta femminuccia in banco!" Protestai, scattando in piedi.

"Inanzitutto 'col cazzo' lo dici a casa tua.
Poi ti ricordo che qua dentro comando io.
O fai come dico o ti puoi sognare di passare l'esame di stato, che ne dici?" Mi domandò, pacato come al solito.

Stavo per rispondere dicendo al piccolo professore rasta che me ne sbattevo dell'esame di stato, che se lo passavo o meno era irrilevante per me e che poteva andarsene a 'fanculo, ma sentii una voce accanto a me chiamarmi:

"Chato, non fare cazzate. So cosa stai per dirgli e, per quanto tu sappia io stia dalla tua parte, questa volta ha ragione lui: non giocarti l'esame solo per una ragazza, la dovrai sopportare solo per un anno.
E poi guarda il lato positivo: è un gran bel pezzo di figa, e non mi sembra neanche scema, se prendi la situazione con la leva giusta potrai solo lucrarci sopra" mi consiglió Jason in un sussurro, per non farsi sentire dalla ragazza e dal professore.
Ragionai bene sulla situazione e sulle sue parole e alla fine capii che il ragionamento del mio migliore amico era la scelta migliore, così mi risedetti, come ad essermi calmato all'improvviso.

"Va bene, se la mettiamo sotto questo piano..." finsi, indicando con un gesto della testa il posto vuoto accanto a me alla nuova arrivata.

Lei guardò stupita prima me e successivamente Victor, immobile come una statua di gesso, poi si mosse dopo un tempo che mi sembrò infinito e si avvicinò a passo svelto nella mia direzione, a capo semi-basso.

Prese posto accanto a me, sfilandosi lo zaino bianco e celeste di spalla e poggiandolo sul pavimento, poi lo aprì e ne estrasse un quaderno blu notte e una penna dal tappo nero.
Si sedette composta, con le gambe chiuse che formavano un perfetto angolo retto, con il quaderno chiuso davanti e la penna fra le dita affusolate, tutto questo sotto lo sguardo silenzioso e attento della classe.
Appena si rese conto che si era sistemata Victor riprese da dove si era fermato.
"Stavo dicendo: oggi spiegherò Baudelaire..."

***

La campana suonò e Victor dovette interrompere la spiegazione a quando Baudelaire si chiedeva il perchè delle donne in chiesa, se esse erano 'portarici del diaviolo'.
Che razza di film mentali si fanno 'sti scrittori...
"Per la prossima volta studiate da pagina 25 a 33" disse sistemandosi la camicia, alzandosi nel suo metro e ottantadue di altezza e andarsene tutto impostato, come unico gesto di saluto un'alzata di mano veloce come un soffio di vento.
La porta dell'aula sbattè.
A quel suono la mia compagna ripose il suo quaderno blu notte, che non aveva minimamente usato, nello zaino.

"Che materia abbiamo?" Mi chiese dolcemente, alzando la testa.

"Che cazzo ne so" risposi freddo, prendendo dalla tasca del mio zaino il cellulare e fissando lo schermo, ignorandola.

Lei sembrò stranita, per un attimo, poi disse qualcosa che mi sorprese.
"Non fa nulla. Grazie lo stesso" rispose docile, dedicandomi un sorriso bianco perla.

E Dio solo sa quanto fottutamente luminoso fosse quel sorriso...

Proprio in quel momento al nostro banco si avvicinarono tutti i miei amici, con delle facce affrante.

"Ehi: a terza ora abbiamo italiano..." disse George Sasha Ian.

Lo guardai stranito, posando il cellulare.

"E allora?" Chiesi, incrociando le braccia dietro la testa, mentre la mia compagna osservava la scena, curiosa.

"C'erano due riassunti per le vacanze..." disse Hector, tremante.

Sgraii gli occhi, e scattai in piedi come ustionato.

"Che?!?" Domandai, la mia compagna era ancora seduta e allibbita per la scena.

"Si, e nessuno ha fatto una minchia beata" rispose Patrick, agitato.

"Che libri erano?" Domandò Jason, troppo nervoso.

"Il miglio verde di Stephen King e Le bambine dimenticate di Camilla Laekberg" rispose Svevo.

Dopo quella frase brusio generale, con persone disperate e altri che cercavano una soluzione, finchè una voce di velluto non ci interruppe.

"Io li ho letti. Se volete ve li faccio io i riassunti" rispose Sheila, dedicandoci un piccolo sorriso innocente.

