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Vampires!AU [Maria Sara X Harem]

POV MARIA SARA 

Nella mia vita non ho mai conosciuto un vampiro, nè tanto meno un lupo mannaro, sapevo della loro esistenza ma vivevo in una zona non molto aperta ad essi.

Nonostante ciò nè io nè mia madre eravamo mai state razziste rispetto alle razze diverse dagli umani, ma mia madre ha davvero esagerato forse. Un mese fa si è sposata con Camillo Idrailgag, un uomo che viveva insieme al figlio di diciassette anni a Galatina. L fredda e cupa Galatina residenza di milioni di creature dell'occulto, il quale ovviamente, Camillo era.

Mio fratello invece non lo è, il suo nome è Marvin e non ha ereditato i poteri sovrannaturali dei Vampiri. Lui è un ragazzo dolce, carino, gentile ma ogni tanto mi dà una sorta di sensazione strana, come se qualcosa non fosse giusto, come se mi stesse nascondendo qualcosa.

Probabilmente sono io, mi sento anche molto in colpa a sentire quella pelle d'oca quando mi tiene le mani con quelle dita fredde, perchè il mio pensieri va diritto nel mondo dei morti, nel mondo dei vampiri. Ma io lo so, lo so che non lo è.

Io non sono spaventata dai vampiri, l'unico problema è che queste creature geneticamente cercando una donna umana da maritare e accassare, l'unica da cui poi useranno per nutrirsi. Ecco perchè i vampiri sposati sono tranquilli, docili e come dei normali umani, dall'altro canto dei vampiri giovani, nei loro anni di pubertà, risultano aggressivi e depravati. Molti di loro nascondono la loro identità così da non allontanare le possibili spasimanti, e avolte ho la brutta sensazione che anche mia madre è stata incastrata in questo modo. Però lei è radiosa,raggiante, e non posso certo permettermi di dirle di rinunciare alla sua felicità. 

Ieri era comunque stato il grande passo, io e mia Madre ci eravamo entrambe trasferita nella loro villa e io sarei andata nel liceo lì vicino. Marvin mi aveva subito avvertito della quantità  di vampiri in quell'istituto, e che mi sarei dovuta fidare di lui e di nessun'altro, neanche delle ragazze.

Ciò mi aveva molto stupito, vi erano delle ragazze che erano disposte a stare con altre ragazze? Da quando sono piccola non mi è mai stato detto niente del genere, probabilmente stava solo esagerando, non esiste niente del genere.

La divisa era molto strana, una gonna corta e delle calze autoreggenti, rigorosamente nere, mentre la parte superiore era una camicetta bianca accompagnata da un gigante fiocco rosso e una giacca formale scura.

Quella maschile era praticamente identica, solo che prevedeva un pantalone e una cravatta rossa. Marvin ci stava davvero eccellentemente in essa, accentuava la sua pelle chiara e i suoi azzurri occhi.

"Pronta?" disse Marvin sorridendomi calorosamente mentre mi teneva per la mano, un passo e sarei entrata nei cancelli di quella scuola gigantesca. Sembrava un castello antichissimo, aveva un sapore di antico e mistico.

Io annuì arrossendo leggermente. ero così felice di averlo accanto.

Erano appena finite le prime due ore di lezione, erano passate velocemente e avevo anche fatto amicizia con la mia vicina di banco, il suo nome era Fortuna. Mi sento così grata di avere una piacevole compagna in classe, infondo Marvin è un anno più grande di me e quindi non è nella mia stessa classe.

Fortuna è estroversa e divertente, i suoi capelli arricciati e arruffati la descrivono perfettamente. E' stata lei ad interagire con me, a rivolgermi la parola in quel modo così grazioso e amichevole, sono tutti così gentili in questa scuola?

"Mi accompagneresti a comprare la merenda?" mi chiese poi la ragazza mentre cercava il suo portafogli, accettai entusiasta. Mi sentivo più al sicuro in sua presenza. Infondo, lei sicuramente non era un vampiro, giusto?

Quando arrivammo davanti alle macchinette non vi era nessuno, era una stanza molto isolata rispetto alle aule, anzi non vi erano neanche le macchinette. Era una stanza completamente vuota, completamente dispersa, completamente buia.

