Capitolo 4 - Your eyes tell -
Ambra aveva provato a contattare Bruno, dopo che se ne era andato, ma lui non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate, facendola preoccupare a tal punto da voler annullare lei stessa la serata per andare a controllare dove fosse.
Fu Lisa a dissuaderla dall'idea, facendola ragionare sul fatto che non erano nuove a quel tipo di comportamento da parte sua. Sapevano che con tutta probabilità lui e Filippo avevano avuto una discussione -a giudicare da come si era comportato quest'ultimo quando era tornato al gazebo dopo aver seguito Bruno- e se avevano ragione, non ci sarebbe stato nulla di cui preoccuparsi. Bruno sarebbe stato scontroso per un po', ma alla fine si sarebbe ripreso.
O almeno, così sperava Ambra.
"Smettila di rimuginarci sopra. Non concludi niente se rimani tutta la serata a pensare a lui." Ancora una volta Lisa provò a riscuoterla. Erano passate ormai diverse ore, e dopo aver cenato in un pub della città, lei e gli altri del gruppo si erano spostati in un locale all'aperto, a ridosso della spiaggia, dove tutti stavano ballando e bevendo, tranne Ambra.
"Sono solo preoccupata." Mormorò sorseggiando il suo cocktail, come per dimostrare che si stesse divertendo, almeno un po'. Lisa alzò gli occhi al cielo.
"Anche io sono preoccupata, Ambra. Non farmi sembrare quella a cui non frega nulla. Ti sto solo cercando di far capire che non è la fine del mondo se parliamo con lui domani. Ha bisogno di spazio, non di noi due che gli piombiamo addosso come avvoltoi su una carcassa, in cerca di una spiegazione." Si impuntò.
"Quindi stai dicendo che starcene qui a bere e divertirci gli farà bene?" Ambra sembrava scettica, ma doveva ammettere a se stessa che la sua migliore amica non aveva tutti i torti. "Lasciamo stare. Forse alla fine hai ragione tu." Disse, infatti, senza aspettare che l'altra rispondesse.
"Dai musona, smettila di deprimerti e vieni a ballare!" Emma corse verso il tavolo, prese il braccio di Ambra, e per poco l'ultimo sorso della bevanda di quest'ultima non finì rovesciato su entrambe. Lisa lo salvò giusto in tempo, bevendolo in un colpo, sotto le lamentele dell'amica, che poi scoppiò a ridere.
La pista da ballo era colorata di mille luci diverse, che ondeggiavano e si muovevano a ritmo della musica che fuoriusciva assordante dalle grandi casse che circondavano la piattaforma. Ambra si unì alla sua comitiva, e ne seguì l'entusiasmo, cominciando a lasciarsi andare.
Bruno sarebbe stato bene, si disse.
"Credevo fossi rimasta al campeggio." Ethan, con il suo solito sorrisino da adulatore, si avvicinò a lei, approfittando del ritmo sensuale della canzone per cingerle la vita e muoversi contro di lei.
"Ha-Ha-Ha. Che simpatico." Mormorò lei ironica. Lui sorrise ancora, stringendola un po' di più. Anche se era di spalle, Ambra riuscì a sentire la puzza di alcool che emanava. Doveva aver perso più tempo di quanto avesse immaginato da sola al tavolo, se gli altri erano già ridotti a quello stato, rifletté.
"Non sono poi così simpatico. Cerco solo di farti sorridere." Disse il ragazzo.
"Sei carino, ma non devi preoccuparti. Sto bene." Ambra si sforzò di sorridere, voltandosi verso di lui, trovando scomodo parlare di spalle, ma quando la sua faccia si ritrovò a pochi centimetri da quella di lui, per poco non le venne un infarto. Ethan era un bel ragazzo, e visto da quella distanza ravvicinata, Ambra si rese conto che i suoi tratti, illuminati in quel modo particolare, fossero ancora più aggraziati.
Ethan aveva origini coreane, da quello che le aveva raccontato, e in quel momento, Ambra ne riuscì a cogliere ogni particolare: dagli occhi chiari leggermente a mandorla, alle labbra sottili...
Stette per avvicinarsi un po' di più, tanto per essere sicura che i suoi occhi fossero davvero così azzurri come li vedeva, ma proprio in quel momento, qualcuno la spintonò involontariamente, facendola allontanare da Ethan.
