Capitolo 2
Sorrido e mi avvicino di qualche passa alla ragazza cercando di non spaventarla, anche Booby mi segue, sto cercando di capire se è ferina, ma non mi sembra.
<< Ciao, io sono Faith, qual è il tuo nome? >>
Arrossisce e tira un po' su con il naso << Mi chiamo Monica >>
<< Monica... Hai un nome davvero molto bello >> prendo un fazzoletto dalla mia borsa e glielo passo, continuo ad osservarla mentre si soffia il naso mantenendo lo sguardo basso.
Avvicinandomi mi rendo conto che più o meno è alta quanto me, forse ha un paio di centimetri in più.
<< Sei ferita Monica? Non ti senti bene? >>
<< Sta bene, non sono ferita >>
<< Ok. Cosa c'è che non va allora? Perché piangevi? >>
<< Tu non sei di qui vero? Non ti ho mai vista prima >>
<< No, sono di una cittadina qui accanto, vengo dalla collina >> dico indicandole la direzione.
<< Oh... A breve verrò trasferita anch'io là. Sai, per finire la scuola >>
<< Bene, il liceo è davvero accogliente e gli insegnanti sono molto preparati >> dico nella speranza di tranquillizzarla un po'.
<< Sei una volontaria? >> è senza dubbio un tipo curioso.
<< No, sono qui per lavoro con i miei fratelli, sono un'architetta >>
<< Capisco... >>
<< Vuoi dirmi perché piangevi? >>
<< È troppo imbarazzante >> mormora arrossendo tutto d'un botto.
<< Sono sicura che non è così, se stavi piangendo vuol dire che è importante >> continua ad evitare il mio sguardo ed allora insisto << Allora? Puoi dirmelo avanti, non riderò >>
<< Ecco... È stato distrutto tutto, ho provato a chiedere ai volontari e dove hanno tutte le scorte per gli sfollati... Più che altro ci sono maschi qui a giro, al momento, e sembra proprio che, io, sia l'unica ad essere... si insomma, sai no? In quel periodo del mese. Quindi stavo cercando di scavare qua a torno visto che prima abitavo qui, ma non riesco proprio a trovare niente e... Inizio a non sapere proprio cosa fare >> ammette infine con un gemito d'imbarazzo.
Tutto d'un tratto capisco perché trovava così imbarazzante, molte ragazze anche dopo l'università continuano a non trovarsi a proprio agio con l'argomento.
Crescere con cinque fratelli maschi particolarmente impiccioni diventa molto più semplice acquisire confidenza con questo genere di cose, soprattutto perché molte volte si rivelano incredibilmente utili.
<< Aspetta, io ne porto sempre qualcuno d'emergenza nella borsa >> mi appoggio di lato iniziando a scavare tra le mille mila cose all'interno di quella che, io, chiamo borsa ma sarebbe più appropriato chiamarla borsone visto che c'è, letteralmente, di tutto.
Alla fine ne esco vincitrice << Ecco, sono solo quattro, non moltissimi, ma domani mattina presto sarò di nuovo qua e se mi vieni a cercare là mi troverai con un pacco intero. Questi ti vanno bene? O forse ne preferisci di una misura o marca diversa? >>
Monica li prende con crescente imbarazzo << Grazie, questi vanno benissimo, sei molto gentile >>
<< Ma figurati tesoro, se non ci aiutiamo tra ragazze come si fa? >> domando retoricamente sorridendole << Posso chiederti, dove sono i tuoi genitori? >>
<< Sono sola >>
<< Cosa? >> chiedo un po' scioccata.
<< Si, insomma, mio padre è morto quando ero molto piccola e mamma... Lei è morta da poco >>
<< Oh bambina, mi dispiace moltissimo, so cosa si prova, anch'io ho perso il mio papà >> la osservo meglio e non capisco come possa essere sola.
<< Ehm... io avrei proprio bisogno di andare in bagno >> mormora alzando gli assorbenti per farmi capire.
