CAPITOLO II -today is not your day-
"Be happy"
Era questa la scritta in nero su una tazza variopinta, con righe gialle e blu, che Marc Evans ogni mattina, quando faceva colazione, leggeva mentre sorseggiava il primo caffè della giornata.
«Che cazzo hai da essere felice?»
La voce roca era di un uomo sulla trentina, vestito nero, occhiali scuri, guanti in pelle. Anche la Smith and Wesson 327 puntata sulla tempia destra di Marc, legato e imbavagliato al tavolo come un porco che si prepara per essere scannato, era di quell'uomo.
Il sicario posò la tazza che stava rigirando nella mano sinistra sul lavello della cucina.
«Allora i soldi?» E spinse ancor di più la canna sulla tempia.
Soldi? Quali soldi? Doveva un attimo riorganizzare le idee... aveva combinato qualcosa, ma cosa? Poi, per un attimo, l'immagine di un tavolo verde. Aveva forse giocato a poker?
«I debiti di gioco vanno pagati!»
Si c'aveva giocato.'Fanculo a lui, ma con chi?
«Al Boss i debiti non piacciono sai?»
Fra tanti stronzi proprio contro il re di quest'ultimi aveva deciso di giocare?
The Boss era il capo della più importante e potente organizzazione criminale della "City". Tutti lo sapevano, come tutti conoscevano la sua nota "scala delle antipatie". La "scala delle antipatie" era una sorta di metro che il malavitoso applicava sia negli affari che nella vita quotidiana. Se eri negro, zingaro od ebreo era meglio non avvicinarsi, neanche con lo sguardo, a The Boss. Ma c'era infine un'ultima "categoria", che occupava senza dubbio il gradino più in alto e più odiato e Marc Evans, che il pomeriggio precedente aveva giocato a poker contro di lui, aveva perso tutto e con la scusa di andare in bagno era riuscito a scappare da una finestra, vi era rientrato automaticamente: quella dei debitori.
Nella mente di Marc iniziavano pian piano a riaffiorare con ordine i ricordi: fuga, biglietto solo andata per l'Europa, casa, valigie, puzza di cloroformio, porco.
Nell'ultima mano era convinto che le sue quattro donne potessero bastare contro qualsiasi punto del boss. Puntò tutto e andò al rilancio, rilanciando anche soldi che non aveva. Ma quando the boss rivelò la sua scala reale, Marc si rese conto che le sue quattro inutili puttane non ce l'avevano fatta. Ma quanto aveva perso?
«Allora ce li hai o no 500.000 dollari?»
Ma il bastardo ora leggeva anche nella mente?! E chi aveva una somma del genere?!
Come c'era finito in quella situazione? Lui di solito se li studiava bene i suoi polli! Ah sì! Un suo amico, che era in debito con lui di 10.000 dollari gli aveva procurato "un idiota unico, mai visto prima e pieno di soldi per giunta". E quando s'era ritrovato davanti The Boss s'era accorto che in realtà l'idiota era lui. Vatti a fidare di chi sta in debito con te. In un'altra vita lo avrebbe ritrovato il suo caro amico e gliela avrebbe fatta pagare cara, questa ormai stava scivolando via come un buon bicchiere di wiskey mandato giù tutto di un fiato, con lo stesso identico risultato: bruciava. Gli bruciava dentro perché aveva ancora tante cose da fare, mille stronzate a dirla tutta, ma al di là di queste una seria: riappacificarsi con suo fratello.
Il sicario con uno sguardo di finta compassione disse:
«Sembra che tu oggi finirai male...»
D'improvviso un cellulare squillò. Il sicario, continuando a tenere sotto tiro Marc, mise una mano nel taschino destro della sua giacca nera, lo prese e rispose:
«Salve Boss, sto terminando quel lavoro... come dice?! Capisco» pausa interminabile di silenzio «... le mie più sentite condoglianze! Chi è stato? ...Ah! E c'entra anche lui?! Non avrei mai pensato, che ingrato... l'altro è partito da poco? Va bene me ne occuperò personalmente, quei due morti e la donna a lei! E questo stronzo?» e guardò Marc «D'accordo... ossequi Boss.»
Il sicario chiuse il cellulare e si avvicinò a Marc con il viso (la pistola sempre puntata sulla tempia).
«BANG!!» Urlò.
A Marc per poco non prese un infarto e se la fece sotto nel vero senso della parola!
«Ma che schifo che fai!» Disse con disgusto «Se fosse per me ti avrei scuoiato vivo seduta stante, e non è tanto per dire... ma il boss ha deciso di dare massima priorità ad un'altra faccenda!» Rise come riderebbe una iena.
«E non tentare di scappare perché sarai tenuto sott'occhio.» Continuò lui estraendo da una tasca un biglietto aereo con scritto su "Parigi".
Perfetto! Fottuto alla grande!
Mentre si stava arrovellando il cervello su come potersela cavare, si iniziarono ad udire dei lamenti per strada, e un profumo di incenso entrò nella casa di Marc mescolandosi perfettamente con la puzza della sua merda. Il sicario si affacciò alla finestra. Sorrise. Tornò da Marc, lo liberò, lo portò alla finestra e ridendo gli disse:
«Guarda!»
«Che c'è da ridere? È un funerale.» Rispose Marc.
«Si ma non è il tuo.» Disse il sicario allontanandosi verso l'uscio di casa.
«E allora?» Chiese Marc.
«Be happy.»
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