Genesi
Per tutti, o quasi, giunge il momento in cui si arriva alla famosa boa, gli si deve girare attorno e via proseguire verso il ritorno. Ebbene è proprio così: la boa è posta lì, al traguardo parziale dei miei primi quarant'anni ed io mi appresto a girargli attorno.
Ora quei miei venticinque lettori (cit. Manzoni nei promessi sposi) che stanno leggendo queste prime righe potrebbero subito pensare - eccone un'altra che fa il resoconto, tira le somme e ce le propina su un ennesimo libro trito e ritrito, visto e rivisto! - Non vi biasimo, lo farei anch'io! Ma fortunatamente il titolo parla chiaro "I miei prossimi quarant'anni", quindi è improbabile che vi faccia il resoconto della mia vita pre-quaranta, anche se non potrò prescindere dal fare riferimenti al passato per parlare di un prossimo futuro.
Ma da dove è nata la scintilla che mi diede l'input a cominciare questo libro? Come detto, per tutti, o quasi, arriva la soglia dei quaranta e allora, effettivamente, cominci a pensare: "che contributo ho dato all'umanità?" o più semplicemente "ma che diavolo ho fatto in tutto sto tempo?".
Il pensiero, anche se ben mascherato, è sempre costante nella mente, e più ti avvicini al giorno fatidico, il tuo compleanno, e più ci pensi. Ne parli con qualcuno, così tanto per riderci sopra, fai due chiacchiere con la saggia amica del cuore, nel mio caso Nadia, e scherzando le dici - "mmm e adesso che faccio? I miei primi quarant'anni sono stati già scritti..."- ed è il quell'istante, in quel preciso istante che la battuta diventa una nuova realtà da provare - "Scrivi i tuoi prossimi quarant'anni!" .
GENIALE!!! Non puoi che pensarla così. Tanto scontato, quanto geniale. E solitamente se io reputo che una cosa sia geniale e ne valga la pena, mi ci butto a capofitto...solo alla fine saprò se la genialità effettivamente c'era o meno.
Che ci volete fare! In fondo io credo che la vita sia come il monopoli: tiri il dado, avanzi la pedina fino alla casella corrispondente al numero indicato, cogli le opportunità del momento accettando di volta in volta gli imprevisti e le probabilità.
Già, le probabilità...come sì può cogliere una probabilità senza avere il coraggio di rischiare? Ed è questo che è fondamentale nella mia vita: la consapevolezza di potermi giocare tutte le probabilità che mi si pongono durante il cammino, indipendentemente da come vada a finire il gioco.
Rischiare dunque, ma attenzione, il rischio non deve essere sconsiderato, per quello ci sono gli imprevisti della vita che già ti sviano dal cammino. Il rischio deve essere un rischio ponderato, un rischio misurato secondo le reali capacità senza chiedere a noi stessi di imbarcarci in qualche cosa che non conosciamo, o meglio, non precludiamoci alcuna possibilità, ma prima di accettare la sfida prepariamoci nel modo corretto per essere sicuri di affrontare il rischio con le dovute cautele. In ogni caso, nonostante tutti i calcoli, le cose potrebbero non andare come sperato: maledetti imprevisti!
Potreste sicuramente dirmi "ma allora che gusto c'è a rischiare?" ed è per questo che vi domando "Vi lancereste da un aereo senza paracadute?" oppure "Percorrereste l'autostrada a 200 KM orari in ora di punta e contromano?" o ancora "Puntereste tutto sul cavallo perdente, e a poker sareste così sicuri di giocarvi il piatto se in mano avete solo una misera coppia svestita e i vostri avversari sono noti campioni?"
Io credo che non avrete risposto affermativamente a tutte le mie domande. Perché? Semplice, se si ha anche solo un briciolo di razionalità non si piò pensare di andare comunque alla cieca rischiando in prima persona tutto sè stesso, altrimenti non staremo più a parlare di rischio ma di follia. Anche se devo ammetterlo a volte dei sogni ci sembrano talmente concreti e fattibili che nel nostro calcolare il rischio, inspiegabilmente, riusciamo a togliere dalla nostra vista i reali fattori a sfavore... e allora ecco il rischio volutamente non calcolato che a volte può portarci alla fine del gioco troppo presto.
Oggi il mio rischio calcolato è questo: scrivere un libro sui miei prossimi quarant'anni, volerlo pubblicare e rimanere seduta a guardare la polvere che gli si accumula negli anni, oppure, vedere che il libro desta il giusto interesse e il favore di critica tanto da farmi vincere il premio Pulizer...Ecco questa potrebbe essere una cosa da fare nei miei prossimi quarant'anni: vincere il premio Pulizer.
Ma andiamo per gradi.
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