Tutti ci fermammo come statue, fissandola come se fosse un essere alieno (e lo era, perchè in fondo noi neanche mezzo libro avevamo toccato nell'arco della nostra vita), poi scattammo verso di lei, tempestandola di suppliche.

"Ti prego, falli prima a me!" Urlò Svevo.

"No, io sono il tuo compagno di banco!" Protestai.

"No a me"

"State zitti! Ci sono io!"

"Mi basta anche un solo riassunto!"

"Aiuta me cazzo, non ascoltare questi idioti!"

E cosí via, mentre tutti ci stringevamo intorno a lei, che prontamente si allontanava.

"Ehi, piano! Perfavore..." tentava di calmarci, anche se la sua voce pacata era coperta dalle nostre urla.

SHEILA'S POV

Erano il delirio fatto persona.
Li vedevo cosí preoccupati che mi ero sentita un po' in dovere di aiutarli.
Tanto i libri li avevo letti per conto mio, senza sapere assolutamente nulla di riassunti e cose varie (e come avrei potuto, dopotutto?), e poi avrei forse fatto una bella impressione, attirandomi anche la minima simpatia da parte dei miei compagni.

Soltanto che la cosa aveva preso una piega "leggermente" diversa da quella che avevo pensato.

Erano tutti delle furie; chi mi urlava contro di aiutarlo; chi mi lanciava, letteralmente, i fogli di protocollo; chi mi  chiedeva informazioni sui libri e chi ancora, armato di penna, mi scongiurava urlando come un forsennato.

Si avvicinava tutti e sette pericolosamente, e la cosa mi arrecava imbarazzo.

Non mi piaceva avere un ragazzo a distanza troppo ravvicinata, mi provocava disagio ed imbarazzo.

Non avevo mai avuto un vera e propria sensazione di "avvicinamento fisico" da parte di un uomo, salvo qualche raro abbraccio dato a mio padre e ad alcuni miei amici, ma la sensazione di qualcuno estraneo che mi stringeva o anche solo sfiorava era per me sconosciuta.
Non ho mai avuto contatti o rapporti di alcun genere, se non amicali o familari, con una persona del sesso opposto.
E quando accadeva anche solo una minima vicinanza andavo a fuoco, incapace di comportarmi in maniera sensata.

Solo successivamente, ancora assordata dalle urla, mi resi conto che ero ancora seduta e che strisciavo la sedia di legno per allontarmi, provocando uno stridore tremendo.

"Ehi! Ma cosa succede qui dentro?!?" Tuonò una voce femminile e matura, bloccando il mio indietreggiare e le urla dei miei compagni.

Ci voltammo solo per vedere una donna di all'incirca una quarantina di anni che batteva nervosa un piede per terra.

"Salve signora Martini! Contenta di rivederci?" Domandò scherzoso il ragazzo dai capelli azzurri, voltandosi in direzione della diretta interessata.

La donna, che immagino sia la nostra professoressa, sembrò non apprezzare molto il commento, dato che inizio' a sbraitare come un diavolo.

"Siete i soliti incoscienti! A cambio dell'ora si aspetta in silenzio, non urlando come scaricatori di porto! E ora sedetevi per cortesia, sedetevi!"

Tutti ubidimmo, tornando ai nostri posti, io con la sedia in mano e i miei compagni con un sorriso divertito in faccia.

Strani...

La profesoressa si sedette, sistemando la montatura sottile degli occhiali sul naso leggermente all'insù, per poi scrutare la classe.

Solo all'ultimo sembra accorgersi della mia presenza, e la sua espressione corrucciata sembro rasserenarsi, dati i vispi occhi azzurri che si rilassarono e la bocca stirarsi in un piccolo sorriso.

"Oh! Abbiamo un nuovo membro di questa classe! Fortunatamente è una bella femminuccia!" Prorompe' con uno squittio.

"Ma è scema? Cosa sono, una poppante?" Pensai per un attimo alzando il sopracciglio interrogativa, per poi fare sparire subito quel gesto sperando non l'avesse notato.

"Non essere mai maleducata Sheila, mai!"
Uno dei massimi insegnamenti dei miei genitori.

"Come ti chiami, malé slunce*?" Domandò, pronunciando infine due parole a me sconosciute.

Stavo per rispondere, ma una voce profonda e suadente mi anticipò, lasciandomi a labbra schiuse.

