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CAP X - wild guns-

«Fottuto.»

Questa era la parola che gli piaceva più di tutte. Nel dirla gli si riempiva la bocca e in quell'attimo gli sembrava di essere un Dio dispensatore di morte. Sì perché "fottuto" lo diceva sempre alle sue vittime prima di infliggere loro il colpo finale. Coltelli, seghe, pistole... cambiavano i mezzi, ma quella parola mai. E quelle faccine che facevano, prima di morire: a volte così tristi, a volte così disperate, così supplichevoli! Quanto godeva nel vederli esalare l'ultimo respiro, perché ciò significava che lui era rimasto in piedi, vivo, ancora una volta, che era il più forte di tutti... forse. Forse poiché nella sua stessa organizzazione c'era un tale, che chiamavano Beast, bravo quanto lui. O più di lui?.

No! Non poteva essere.

E così Hyena non si sa da quanti anni se la stava tenendo in serbo lì sulla punta della lingua, quella parolina magica per quella persona. Solo che era un collega, non poteva, per di più molto importante, uomo mooolto fidato del boss... the Big Boss.

No... non poteva.

E allora giù a pregare che "l'impiegato modello" prima o poi la commettesse qualche cazzata, una bella grossa.

E prega e spera, e spera e prega alla fine qualcuno sentì le sue suppliche, sicuramente qualche entità superiore, perché il rivale aveva dato di matto peggio di lui, uccidendo molti suoi vecchi "compagni di merende" per... proteggere una donna.

Pazzia!

«Ahia!» La troia che si stava portando appresso, più che come ostaggio, come garanzia che il suo rivale fosse puntuale alle 14:00 nel teatro abbandonato Phoenix, inciampò su uno scalino.

«Dai, alzati!» La esortò «E muoviti!» Disse e, strattonandola per un braccio, la tirò su'. Un gruppo di signore, la più giovane delle quali doveva avere 70 anni minimo, che si trovavano a passare lì, iniziarono a lanciargli delle brutte occhiate.

«Suvvia cara, se non ci sbrighiamo faremo tardi.» Le disse con un sorriso smagliante. Poi, rivolgendosi cordialmente al gruppo di anziane, le salutò: «Buona giornata, belle signore.»

Le mummie contraccambiarono e continuarono per la loro strada.

«Vecchie! Sempre a farsi i cazzi degli altri.» Disse lui ritornando al suo umore originale. «Fosse stata un'altra giornata ce le avrei mandate subito, ma oggi no, non voglio nessun tipo di complicazione... Tu non sai da quanto sto aspettando questo giorno.» disse rivolgendosi a lei tutto eccitato, come un bambino la notte di Natale, che non vede l'ora di scartare il regalo. Ma lei non rispondeva, aveva paura... e faceva bene. Era una cosa naturale che gli altri avessero paura di lui, dovevano temerlo tutti... ma perché lui no? Sempre quell'aria da superiore, quell'atteggiamento da bel tenebroso... Dio quanto non lo sopportava!

«Aaahh! Eccolo finalmente!» Il teatro iniziava a intravedersi da lontano. Cominciò ad affrettare il passo.

«Le 14:00... prega che ci sia.» Disse alla donna con tono minaccioso.

Lei cadde di nuovo, stavolta lo fece apposta, forse per dare qualche secondo in più a Beast, nel caso non fosse ancora arrivato. Hyena se ne accorse, le strinse una mano intorno al collo e disse:

«Non confondere la pazzia con la stupidità. Fallo di nuovo e...» guardò i suoi occhi lucidi, non c'era bisogno di aggiungere altro, aveva capito. «Cammina! E non stare lontana da me più di un passo.»

Giunsero a destinazione. Le porte erano chiuse, le spalancò, gli enormi stipiti scricchiolarono. Lui era lì, in fondo, seduto su una panca, mani unite in una silenziosa preghiera. Dal soffitto pendeva, a mezz'aria sopra il palco purpureo, un crocefisso enorme in legno, reduce da chissà quale scenografia smantellata, appeso al soffitto per mezzo di tre funi.

Hyena tirò fuori la pistola e, avanzando, cominciò:

«Io mi alzerò e andrò da mio padre...» sparò un colpo che trancio' la prima fune.

«... e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te...» secondo sparo, altra fune tagliata.

«... non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.»  Ultimo colpo.

Il crocefisso cominciò a precipitare.

La bestia si alzò in piedi.

Il pazzo parlò, ma il crocefisso toccò il pavimento.

Vi fu un boato assordante che coprì le parole di Hyena.

La prostituta, che si trovava lì ad un passo di distanza, non riuscì a sentirlo.

Ma Beast sì, o meglio lesse il labiale, serrò i pugni e rispose:

«Sì, lo so.»

Lei stava per andargli incontro quando lui la fermò puntandole la canna in mezzo alle scapole, poteva sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, sembrava potesse esplodere da un momento all'altro:

«No, no, no, no, nooo... ma quanta fretta di far diventare rosso questo bel pavimento. Mi sembra di avertelo già detto, non più di un passo.» Poi, rivolgendosi al rivale, indicandogli il palco gli disse: «Su! Sali su! Questo sarà il tuo ultimo spettacolo.»

