A future they'll never have
Quattro bambini schiamazzavano allegramente in un parco giochi semideserto.
Poco distante, tre uomini e una donna osservavano la scena seduti su una panchina scricchiolante.
Ma l'incanto del luogo fu ben presto infranto da una bimbetta che si separò dal gruppetto per avvicinarsi alla madre, dalla quale aveva ereditato i capelli rossi.
-Mamma! Mi prendono in giro! Dicono che non posso giocare con loro perché sono piccola!-
La donna si infiammò all'istante.
-Ma sei solo due anni più piccola!-
Il ragazzo con gli occhiali quadrati, preannunciando la tempesta, provò a calmare la moglie. -Suvvia, la differenza di età, quando sono così piccoli, è presa molto sul serio...-
Inutile dire che le sue parole non servirono a niente. -Ciò non significa che devono trattarla male! Dimmi, è stato Harry?-
La bimba, tirando su col naso, scosse la testa. -No, era Victor!-
Sentendo il nome del colpevole, Remus lo chiamò a gran voce, e dal gruppo si separò un bambino dai capelli ricci e ribelli.
Il licantropo non fu sorpreso di notare negli occhi azzurro-grigi del bambino lo stesso scintillio di quelli del marito quando faceva uno dei suoi scherzi.
Erano passati ormai sei anni dal giorno in cui Victor e suo fratello John erano stati loro affidati, ma Remus ricordava ogni dettaglio.
Lui e Sirius erano comodamente sdraiati sul divano della loro nuova casa, quando sentirono suonare il campanello. Oltre la porta, trovarono tre o quattro funzionari del Ministero con in braccio i due gemelli di appena sei mesi. A quanto pare, erano i figli di Regulus e di un'altra Mangiamorte ribelle. Entrambi erano stati uccisi poiché avevano deciso di abbandonare il lato oscuro, ma avevano dato disposizioni affinché i bambini venissero affidati a Sirius e a lui soltanto.
Da allora, la vita dei due ventenni era cambiata per sempre. La massima esperienza con i neonati che avessero mai avuto erano i pomeriggi passati a fare i babysitter del piccolo Harry, quindi dovettero imparare molto. Ma, per loro fortuna, avevano i migliori amici del mondo.
Le parole del bambino riscossero Remus dalle sue elucubrazioni.
-Mi hai chiamato, papà?-
-Perché tratti sempre male Elizabeth? È perché è una femmina?-
-È lei che è antipatica, deve sempre intromettersi quando parlo con Harry e John di cose da maschi!-
Il sorriso sulle labbra di Sirius non lasciava presagire nulla di buono.
-Poverina, non può farci niente. Non è colpa sua se ha preso da sua madre!-
-Ehi!- esclamarono contemporaneamente le due rosse.
Nel frattempo, incuriositi da tutto quel baccano, erano arrivati anche gli altri due bambini.
-Che succede?- chiese Harry, lievemente confuso. James fece per rispondere, quando fu interrotto dall'altro bambino. -Liz e Vic stanno litigando, come al solito. Niente di interessante-.
Per quanto si assomigliassero, non era difficile distinguere i due gemelli. Tanto era dispettoso e vivace Victor, tanto era tranquillo e riflessivo John.
Due facce della stessa medaglia.
Come, d'altronde, i loro padri.
-E perché litigano?- riprese Harry, non ancora del tutto convinto.
A rispondere fu la sorella. -Perché mi tratta male. E anche voi lo fate.-
James alzò gli occhi al cielo. La piccola aveva preso il carattere facilmente infiammabile dalla madre, e quando si mettevano d'accordo erano assolutamente irremovibili. E lui certo non poteva fare affidamento sul placido e non troppo sveglio Harry per fare resistenza, quindi rinunciava persino ad opporsi.
-Ho fame- disse Victor, per distogliere l'attenzione da quel che aveva fatto o detto. Era un bambino incredibilmente furbo. Difatti subito al suo lamento si accodarono anche Liz ed Harry, mentre John li osservava con una lieve espressione di disapprovazione.
Un rumore li zittì, e tutti si voltarono a guardare le due figure che si erano appena Materializzate lì.
Peter, un enorme sorriso, teneva per mano la sua fotocopia versione bambina. -Vi spiace se vi lascio Abby per un pò?-
-Ma certo che no, Wormy!- rispose subito Sirius, per poi aggiungere -E tua moglie? Dov'è?-
Il sorriso dell'uomo si fece, se possibile, ancora più largo. -Sta per partorire!-
-Oh, è meraviglioso!- squittì Lily. Remus, invece, chiese -Avete finalmente deciso come chiamarla?-
-Spero non Edith come hai proposto!- aggiunse James ridacchiando.