"Non pensavo fossi addirittura così ingenua", la voce di Fortuna da quell'ironico divertente si era trasformata al sibilio di un serpente, "pensavo che un'umana che s'iscrive in una scuola di solo vampiri fosse più prudente e intelligente," sentivo le sue unghie lungo il mio collo.

"Sai a me non piacciono le ragazze, ma come posso farmi scappare una preda così dolce e sopratutto vergine?" sibilava nelle mie orecchie la ragazza che credevo umana e proprio come me.

Dalla poca illuminazione potevo solo percepire la presenza di fortuna di fronte a me, ma potevo sentire le sue unghie e le sue dita fredde accarezzarmi il collo. Ero completamente pietrificata, mi sentivo inerme e sola.

Ma quando sentii qualcosa di duro e bagnato premermi sul collo, quando il brivido che mi percorse la schiena al pensiero che quelli fossero i canini di un vampiro fecero sì che raccolsi tutto il coraggio e la forza nelle mie braccia e la spinsi, per poi scappare fuori da quella stanza e il più lontano possibile.

Sentivo il fiatone e la testa mi faceva male, ma soprattutto non avevo idea di fin dove avevo corso. Dove mi trovavo? Sembrava essere la parte opposta dell'istituto, ma non potevo di certo cercare a vuoto la mia classe.

Eppure non avevo nessuno a cui chiedere, nessuno a cui confrontarmi, dov'era Marvin in questi momenti?

"Le serve una mano?" una voce profonda disse alle mie spalle, mi girai e dietro di me vi era uno studente di questa scuola, ma probabilmente più grande di me. Aveva i capelli lunghi raccolti in una coda e l'andamento di un reale.

"Uhm, si in realtà" dissi un po' titubante, questo ragazzo sembrava anche meno rassicurante di Fortuna e guarda com'era finita. Però avrei sempre potuto approfittare della sua gentilezza e poi scappare dalle grinfie del suddetto. O magari era solo un lupo mannaro, un mago e un elfo.

"Mi sono persa, sono Maria Sara Enottob e vado in prima A", il ragazzo mi sorrise e mi aruffo i capelli, arrossì di colpo. Non mi aspettavo un gesto tanto affettuoso.

"Sei fortunata, sono un rappresentante d'istituto quindi conosco gli orari e le classi come le mie tasche" la sua voce profonda ora suonava più rilassante e giocosa, "Seguimi pure dolce donzella", disse infine ammiccando, peggiorò solo il rossore sulle mi guance.

Finalmente arrivammo davanti alla 103 e mi si illumianrono gli occhi, ero davvero riuscita a tornare sana e salva!

"Se mai avrai di nuovo bisogno di me, non esitare a chiedere, mi chiamo Salvatore" salutò il tanto affascinante rappresentante d'istituto, aveva un effetto molto bello e impossibile ai miei occhi, molto del ragazzo più grande che non potrai mai raggiungere.

Sospirai al pensiero di avere una storia d'amore come quelle nelle favole, l'amore non mi aveva mai davvero emozionata, avevo avuto davvero tante cotte ma mai nessuno mi aveva preso completamente. Eppure però l'amore mi affascinava, fantasticavo e disegnavo e scrivevo a rigaurdo, ma mai mi accadeva qualcosa di straordinario come la me protagonista dei miei film.

Quando entrai in aula vidi che il posto accanto al mio era libero, lo zaino e il resto dei quaderni di Fortuna erano stati spostati nell'ultimo banco infondo a destra. Lei stava chiacchierando animatamente con due sue amiche, come se nulla fosse successo. E fu solo in quel momento che lo capii.

Fortuna si era seduta accanto a me solo per avvicinarmi, solo per tastare il terreno, solo per veder quanto fossi ingenua. Infondo lei stessa ha detto di non avere una preferenza per le donne e non aveva fatto molta resistenza alla mia fuga.

Chissà se davvero corro un pericolo in questa scuola, chissà se davvero non posso fidarmi di nessuno. Chissà se davvero esistono delle donne che accetterebbe di maritarsi altre donne.

Oramai la campanella era suonata, le lezioni stavano per ricominciare e io mi sedetti piena di nuovi pensieri, problemi e domande.

"Allora com'è andata questa prima giornata?" la voce solare e calorosa di Marvin mi diede il benvenuto appena uscita dalla classe. Il fatto che mi avesse aspettata mi aveva riempito di gioia.