«È così che vuoi dimostrare di essere il più forte? Vuoi uccidermi facendoti scudo con lei?» Gli disse Beast salendo le scale. La sua voce era innaturalmente calma e pacata. Ma come faceva? Avrebbe voluto strappargli la lingua, anzi no! Sicuramente una volta morto gliela avrebbe strappata.

«Ehi, mi hai preso per un vigliacco?» Gli rispose in tono di sfida «voglio gustarmelo il tuo sangue... te lo farò uscire tutto, con le mie stesse mani. Così non ci sarebbe gusto.»

«E allora lasciala andare! Volevi che fossi qui ed eccomi!» la guardò. Lei stava lì zitta, non riusciva a dire e a fare nulla, neanche a tremare... stava zitta ed aspettava che i due decidessero della sua vita. Poi insistette:

«Ci sarebbe solo d'intralcio.»

«Mmm... ma sai che hai ragione? Prima però mettiamo in chiaro una cosa.»

«Quale?»

«Le armi della sfida. Nella mia infinita magnanimità lascio a te la scelta.»

La bestia stette un po' lì a pensarci su, poi si guardò i pugni, che continuava a tenere chiusi e disse:

«Sai... è sempre stato un mio grandissimo desiderio ammazzarti di botte.»

«Caspita signori...mani nude. Sì, ci sto! Ci sto!» Rispose lui tutto eccitato, di nuovo come il bambino nella notte di Natale, che, alla fine, scartando il regalo vi aveva trovato ciò che aveva sempre desiderato di più. «Ora prendi le tue pistole e lanciale verso il pubblico. Magari con un inchino... non essere scortese!» Gli ordinò.

«Tu sei pazzo.»

«Scusa, ma non li senti?»

«Chi?»

«Gli spiriti delle nostre vittime, sono tutti qui, al gran completo, pronti ad aspettare che uno di noi due muoia, hanno pagato un biglietto molto caro: il costo è stato la loro vita. Cerchiamo di non deluderli.»

«Ripeto: tu sei pazzo.» Ma le voci lui le sentiva veramente. «E comunque ne ho una sola.» Disse estraendo il cannone dalla fondina dietro i pantaloni, dopodiché lo fece scivolare fino a farlo arrivare al centro davanti la prima fila.

«Tu hai due pistole, non provarci.»

«No! Una l'ho lasciata a Ilary!»

Hyena rise di gusto, in quel modo fastidioso per il quale gli era valso quel soprannome che portava:

«Tu che ti separi da uno dei tuoi due inseparabili cannoni? Ti ha dato proprio alla testa questa donna.»

Il volto della puttana divenne triste, lui se ne accorse e infierì:

«Vediii? Così le spezzi il cuore poverina.» Nel dire questo le diede un buffetto sulla guancia. Beast non rispose, ma lui lo sentì distintamente digrignare i denti.

Hyena la spinse in avanti, ma lei rimase ferma lì dov'era. «Ehi! Tranquilla, puoi fare anche più di un passo ora, ti sto lasciando andare.»

«Aspetta!» Disse Beast «devo parlarle un'ultima volta.»

Lui sbuffò, poi acconsentì:

«Sbrigatevi. Ah! Voce alta, voglio sentirvi. E niente scherzi.»

La prostituta lo raggiunse all'altra estremità del palco e si fece in avanti per baciarlo, ma lui la scostò. Questo la ferì più di qualsiasi proiettile.

«Ascolta, varcata quella porta voglio che tu faccia delle cose.»

Annuì.

«Vattene via dalla City, lontana. Qui dentro...» e mise una mano dietro la tasca dei pantaloni, subito Hyena alzò l'arma puntandogliela contro, ma lui lo tranquillizzò «portafogli, solo un semplice e banale portafogli.» Disse mostrandoglielo. Poi rivolgendosi di nuovo a lei: «Qui dentro troverai la mia carta di credito con il codice, ci sono un po' di soldi sopra che ti dovrebbero permettere di rifarti una vita altrove. Non passare neanche per casa a fare le valigie, non perdere tempo.»

«D'accordo.» Disse lei prendendolo.

«E cercati un lavoro pulito, lascia stare quello schifo.»

«Va bene.» Cominciò ad arricciarsi le punte dei suoi lunghi capelli rossi.

«E cresci nostro figlio con tutto l'amore del mondo. Tutto l'amore che io, da piccolo, non ho mai avuto.»

«Te lo prometto.» abbassò lo sguardo, una lacrima le scese giù. Poi gli chiese:

«Prima, quando quel pazzo ti ha parlato e tu hai risposto "Sì lo so!"... che cosa ti ha detto?»

«Che era inutile pregare, perché non c'è più nessun posto per me.»

«Non è vero.» Disse dandogli un debole pugno sul petto al quale seguirono molti altri, mentre lei ripeteva.