Peter fece lui una linguaccia. -Abbiamo scelto Eleonore, ti va bene?-
-Sempre meglio!-
-Ora vai da lei, sbrigati!- disse la piccola Abigail, sotto lo sguardo sorpreso del padre, che certo non si aspettava di essere rimproverato dalla bambina più silenziosa del gruppo.
-Si, vado subito! Vi vengo a chiamare non appena nasce la piccola!- aggiunse, per poi Smaterializzarsi.
-Crescono così in fretta!- disse James, fingendo di asciugarsi una lacrima, con in sottofondo la risata simile ad un latrato di Sirius e, perfino, qualche risolino di Remus.
Lily e Lizzie erano tutte impegnate a strillare su quanto fosse fantastica quella notizia.
Harry e Victor fantasticavano su tutti gli scherzi che avrebbero potuto fare insieme alla nuova nata. O meglio, Victor raccontava, e Harry stava a sentire, cercando di intervenire non appena il primo smetteva di parlare per riprendere fiato.
Poco distante, invece, Abby e John si guardavano senza fiatare.
-Ciao, Abs- disse lui, abbozzando un timido sorriso.
-Ciao John!- rispose lei, arrossendo all'istante.
-E così...- intervenne lui, dopo qualche secondo -...ora avrai una sorellina! Non è fantastico?-
-Si...- rispose la bambina, sorridendo.
-Non mi sembri poi così entusiasta...- osservò lui.
-È che... ora lei sarà sempre al centro dell'attenzione... e io verrò trascurata...- rispose lei, lo sguardo alle sue scarpe.
-Se può consolarti- aggiunse il bambino, distogliendo gli occhi da quelli chiarissimi di lei -Io non ti trascurerò. Preferisco decisamente te ad un esserino che non sa ancora né parlare né camminare-
La piccola lo guardò. -Grazie, John. Per essere sempre così-
-Per te ci sarò sempre, te lo garantisco- affermò lui scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Restarono per un pò ad osservarsi in silenzio, incuranti del mondo che li circondava, fino a quando la vista di Abby non fu oscurata da un tornado noto come Elizabeth Potter, venuta a cercare sostegno nella "cuginetta" per chissà quale vendetta contro Victor.
La biondina si alzò riluttante, rivolgendo a John uno sguardo di scuse.
Il bambino rimase lì, solo, fin quando non sentì qualcuno sedersi per terra accanto a lui.
-Ti piace, eh?-
John sobbalzò a questa voce, e si voltò, per vedere i suoi stessi occhi nel volto incorniciato di capelli lunghi.
-Io... si, papà. Abbastanza-
Sirius sorrise, sentirsi chiamare in quel modo era impagabile.
-Purtroppo Liz ha una specie di talento per il rovinare i momenti romantici. E questo, con buona pace di James, è una cosa che ha preso dal padre-
Il piccolo lo guardò, meravigliato. -Anche lo zio interrompeva sempre te e papà?-
L'uomo ridacchiò. -Oh, altrochè! Credo che se non fosse stato per lui, io e Rem ci saremmo messi insieme molto prima!-
Il bambino sorrise, lui e Sirius non parlavano molto. Tra i due, era Remus quello con cui andava più d'accordo. -Non mi racconti mai di voi due- osservò.
Sirius sembrava sorpreso da quell'affermazione. In effetti, raramente parlava di loro due con i suoi figli. -Perché non voglio che tu ti senta... come dire... strano... solo perché io e lui... stiamo insieme, ecco-
Ecco, quel dialogo stava prendendo una piega inaspettata. Era sempre abbastanza in imbarazzo quando, durante una conversazione con i gemelli, l'argomento cadeva sulla sua vita sentimentale.
E John se ne accorse, per cui si affrettò ad aggiungere -È tutto ok. Non fa alcuna differenza per me o Vic. Ci siamo abituati, non è assolutamente un problema. Solo... io vorrei sapere di più su di te. Su di voi. Come avete capito di essere attratti l'uno dall'altro, come vi siete messi insieme... Di me ti puoi fidare, se vuoi che non lo dica in giro- disse, speranzoso.
L'uomo sorrise, provando un brivido di ammirazione per quel bambino che, a soli sei anni, aveva capito tutto.
-Ma certo che mi fido del mio ometto!- esclamò, per poi aggiungere sottovoce -Facciamo così: domattina presto, quando gli altri sono a dormire, io e te andiamo a farci un giretto, così possiamo scambiare quattro chiacchiere. Okay?
-Okay!- rispose il bambino, tutto orgoglioso di avere la fiducia del padre.
-Ora và da lei, che a Liz ci penso io!-
Disse facendo l'occhiolino, per poi andarsi a sedere con gli altri.
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