Lo abbracciai, mi venne istintivo farlo dopo tutto ciò che era successo. Lui mi strinse forte, molto forte, sentivo le sue dita premermi sui fianchi, mi stava facendo quasi male. Mi allontanai, "Mi sei mancata e quindi ho sentito il bisogno di abbracciarti un po così, mica ti ho fatta male?" mi sorrise riprovevole il ragazzo, io scuotei leggermente la testa e gli dissi che mi era mancato molto anche lui.

Mi dimenticai completamente di rispondere alla sua domanda iniziale, ma mi sentivo meglio così. Volevo dimostrargli che potevo vivere da sola in quell'istituto grazie alle mie sole forze, e che non doveva passare il tempo ad aspettarmi o a tenere sott'occhio.

La prossima volta, promisi a me stessa, di dimostrarmi più forte e distaccata nei suoi confronti all'uscita di scuola.

Appena arrivati a casa veni mi accolti dal buon odore di pasta al sugo di mia madre, almeno una cosa non era mai cambiata. Marvin ringrazio del pasto ma rifiuto pacatamente, dicendo che era solito passare il pranzo a scuola e la cena a casa dei suoi amici, e che quindi non si dovrebbe preoccupare di cucinare per lui. Mi dispiaceva non dover passare neanche un pasto della giornata con mio fratello maggiore ma non volevo causargli altri fastidi costringendolo a cambiare le sue abitudini.

Il giorno dopo arrivo con più calma di quello precedente, mi ero svegliata con la voglia di essere più intraprendente e migliore di ieri. Avevo anche intenzione di farmi dei nuovi amici, cercando attentamente le creature non vampire della classe.

Infatti i vampiri erano di gran lunga i più pericolosi in un liceo. La loro smania e natura di dover trovare una sposa, soprattutto durante l'adolescenza, li rende manipolatori, aggressivi e non curanti dei pensieri altrui.

Dall'altro canto vi erano gli umani, gli elfi, i lupi mannari e i maghi. Di tutti loro, i secondi più pericolosi erano ovviamente i lupi mannari. Essi si trasformavano forzatamente in creature canidi mostruose allo scoccare della luna piena, ma per il resto delle loro vite risultavano essere persone per lo più normali. O comunque riuscivano a nasconderci eccellentemente nella comunità umana.

A seguire vi erano gli elfi, essi erano delle creature dal quoziente intellettivo elevato e superiore alla normalità. Si narra che alcuni riescano anche a prevedere io futuro.

I maghi invece erano coloro di più vicini agli umani, infatti si trattava di esseri umani con una semplice predisposizione al mondo dei sovrannaturali. Ed infine ovviamente, vi erano noi umani, noi semplicissimi umani.

Mi sedetti al mio banco, aspettandomi fosse ovviamente vuoto ma accanto a me vi era una ragazza dai corti capelli castani e molto minuta. Nel banco di fronte, il quale ieri era vuoto, vi erano due ragazze, tutto il trio era probabilmente composto dalle uniche tre ragazze che ieri erano assenti. Flavia, Fabiana e Fiamma se ricordo bene.

La ragazza che era di fronte a me appariva molto bassa, dai corti capelli di un fiammeggiante rosa e il sorriso raggiante. Direttamente accanto a lei vi era una giovane dal taglio netto ai capelli castani, l'atteggiamento da superiore ed era molto più alta rispetto alle sue due amiche.

"Ehy, ma sei nuova?" mi chiese la ragazza seduta accanto a me, aveva una voce molto dolce e carina. Mi stava davvero simpatica a pelle. Io annuì in risposta.

"Piacere io sono Fabiana, sono nella sezione degli elfi," aveva un atteggiamento molto calmo e rilassante, mi sembrava di essere al sicuro, "Loro sono Fiamma, una maga" disse indicando la ragazza più bassina, la quale alzo la mano per salutarmi, "e Flavia, nella sezione dei lupi mannari", concluse rivolgendosi all'altra ragazza, che sorrise calorosamente.

Non raccontai loro la mia esperienza, non volevo creare dell'astio in classe, infondo non ero neanche arrabbiata con Fortuna. Non era colpa sua e credo che in un qualche modo mi voleva insegnare che non potevo fidarmi di tutti, e soprattutto non di coloro che non mi dicevano in che sezione erano.