«Non è vero...» e asciugandosi le lacrime «e lo sai, stronzo che non sei altro, che un posto qui dentro» Disse indicandosi il cuore «per me ce l'avrai sempre.»

Lui la prese e la baciò. Le ferite dentro di lei si cicatrizzarono.

«Se nasce femmina...»

«Come la vuoi chiamare?»

«Rose, come mia madre. Se invece dovesse essere maschio...»

«Sì?»

«Lascio a te la scelta del nome.» Lui la strinse fortissimo ma Hyena li interruppe:

«Oh cazzo! Mi sta per venire il diabete con tutto questo miele! Adesso basta.»

«Sì hai ragione... basta così.» Disse il rivale rimboccandosi le maniche della camicia.

«Ora va via Mary, e non tornare per nessun motivo al mondo.»

Lei iniziò ad incamminarsi verso l'uscita, quando guardò indietro per un'ultima volta, e urlando gli chiese:

«Qual è il tuo vero nome?»

Ma lui era già cambiato, quel piccolo spiraglio di umanità che aveva appena aperto, lo aveva subito richiuso e ne aveva buttato la chiave dove nessuno avrebbe potuto più trovarla. Le sue vene pulsavano e il suo sguardo ora era quello di un demone. Quella era la parte di lui che Mary non aveva mai conosciuto, e mai avrebbe voluto conoscere. Non era così che lo doveva ricordare, e, conscia del fatto che lui non le avrebbe risposto, si girò ed uscì dalla porta.

«Oooh! Finalmente a noi.» Disse Hyena, gettando anche lui la pistola verso il centro della prima fila a pochi metri dall'arma del rivale «Con tutte quelle cazzate sentimentali mi stavi uccidendo, ed ora invece... dovresti guardarti: stupendo! Ed è così che ti voglio! Il killer che ho sempre conosciuto, non il chierichetto del cazzo, santo protettore delle uxoricide.»

«Per uccidere un mostro ci vuole un altro mostro.»

Hyena si levò i guanti neri, gli occhiali da sole, il vestito scuro e, scrocchiandosi le dita, disse:

«Concordo.»

E cominciarono.

Non vi era nessuno stile o tecnica particolare nel loro modo di picchiare. La loro era rabbia pura. Non schivavano volutamente i colpi l'uno dell'altro, perchè ad ogni colpo ricevuto l'odio aumentava, e così ogni colpo che avrebbero inferto successivamente avrebbe fatto più male. Il rosso del loro sangue si mischiava e confondeva sul tappeto purpureo, mentre le travi di legno sotto di loro cominciarono a scricchiolare.

Una serie di pugni ben assestati colpirono in pieno viso Beast, lo zigomo sinistro gli schizzò via, barcollò all'indietro. Hyena si portò le nocche al naso e le annusò, poi rivolgendosi a lui, ancora rintronato, disse:

«Sai, non appena avrò finito con te e quei due mi prenderò una bella vacanza... una vacanza che dedicherò tutta alla ricerca della tua puttana, e la troverò lo sai, solo che non sai cosa le potrò fare.»

Beast, sentendo ciò, fece un fulmineo scatto in avanti, prendendo in pieno, con tutta la sua forza, lo stomaco di Hyena, che si piegò in due indietreggiando di qualche passo, ma nel contempo gli mise ambo le mani dietro la nuca, l'altro fece lo stesso e disse:

«Forse non hai capito... nessuno di noi due ne uscirà vivo oggi.»

Hyena gli sorrise e rispose:

«Allora vuol dire che ci rincontreremo all'inferno per continuare la nostra sfida.»

Si diedero una testata cadendo tutti e due dal palco, vicino alle loro pistole.

Riuscirono a rialzarsi a fatica, prendendole, poi la bestia disse:

«Mi sono un po' scocciato... a mani nude ci vuole troppo tempo, facciamola finita una volta per tutte.»

«Che guastafeste che sei, non sai proprio stare al gioco.» Poi vide che lui cominciò a guardarsi intorno stranamente e gli domandò: «Che c'è?»

«Ora li sento anche io.»

Hyena sputò per terra un miscuglio di saliva e sangue:

«L'hai detto tu stesso che nessuno di noi due ne uscirà vivo oggi no? Ci reclamano. Vediamo di non farli aspettare oltre.»

Iniziarono a crivellarsi di colpi, cercando tutti e due di rimanere in piedi, ma caddero in ginocchio, l'uno di fronte all'altro e, quasi simultaneamente, puntarono la canna della loro pistola sulla fronte del nemico. Hyena, raccogliendo le sue ultime forze disse:

«Fottuto.»

Fece fuoco, ma nessun proiettile uscì. Era scarica... i tre colpi sparati alle funi del crocefisso quand'era entrato nel teatro... che amarezza.

Beast alzò il cane.

«Abbiamo dato veramente un grandioso spettacolo oggi, non trovi?» disse Hyena con tono amareggiato.

«Sì.»

«Vai allora... atto finale, ultima scena.»

Sparo.

Silenzio.

Sipario.

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