Rifugio
Era martedì mattina, puzzavo da far schifo, la mano mi pulsava talmente forte che a fatica tenevo il volante, guidai con la testa vuota tanto che, in modo totalmente automatico, mi trovai davanti casa di mio padre. Ormai non era più lucido, aveva con sé una badante che pagava con la sua pensione. Salii al secondo piano della mia vecchia casa, quella casa che avevo sempre sentito come un rifugio. Il luogo in cui tornavo bambino e mi sentivo protetto da tutto e tutti. Bussai, la filippina mi aprì e, squadrandomi da cima a piedi, esclamò "Oh signole, quasi non la liconoscevo. Ma cosa ha combinata?" Erano dieci anni che stava in Italia ma il suo italiano era ancora molto incerto. Mi fece entrare pregandomi di non fare rumore perché mio padre stava riposando: i momenti in cui stava tranquillo erano veramente radi e quando era sveglio ormai, non essendo più troppo lucido, era diventato anche un po' pesante e, a tratti, aggressivo.
Mi fece accomodare in cucina, mi diede una tazza di caffè caldo, andò nella stanza da letto a recuperarmi dei vestiti decenti e puliti da farmi indossare e mi preparò un bel bagno caldo.
Ero lì in cucina, sorseggiavo lentamente il mio caffè guardando attorno i suppellettili che ornavano l'ambiente. Ogni oggetto mi faceva tornare alla mente qualche evento, qualche piccolo ricordo che affiorava alla memoria dandomi un certo non so che di rilassamento misto a depressione.
Sulla cappa d'acciaio, che sovrastava il piatto gas dei fornelli, c'erano disposte tutte le calamitine che compravamo a ogni viaggio. Una in particolare attrasse il mio sguardo: Estartit, Spagna.
Avevo finito la terza media superando brillantemente gli esami con valutazione di ottimo e lode. Ricordo mia madre attaccata al telefono a informare tutti gli amici e i parenti di quanto fosse stato bravo il proprio ometto ed io, davanti a lei, rosso in viso e anche un po' scocciato. Non so perché, ma mi dava profondamente fastidio che mia madre ogni volta che succedeva qualche cosa che mi riguardava doveva informare il mondo intero: la prima cacca nel vasino, la prima fidanzatina, il primo dentino, il primo brufolo, etc... era imbarazzante. Però so che il suo era solo puro orgoglio di mamma.
Quando finì di lodarmi con tutti, mi chiese che regalo volessi per la mia promozione ed io le risposi che volevo andare in Spagna. Lei mi guardò un po' stupita, forse si aspettava che volessi l'ultimo ritrovato tecnologico del momento o qualche gioco elettronico, non lo so, però fu contenta della mia scelta.
Partimmo in luglio e andammo sulla Costa Brava all'Estartit. Fu una vacanza indimenticabile, visitammo i paesi circostanti come Pals una splendida cittadina medioevale, dove il tempo pareva essersi fermato. Andammo sul Nautilus, una barca che faceva il giro di alcune isolette e poi in un punto preciso si fermava per far osservare dal fondo vetrato della chiglia i pesci più strani che avessi mai visto. Mia madre soddisfò ogni mio desiderio e tutti e tre eravamo felicissimi: sembravamo il classico modello di famiglia da pubblicità. Credo che quello sia stato uno dei periodi più belli della mia vita, solo che a quell'età non me ne rendevo conto.
Passi tutti gli anni della scuola con un forte desiderio di diventare grande. Credi che oltrepassare la soglia dei diciotto anni ti tolga dagli obblighi e ti dia dei superpoteri. Vivi i primi diciotto anni con la sofferenza di colui che si sente in prigione e non importa se la tua famiglia sia una famiglia modello o meno, quello che importa é quella sensazione d'insofferenza che contraddistingue tutti in questa fase. Si nasce, si vive i primi anni nell'ingenuità più totale e poi crescendo sembra che il tuo mondo non cresca con te, sembra che tutto diventi sempre più stretto e non vedi l'ora di sfondare il tetto e gridare al mondo intero: liberoooo!
Io mi sentivo così e non riuscivo in quel momento ad assaporare quanto di bello c'era nell'aria. Poi, una volta oltrepassata quella soglia ti rendi conto che ciò che credevi ci fosse dall'altra parte era solo una chimera e la vita, all'improvviso, prende un ritmo così veloce che non riesci a stargli quasi dietro e quando meno te lo aspetti, ti guardi indietro e ti accorgi che il tempo è volato via... Un grande uomo del nostro tempo, Steve Jobs, disse che è impossibile unire i puntini guardando il futuro, che essi si possono unire solo guardando all'indietro. Sosteneva che si doveva avere fiducia perché in qualche modo, nel futuro, i puntini si sarebbero potuti unire. Ma più guardavo indietro e più quei fantomatici puntini della mia vita anziché unirsi scomparivano...forse il mio errore è sempre stato quello di non credere in qualche cosa.
Spostando lo sguardo verso l'ingresso di casa notai il mio diploma appeso alla parete ingrigita dal tempo. La scuola superiore. Mamma mia quante cazzate ho fatto con i miei compagni di classe! Quegli anni che allora sembravano interminabili durarono veramente troppo poco. La maturità arrivò anche per me e i miei compagni, eravamo tutti in ansia, chi passava ore di notte a studiare un programma che durante l'anno aveva snobbato alla grande, chi continuava a fare esercizi di fisica, chimica e matematica con la speranza che quelle formule apprese, una volta tanto, prendessero forma e dessero dei risultati consoni al procedimento, chi non gliene fregava un cazzo e continuava a divertirsi. Ma la maturità era arrivata e con essa il tempo dei primi veri grandi addii...
Cinque anni condivisi con un gruppo di ragazzi che nel tempo sono diventati quasi fratelli. Mi sembra ieri quando appena quattordicenne entrai nel grande atrio della scuola accolto dal professor Bernasconi di Italiano, non conoscevo nessuno dei miei nuovi compagni di avventura, eppure mi sembrava di essere stato con loro da sempre. Le urla dei professori infuriati quando anziché ascoltare le lezioni ci tiravamo dietro palline di carta e areoplanini. Il primo tema di Carletti dove scrisse scuola con la Q, la prima gita fuori Italia, le prime cotte, l'ora del lunedì saltata dal 50% della classe perché si doveva discutere il campionato, gazzetta alla mano. I furti del cancellino, la presidenza che era come una seconda casa per la maggior parte di noi.... Sono talmente tante le cose che sono accadute che non riesco a elencarle tutte. E poi tutti quelli che c'erano, che sono entrati e usciti dalla classe come meteore, chi è arrivato a metà dell'opera... la maturità quel momento in cui cominci ad avere un passato di ricordi spensierati che non torneranno mai più.
"Signole, signole! Il suo bagno è plonto" Mi risvegliai come da un dolce torpore, la ringraziai e mi diressi in bagno. M'infilai nella vasca calda fumante e mi sentii rinascere.
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