"Pezzo di merda! Tieni lontane quelle mani dalla mia fidanzata!" Un pugno volò sulla faccia di un tipo proprio accanto a lei, facendo trattenere il respiro ad Ambra, che fece istintivamente un passo indietro, accalcandosi alla folla che si era allargata in cerchio per evitare di finire in mezzo alla violenza. Ambra non aveva mai assistito ad una rissa da così vicino, e non era entusiasta all'idea di farlo in quel momento. Fece, quindi per allontanarsi, e ritrovare i suoi amici, quando si rese conto di chi si fosse appena preso quel pugno in faccia. Si bloccò lì dov'era, incapace di distogliere lo sguardo.
Il Dio Greco che aveva incontrato al Florida, stava stringendo i denti, mentre il naso gli cominciava a sanguinare copiosamente, a causa della botta. Sembrava fare davvero male, anche se lui pareva non farci caso, troppo impegnato a guardare in cagnesco il ragazzo di almeno cinque anni più grande e con venti chili di muscoli in più, che gli stava ringhiando contro.
"Dovresti stare più attento, coglione. È lei ad essersi buttata addosso a me." Disse. sputando il sangue che gli era colato dal naso fino alle labbra. Ambra fece un ulteriore passo indietro, anche se i suoi occhi si rifiutavano di staccarsi dalla scena che aveva davanti.
"Stai dando alla mia ragazza della puttana?" Urlò il mastino.
"Non è la tua ragazza ad essere una puttana. Forse sei solo tu che non riesci a soddisfarla abbastanza." Un'esclamazione sorpresa volò tra il pubblico della discussione, facendo arrabbiare ancor di più il diretto interessato della frecciatina, che prese la rincorsa e caricò come un'ariete verso il Dio Greco. Ambra trattenne il fiato. Non si era nemmeno resa conto di aver chiuso gli occhi, fino a quando, riaprendoli, non vide che il Dio Greco era a terra.
"Ambra, andiamo." Ethan l'aveva riavvicinata, probabilmente facendosi spazio nella folla di persone ammucchiate a gustarsi la scena. La prese per il polso, tentando di trascinarla lontana dalla rissa, ma lei puntò i piedi a terra.
"Ne vuoi ancora? Avanti alzati se hai il coraggio." Istigò il più grande, sfidando il Dio Greco a rimettersi in piedi. Ambra pregò che se ne rimanesse dov'era, senza peggiorare la situazione.
Se si fosse rialzato, infatti, oltre all'occhio nero e al naso sanguinante, probabilmente si sarebbe ritrovato anche qualcosa di rotto.
Non che a lei importasse poi tanto, pensò, indecisa se seguire Ethan o meno.
Quel ragazzo si era comportato davvero da perfetto idiota con lei quello stesso pomeriggio, eppure lei non riusciva a non sentirsi male, mentre lo guardava risollevarsi dolorante dal pavimento. Forse era solo sconvolta dal fatto che fosse un viso familiare...
Si disse che avrebbe reagito in quel modo con chiunque si fosse trovato in una situazione simile.
"Forza, Ambra, allontaniamoci." Ethan la tirò ancora.
Fu proprio in quel momento, mentre il Dio Greco si rialzava ed il suo avversario caricava l'ennesimo pugno, che Ambra si divincolò dalla presa, e si affrettò ad entrare nel cerchio approssimato, parandosi davanti al Dio Greco, in procinto di essere colpito.
"Levati di mezzo, ragazzina." Il mastino ringhioso aveva ancora il braccio alzato a mezz'aria, ma non sembrava intenzionato a finire il colpo ora che davanti a lui c'era una ragazza.
"E' stato solo un malinteso. Ti chiedo scusa per il mio amico, non voleva creare problemi." Disse, sentendo le parole uscire dalle sue labbra, senza controllarle. Neppure lei sapeva che cosa stesse facendo o perché. Stava semplicemente difendendo una persona innocente, o almeno, sperava che il Dio Greco fosse davvero una vittima del caso.
Per qualche interminabile secondo, il tipo rimase con la mascella serrata, lanciando occhiate dubbiose verso le spalle di Ambra, poi però rinunciò, e sputando per terra, fece un passo indietro.
"Ti sei salvato grazie alla tua amichetta, Coglione." Disse, stringendo il braccio intorno alla vita della sua fidanzata, prima di andare andare via.
Come se nulla fosse successo, tutti tornarono a ballare e bere. Ambra tirò un sospiro di sollievo.
"Che cazzo ti è preso?" Qualcuno la afferrò per il braccio. Ambra si voltò, ritrovandosi un Dio Greco furente e iroso che la fissava implacabile.
"Non c'è bisogno di ringraziarmi, tranquillo." Lei aggrottò un sopracciglio, sarcastica.
"Infatti, non ho intenzione di farlo. Non avresti dovuto metterti in mezzo. A cosa stavi pensando? Buttarti così in mezzo ad una rissa. E se quello stronzo non si fosse fermato e ti avesse presa a pugni? Capisci in che guaio ti saresti cacciata?" Sembrava ancora più arrabbiato di quanto non lo fosse stato prima, mentre affrontava il mastino.