<< Ma certo, vieni, ci sono i bagni chimici vicino al tavolo che ti dicevo, magari potresti sederti un po' con me e farmi compagnia, ci facciamo due chiacchiere >>
<< Ok... >>
Monica va al bagno, mi siedo e faccio segno a Booby di rimettersi comodo. Pochi minuti e Monica si siede al mio fianco.
<< Quanti anni hai? >>
<< Ho diciotto anni ma sto ancora finendo la scuola, ho perso un anno scolastico quando è morto papà >>
<< Quindi devi fare l'esame tra un mese? >>
<< Esatto >>
Mi prendo qualche secondo prima di riprendere a parlare << Tesoro, capisco che tu sia maggiorenne, ma non puoi restare da sola... >>
<< Non sono sola. Pensavo mi sarei dovuta trasferire in città, a casa di mio zio, invece ha detto che, visto tutte le mie perdite, non voleva farmi trasferire così lontano. Insomma, sta chiudendo casa sua e sistemando delle cose, ma dovrebbe raggiungermi all'inizio della prossima settimana anche se, sicuramente, sarà molto preoccupato. Ho perso il telefono e non sono ancora riuscita a contattarlo >> mentre parla vedo che ci sta ragionando su ed è preoccupata.
<< Conosci il suo numero a memoria? >> le chiedo mentre tiro fuori il cellulare porgendoglielo.
<< Io... Grazie, mi dispiace incredibilmente approfittare così della tua gentilezza ma... >>
<< Non dire sciocchezze >> la interrompo << Chiama tuo zio >>
La osservo mentre compone il numero, per darle un po' di privacy mi rivolgo a Booby << Vai a chiamare Drew pelandrone, avanti su! >> lo incito e lui non se lo fa ripetere due volte, scatta via scodinzolando come un forsennato.
Se c'è un comando che esegue benissimo, se non glielo richiede Andrew, è quello di andare a chiamare il suo padrone.
<< Ha il telefono staccato >>
<< Se abita lontano probabilmente è già su un aereo >>
<< Gli sto incasinando un sacco la vita, non sai quanto mi dispiaccia creargli tutti questi problemi e disturbi >> ammette affranta sospirando.
Le metto una mano sulla spalla stringendola << Gli adulti quando fanno qualcosa è perché ci hanno pensato molto ed è la soluzione migliore per tutti, quindi non cruciarti troppo ok? >>
<< Faith! Tutto bene? >> la voce di Andrew mi arriva forte e chiara.
Come ogni volta che c'è una demolizione, è pieno di sudore mischiato a polvere, ha la mascherina per bocca e naso in mano, la indossano sempre, per una questione di sicurezza, perché non si sa mai cosa potrebbero inalare.
Mi alzo sorridendogli << Fratelloneeeee!! >>
<< Cosa vuoi? Quando mi chiami così è perché vuoi qualcosa >> brontola lanciando un'occhiata veloce a Monica.
<< Andrew lei è Monica, Monica lui è il mio fratellone Andrew >> li presento usando il mio tono più dolce.
Andrew fa un cenno a Monica facendo una smorfia << Ripeto la domanda... Che vuoi? >>
<< Chi ti dice che io voglia qualcosa? >> lo guardo alzare un sopracciglio con scetticismo.
Si gira alzando la mano << Me ne torno a lavorare >>
<< Drew!! Ok, è vero, devo chiederti una cosa! >> gli urlo incrociando le braccia al petto.
<< L'avevo detto che voleva qualcosa >> dice a Monica girandosi ed esprimendo al meglio il concetto con un'alzata di occhi che la fa ridere.
Sentirla ridere mi rincuora abbastanza da dar corda a mio fratello, che evidentemente ha capito che la ragazza ha bisogno di distrarsi un pochino, e far la finta offesa.
<< Allora? Cosa vuoi piccola zecca? >>
<< Tu ed i ragazzi dovreste venire con me per una piccola ricerca >> lo guardo sbattendo gli occhi cercando di convincerlo.