Uscii nel giardino della scuola, le ragazze erano rimaste dentro a parlare ma io avevo sinceramente bisogno di una boccata d'aria. Era anche molto presto e il sole batteva forte sull'erba, quindi non vi era praticamente nessuno all'esterno, soprattutto nessun vampiro.

"Non ti conviene stare lì al caldo" riconobbi quella voce, era molto chiara nella mia testa, era quella del rappresentante d'istituto che avevo incontrato ieri.

Salvatore era davanti alla porta che conduceva fuori, con una mano davanti agli occhi, probabilmente accecato dal sole forte, e un sorriso caloroso. A differenza di Marvin, i sorrisi di Salvatore mi incute amo protezione e mascolinità, più che affetto e amore. Ma in qualche modo mi piacevano.

Lo raggiunsi e lo ringraziai per le attenzioni, si stava dimostrando davvero molto gentile nei miei confronti. Camminammo insieme fino all'atrio poi venne urgentemente chiamato dalla professoressa di filosofia.

"Ricordi come si torna in classe vero?" disse ironicamente con un occhiolino, io risi sonoramente mentre lo salutavo.

Decisi di andarmi a dare una rinfrescata in bagno prima di tornare in classe, stare quei dieci minuti al sole mi avevano fatto sudare leggermente, e non sopportavo la sensazione.

Quando entrai in bagno, era completamente vuoto, quindi mi dirigei tranquillamente verso il lavabo.

Mi abbassai per bagnarmi le gote, poi mi rialzai e guardai nello specchio. Dietro di me potevo vedere due ragazze, poi il buio.

Quando mi risvegliai ero legata a una sedia, ero probabilmente in un aula vuota che in quell'ora non era utilizzata. Infatti la sedia su cui ero legata era quella dietro alla cattedra, quella che di solito utilizza il professore. Non ero legata eccellentemente, anzi sembrava molto raffazzonato, una soluzione all'ultimo.

Di fronte a me vi era ciò che non mi sarei mai aspettata, le due ragazze di prima stavano discutendo molto animatamente con Salvatore.

Quando all'inizio lo vidi, e ancora non potevo percepire bene i suoni, mi sentii al sicuro. Era lì, era probabilmente venuto a salvarmi, a liberarmi. Stava litigando con le due giovani per me.

La più bassa aveva i capelli corti di un azzurro tinto, ma la sua compagna era messa peggio, la sua capigliatura era fosforescente, era completamente ritinta. La prima era seduta su un banco, che guardava come la sua amica litigava con Salvatore, lì osservava e si intrometteva una volta tanto.

Poi finalmente iniziai a riprendere la facoltà di sentire, ma insieme a quella venne anche il dolore. Un dolore lancinante al collo, sentivo un qualcosa di viscido che scorreva fino al mio braccio. E quando ebbi il coraggio di abbassare lo sguardo. Vidi che era sangue.

Quello era sangue, quel sangue proveniva dal mio collo. Ero appena stata morsa?

"Senti non mi pare un buon affare" la voce della ragazza seduta mi distrasse, notai il cartellino accanto al suo zaino, il suo nome era Luisa. Aveva un atteggiamento calmo, rispetto a quello della sua compare, "Neanche a me" sbuffo poco dopo l'altra ragazza.

Salvatore incrocio le mani, e sospiro un paio di volte, "Cosa vorreste in più? E smettila di sbuffare Maria", concluse con una voce profonda e sincera, sembrava meno finta e 'preimpostata' di quella che usava con me. Quella che compresi chiamarsi Maria sbuffo e poi fece la linguaccia, lasciando ridere sia Luisa che Salvatore. L'atmosfera di quella stanza era in realtà pacifica, come poteva esser così tranquilla con una ragazza legata ad una sedia.

"Capisco il concetto che lhai vista prima, ma se ci tenevi così tanto avresti dovuto morderla e renderla tua fin dall'inizio" Luisa disse avvicinandosi al ragazzo, il quale la abbraccio, giocherellando con i suoi capelli. Aveva questo atteggiamento con tutte? No in realtà il loro sembrava molto più familiare e amichevole di come egli sorride, abbraccia, e interagisce con me.

"Sai, non sono rude come voi" rispose Salvatore in monotono, ma con una leggera ironia che non gli mancava mai, "Devi anche comprendere che quella è oro per due lesbiche, sai quanto è raro aver una sposa per una vampira?" leccandosi le labbra e gli appuntiti canini rispose Maria.