Ambra abbassò la testa, sentendosi una bambina. La verità era che non aveva neppure considerato le conseguenze, aveva sentito soltanto l'impulso di aiutarlo, e lo aveva fatto.
"Lo avrei denunciato?" Rispose a mezza voce, non sapendo cos'altro dire.
"Tu..." Ma il ragazzo non riuscì a finire di parlare.
"Samuele! Che diavolo combini! Mi allontano per cinque minuti e tu ti metti in mezzo ai casini? Quanti anni hai? Cinque?" Un ragazzo si avvicinò al Dio Greco, talmente in fretta che non vide neppure Ambra, troppo occupato a constatare quanto gravi fossero i danni che l'amico aveva ricevuto. All'inizio Ambra si chiese chi fosse, ma quando l'ultimo arrivato si guardò intorno e la notò, lei lo riconobbe. Era quello che lei aveva rinominato il Moscone. Era uno dei tre ragazzi del locale.
"Non dirmi che ti sei menato con uno per questa qui? Non avevi detto che non fosse il tuo tipo?" Fece scontroso. Ambra si trattenne dall'insultarlo.
"Ambra! Ma si può sapere che problemi hai? Mi allontano per cinque minuti e mi ritrovo Ethan che mi chiama perché ti sei buttata in una rissa. Cosa sei? Un'adolescente in fase di ribellione?" Lisa afferrò l'amica per le spalle, guardandola negli occhi, cercando di capire se stesse bene o meno. Se la situazione non fosse stata tanto pessima, Ambra si sarebbe messa a ridere, per le parole che aveva usato. Avrebbe giurato che il Moscone avesse espresso lo stesso concetto pochi secondi prima, nello stesso identico modo. Era persino convinta che lui e Lisa avessero lo stesso sguardo preoccupato sulla faccia. Qualcuno avrebbe potuto scambiarli per parenti.
"Non dirmi che ti sei intromessa per salvare il culo a questo coglione! Nemmeno lo conosci!" Lisa si voltò, fulminando il Dio Greco e il Moscone con gli occhi.
Samuele, pensò Ambra, il suo nome era Samuele.
"Ho un dejavù." Borbottò Samuele. Sembrava irritato, piuttosto che divertito. "Non è successo niente. Smettetela di farne una questione di stato e tornate a fare quello che stavate facendo. Non ho voglia di starmene qui a discutere con voi." Disse poi, e senza nemmeno aspettare che qualcuno lo rispondesse, si allontanò, facendosi largo tra la gente. Il Moscone stette per fare lo stesso, ma prima si concesse una lunga e interessata occhiata verso le due ragazze che aveva davanti, o meglio, verso Lisa, che però non sembrò farci caso, più interessata ad avere delle spiegazioni dalla sua migliore amica.
"Mi spieghi che cosa è successo? E chi erano quei due fighi?" Disse non appena li vide allontanarsi, abbassandosi all'orecchio di Ambra per parlarle. La preoccupazione si era già trasformata in curiosità. Ambra alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
"Fighi? Sei seria? E poi, tu non stavi cercando di essere seria con Derek?"
"Avrò anche delle intenzioni serie con un ragazzo, ma questo non significa che io abbia perso la vista, mia cara..." Si giustificò, smuovendosi i capelli. Scoppiarono entrambe a ridere.
"Forza, andiamo dagli altri." Disse alla fine, Ambra. Avrebbe raccontato tutto a Lisa quando sarebbero tornate a casa. Un po' perché era ancora sconvolta da ciò che era appena successo, un po' perché non aveva la più pallida idea di come spiegarlo ad alta voce. Come poteva dire a parole qualcosa che non capiva neppure lei?
"Ambra, stai bene? Mi sono preoccupato da morire." Ethan le si fiondò addosso, guardandola con attenzione, seguito da Filippo, Clara ed Emma, mentre gli altri si mantenevano a qualche passo di distanza. Amba forzò un sorriso, rassicurandoli tutti.
"Si, tutto bene. Devo aver avuto una scarica di adrenalina o cose simili. Sapete: il gusto del brivido." Si giustificò ironica.
" Vuoi che ti prenda un bicchiere d'acqua? Vuoi tornare a casa?" Ethan era decisamente nel panico. Ambra si chiese se non fosse esagerato. Insomma, non aveva di certo schivato un proiettile, ed era certa di non essere stata vittima di un incidente; aveva soltanto difeso qualcuno in una rissa da bar, non le sembrava nulla per cui dare così tanto di matto.