Andrew mi guarda un attimo accigliato, sposta lo sguardo su Monica che abbassa gli occhi in imbarazzo, quando torna a guardare me lo guardo seriamente facendo un lieve cenno verso la ragazza al mio fianco e lui capisce subito.
<< Siamo parecchio in anticipo rispetto agli altri che non hanno neanche iniziato le demolizioni quindi direi che si può fare, vado a chiamare i ragazzi, voi aspettatemi qui >> si gira e, con le mani in tasca, torna all'interno dell'edificio dicendo a Booby di andare a chiamare i gemelli nel supermercato.
<< Stai per conoscere quasi tutti gli altri miei fratelli >> le annuncio risedendomi e sorridendole.
<< Quanti siete? >> domanda curiosa facendomi sorridere ancora di più.
<< In totale siamo sei, Andrew è il più grande, poi ci sono Jay, Edward e Clayton ed infine ci siamo io e mio fratello gemello Nathan. Li conoscerai tutti tranne Nate, lui tornerà definitivamente a casa l'anno prossimo, è ripartito ieri per la guerra, fa parte dell'esercito >> le spiego brevemente.
<< Accidenti, siete tanti >> commenta sorpresa.
<< Nessuno di noi si è mai sentito solo >> ironizzo.
Per molte persone la mia famiglia è un po' strana visto quanti siamo, ormai al massimo i genitori d'oggi hanno due o tre bambini, di certo non sei come i miei, ma noi siamo stati un po' un caso, mamma e papà non credevano mica di avere due coppie di gemelli, di cui una trigemini.
Capisco che sono tutti in arrivo quando il fracasso dei picconi e dei martelli che si schiantano contro le poche pareti rimaste in piedi si ferma, poco dopo infatti riemergono, pieni di polvere e con le mascherine tirate in testa tutti i miei fratelli.
<< Ragazzi vi presento Monica >> mi giro verso la ragazza in questione che li guarda con gli occhi sgranati << Monica, loro sono i miei fratello, tutti tranne uno. Andrew l'hai già conosciuto mentre, quello con la maglia nera è Jay, poi c'è Edward ed infine c'è Clayton, mr. maglietta bianca quando c'è del lavoro da fare... >>
<< Si, lo so, non c'ho pensato stamani, c'ha già pensato Jay a sfottermi ampiamente >> commenta Clay alzando un pollice in direzione del gemello.
<< Piacere di conoscerti Monica! >> esclama allegro, come sempre, Jay.
Vedo Monica sbattere gli occhi ancora un paio di volte confusa prima di riprendersi e rispondere timidamente << Piacere... >>
<< Lo so, siamo tre e siamo identici fisicamente, in biologia ci definiscono trigemini >> le spiega Edward sorridendole capendo il suo imbarazzo.
In generale hanno sempre razioni del genere nelle donne, anche quando sono da soli riescono ad affascinare qualsiasi essere dal sesso femminile, insieme poi è come se ci fosse una fugga di cervelli generali, soprattutto durante i primi incontri.
<< Per mia fortuna, non abbiamo anche lo stesso carattere altrimenti sarei noioso come questi due >> scherza Jay spingendo i gemelli.
I ragazzi sono fantastici, vedendo chiaramente che, Monica, era intimidita hanno cercato di metterla a suo agio e direi che ci sono riusciti perché adesso sta ridendo del loro teatrino.
<< Allora... Di che ricerca ci occupiamo? >>
Guardo Andrew << Dobbiamo spostarci, cerchiamo di recuperare qualcosa >>
<< Un tesoro nascosto? >>
<< Una sorta potremmo dire >> rispondo a Clay << Il tesoro di Monica >>
<< Cosa? >> è chiaramente confusa.
<< Vediamo se riusciamo a recuperare qualche ricordo dei tuoi genitori prima che sia tutto irrecuperabile, ok? >> le sorrido e vedo chiaramente commozione nei suoi occhi.
<< Davvero? >>
<< Davvero >> facciamo strada ai ragazzi.
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