Il dolore scomparve e con esso tutti i piani che ragionavo, quindi esistevano davvero. Davvero una di quelle due ragazze mi volevano prendere in sposa? Me? Una ragazza?

Osservai colei che era lontana dalla coppia di ragazzi, era alta, bella, dallo stile eccezionale e la personalità pungente. Rimasi in qualche modo estasiata dalla nuova informazione.

"Ma lei sceglierebbe me" disse Salvatore fiero e compiaciuto, "mi piace corteggiare e ingannare le mie vittime, e quella poverina sceglierebbe me, sempre e solo me".

Il mondo mi cadde addosso. Mi aveva mentito. Fin dall'inizio. Fin dal suo aiuto. Anche quando si era preoccupato che fossi al sole. Era tutto solo un modo per avermi. Non aveva mai provato un interesse o un amore per me.

Ci ero cascata di nuovo. Di nuovo. Mi ero fidata ciecamente di colui che mi sembrava così buono e normale, di cui che mi donava quel senso di protezione.

All'improvviso mi sentii al sicuro nel solo pensiero che potessi essere rapita da Maria, che lei mi potesse possedere e che io potessi fare la vittima inconsapevole. Che avrei finto di soffrire, ma almeno avrei evitato che lui mi potesse avere.

Non sentivo nulla, né quel dolore, né il ribrezzo del mio sangue, né qualcos'altro. Però quando mi stavo per abbandonare nel silenzio del accettazione...

Mi ricordai degli abbracci di Marvin. Mi ricordai di come egli si era sempre occupato di me, e preso cura di me.
Mi ricordai delle ragazze che avevo conosciuto oggi, di come saremmo potute diventare amiche. Mi ricordai di essere riuscita a perdonare Fortuna, e come avessi addirittura pensato fosse importante per la mia vita.

Non potevo gettare tutto ciò e lasciarmi morire nelle braccia di quella vampira.

Come ricordavo la corda che mi teneva legata era allentata, e il mio braccio ne usciva facilmente.
Mi toccai istintivamente il collo, ero pronta a sentire i due tipi fori che praticavano i vampiri, ma invece scoprii che avevo una ferita accanto all'orecchio, che me lo squarciava in due.  Avevo completamente perso il lobo.

E' probabilmente in questo modo che son riuscite a farmi svenire nel bagno poco prima, ma non son riuscite in tempo a mangiarmi. Io, ero ancora salva. Io stavo per rinunciare a tutto quando ancora non ero stata morsa.

Presa dalla nuova follia e dal nuovo coraggio slegati cautamente le corde alle caviglie, non mi avevano ancora notata.
Quell'aula si trovava al piano terra e il sole era ancora alto. La mia unica via di fuga era defenestrarmi e scappare al sole, non mi avrebbero potuto raggiungere.

E così feci, corsi veloce e senza rimorsi mi gettati dalla finestra. Vidi gli occhi di Maria che mi guardavano con saccenza, come quelli di una fiera che fossi riuscita a scappare. O forse era solo la mia immaginazione.

Corsi velocemente all'unica meta che conoscevo, l'unica meta che ritenevo sicura, la mia casa.
Spalancai la porta ma non vi era mia madre né Camillo. Non li sentivo né li vedevo. Erano le tre del pomeriggio, quindi la scuola era sicuramente finita, quindi corsi all'estremo delle mie forze a cercare Marvin.

Aprii la porta di camera sua speranzosa e lo vidi lì con le cuffie davanti al suo amatissimo computer.
Egli si giro e stava per chiedermi qualcosa quando mi guardo inoridditio e terrorizzato.

Iniziai a piangere compulsivamente mentre mi stringevo nel suo freddo abbraccio. Ma tutto ciò che avevo imparato mi portò a pensare che quel freddo abbraccio doveva significare qualcosa.

Non potevo scansarmi da mio fratello, non avevo né la forza né il coraggio di farlo e di crederci. Ma sentivo il mio stomaco che mi stava martellando con l'idea di scappare anche da quel posto sicuro.

Ma per l'ennesima volta il mio buonismo mi tradì, e non feci nulla.

E fu troppo tardi quando sentii i suoi canini mordermi.

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