"Ethan, sul serio. Sto bene, calmati." Avrebbe voluto essere più dolce, ma non appena quelle parole le uscirono dalle labbra, seppe di averle intrise di fastidio e acidità.
"Ma un bicchiere d'acqua sarebbe perfetto." Disse, infatti, subito dopo, cercando di recuperare.
Aveva notato che Ethan si era rabbuiato, e l'ultima delle sue intenzioni era quella di rendersi antipatica ai suoi occhi. Infondo lui stava solo tentando di esserle utile.
"Vado subito." Il ragazzo tornò a sorridere e si allontanò, facendo sospirare nuovamente Ambra.
"Io vado un attimo in bagno." Avvertì i suoi amici, che si erano seduti al tavolo, intorno a lei.
"Vuoi che ti accompagni?" Questa volta fu Emma a parlare.
Ambra scosse la testa, e si allontanò in fretta.
Da quando erano arrivati, poche ore prima, la gente era aumentata a dismisura, e le ci vollero diversi minuti prima che riuscisse ad arrivare sana e salva ai bagni.
Ovviamente quella non era la fine del suo viaggio, dato che la fila davanti alla toilette delle donne si estendeva lungo tutto il corridoio. Si guardò intorno, cercando una soluzione, ma tutto quello che riusciva a vedere erano ragazze ubriache, che si lamentavano davanti e dietro di lei. Sbuffò.
Probabilmente ci avrebbe messo meno tempo a tornare a casa, piuttosto che aspettare che quella coda si smuovesse.
Fece per andarsene e tornare dai suoi amici, ma andò a sbattere contro qualcuno.
"Attenta a dove metti i piedi, mocciosa." Ambra alzò lo sguardo, solo per incontrare due occhi severi e ormai familiari.
"Dovresti essere tu a prestare maggiore attenzione. Non tutti sono alti e allampanati come te, stronzo." Disse furiosa, guardando il Dio Greco dal basso verso l'alto, per l'ennesima volta in quella giornata infinita.
Stranamente, però, tutto quello che le ronzava per la testa era la preoccupazione che stesse bene. Aveva il naso rotto? Avrebbe smesso di sanguinare?
"Oh, bene. Quindi prima mi difendi in una zuffa con degli sconosciuti a costo di rimetterci le penne e poi mi insulti? Cos'è soffri di bipolarismo o cose del genere?" Non aveva tutti i torti, e Ambra lo sapeva, così si limitò a fissarlo nella maniera più truce che le riusciva.
"Aspetto ancora che tu mi dica grazie."
"Ti conviene trovarti qualcosa da fare mentre aspetti, perché credo che passerà un bel po' prima che questo possa succedere." Ridacchiò lui.
"Ci sei nato stronzo o hai imparato ad esserlo crescendo?" Se fosse stato chiunque altro, Ambra si sarebbe semplicemente fatta scivolare tutto addosso, eppure con quel tipo proprio non ci riusciva. Più lui si comportava da idiota, più lei aveva voglia di dargli una lezione.
"Presumo di aver fatto pratica con gli anni." Rispose il ragazzo, sfacciato. Ambra scosse la testa, scioccata dalla sua parlantina.
"Oh beh, allora ti lascio praticare con qualcuno che non sia io. Me ne vado." Non attese nemmeno di essere risposta, che lo lasciò lì, con le mani in tasca e il sorrisetto furbo ad incorniciargli il volto.
Quando tornò fuori, ad attenderla c'era solo Lisa, insieme a Derek ed Ethan. Il resto dei loro amici se ne era andato. Prese l'acqua offertagli da Ethan e lo ringraziò con un bacio sull'angolo della bocca. Ricordò che sulla pista da ballo, aveva quasi ceduto alla sua vicinanza, e per poco non lo aveva baciato. Se solo quel Samuele non li avesse indirettamente interrotti, lo avrebbe baciato sul serio? Non lo sapeva neppure lei. Ethan era un così bravo ragazzo...
"Torniamo al campeggio?" Propose Derek, prendendo Lisa per mano. Lei annuì.
"Sì, credo proprio che la serata sia finita." Sospirò Ambra. Lisa e Derek cominciarono a camminare davanti, e lei li seguì. Non riuscì neppure a fare due passi, che una mano afferrò timidamente la sua. Ethan guardava per terra, imbarazzato, ma le sue dita erano coraggiosamente allacciate a quelle di Ambra, che sorrise, intenerita.
Ethan era davvero gentile ed innocente, pensò.
Camminarono insieme per tutto il tempo, in silenzio.
Probabilmente lo avrebbe baciato sul serio se ne avesse avuto l'occasione, si disse.
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