"Sheila Roth. Si chiama Sheila Roth" disse il mio compagno di banco, attirandosi lo sguardo di tutti, compreso il mio, ma che sembrava scivolargli addosso, come se avesse detto la cosa più naturale al mondo o come se non si accorgesse delle occhiate.

"Grazie Santana, anche se non mi rivolgevo a te..." sputò acida la profesoressa.

"Non c'è di che" sussurrò con un sorrisetto il mio compagno, appena tutti si disinteressarono alla scena, sfoggiando una fila di denti bianco perla.

Solo in quel momento mi fermai ad osservarlo meglio: era alto, si vedeva, tratti latini assolutamente dolci e incantevoli, viso coperto da tatuaggi che, anche se inusuali ed invadenti, contribuivano a renderlo ancora più affascinante, testa rasata coperta da un cappello nero, al collo una piccola catenina di oro bianco che, come una linea guida, conduceva ai pettorali definiti e nascosti dalla canottiera bianca.

Non mi ero mai soffermata a guardare così tanto un ragazzo, soprattutto come lui: non era il tipo di bellezza che mi aveva mai attratta più di tanto, anzi: io ero una ragazza che odiava i tatuaggi, i ragazzi dalla presenza e parlantina simile alla sua.

Ma lui...lui era davvero particolare: presentava tutte le caratteristiche che odiavo, ma che sul suo viso avevano un potere attrattivo massimo, come una forza che mi sussurrava di bearmi ancora qualche secondo di quel viso ambrato marchiato di inchiostro.
E così feci; rimasi ancora qulche secondo a guardarlo mentre si chinava a prendere un quaderno e una penna dallo zaino.

"Se continui a fissarmi mi consumi..." disse divertito, ancora girato di spalle a prendere l'occorrente scolastico.

Grande Sheila...

Sentii le guance andare a fuoco, mentre diatoglievo il mio sguardo da lui al mio zaino, chinandomi a prendere un quaderno.

"S-scusa. Non volevo..." mi giustificai, pregando la terra di aprire una voragine ed inghiottirmi.

Lui si voltò nella mia direzione, puntando i due splendidi carboni che aveva per occhi nei miei, in maniera del tutto fredda ed inespressiva ma con una strana scintilla di divertimento.

"E allora cosa vorresti?..." chiese in tono basso e provocante, intesificando lo sguardo e allungando una mano sulla mia gamba.

Ma come si permetteva?!?

Allontanai la gamba dalle sue dita, vicine di pochi centimetri, per poi gettarli uno sguardo di fuoco.

"Che seguissimo la lezione" risposi sorridendo, tanto per non perdere la pazienza o ferirlo troppo nel profondo.

Mi girai verso la professoressa, che stava scrivendo una stranissima formula di numeri e lettere alla lavagna.
Con la coda dell'occhio lo vidi fare lo stesso, dopo un impercettibile secondo di confusione, sfoggiando un piccolo sorriso a metá fra il malizioso e il divertito.

E solo in quel momento mi resi conto di non sapere neanche il suo nome.

~~

ANGOLO AUTRICE: Hiii! Eccomi qui cari wattpadiani con un nuovo capitolo! In realtá quest'ultimo doveva uscire più tardi poichè lo volevo prolungare di più, ma qualcuno di voi mi ha comsigliato di accorciare i capitoli.
Non sono tanto convinta, però provo e stará a voi decidere.

Quindi la domanda di oggi è questa: Preferite capitoli più corti (all'incirca la lunghezza di questo o poco più) ma con aggiornamento più veloce o capitoli piú lunghi e quindi più ricchi di dettagli ma con aggiornamento più lento?

Sta a voi scegliere, ditemi attraverso un commento i vostri pareri e la risposta 😉, ricordatevi di lasciare una stellina se vi va!
Un bacio e alla prossima.

Ps: Mi scuso con una di voi ( *coff* Jupiter013 *coff*) per non avere fatto apparire il suo personaggio, ma ho spezzettato il capitolo XD, quindi arriverá nel prossimo!

Pps: I libri di cui i nostri amatissimi ragazzi dovevano fare i riassunti (Ovvero "Il Miglio verde" e "Le bambine dimenticate" li ho letti per davvero.
O almeno le bambine dimenticate, Il Miglio verde è ancora "work in progress" XD.
Ora vi saluto definitivamente, perdonate eventuali errori.

Byeeee💙❤

* "piccolo sole" in ceco.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro