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Capitolo 15



Anche se non gli avevo dato alcuna conferma sto andando da Mason, come mi ha "chiesto" tramite messaggio, l'altro ieri sera.

Impedire ovviamente, che sono alquanto scocciata perché so già di che argomento ci troveremo a disquisire e, anche se ho avuto un'intera giornata, non mi sento minimamente pronta ad affrontarlo.

In realtà da parte mia è abbastanza sciocco visto e considerato che non ho niente da nascondere. D'accordo Oliver mi avrà pure baciata, ma non è detto che qualcuno, oltre noi, debba saperlo, dopotutto né io né Oliver siamo dei chiacchieroni pettegoli.

L'altra sera quando ha portato Monica non mi ha dato il minimo sentore del fatto che fosse cambiato qualcosa tra di noi. L'incontro è stato abbastanza naturale, non c'è stato neanche dell'imbarazzo, non so se sia stato perché non c'è stato il tempo che si creasse però di certo non ce n'é stato il minimo sentore, credo che neanche Monica si sia accorta di niente.

Insomma, non c'è nulla di cui preoccuparsi, è tutto apposto, si Oliver mi ha baciata, ma è stato solo un momento, come ha detto gli serviva solo per poter superare questa cotta momentanea nei miei confronti.

È così che, dopo essermi auto rassicurata, prendo la mia borsa, chiudo la porta di casa a chiave, scendo le scale per uscire dal palazzo, salgo in macchina e mi avvio al pub di Mason.

È piuttosto presto, sono solo le quattro del pomeriggio, ma a quest'ora, oltre a Mason, non c'è mai nessuno. In questo modo evitiamo orecchie indiscrete e posso stare tranquilla che, la nostra conversazione, rimarrà privata.

Mentre guido continuo a ripetermi che non c'è niente di cui agitarsi, io e Mason ci faremo una bella chiacchierata. Potrebbe essere un buon momento per distrarmi e, magari, chiarirmi il motivo di tanta agitazione, ultimamente sono sempre più irrequieta e non riesco a darmi una calmata.

Sono sicura che finirò per subire un terribile terzo grado, cosa che detesto anche perché mi ritrovo sempre sommersa da una raffica infinita di domande alle quali, dopo un po', non so più come rispondere per la confusione.

La cosa è abbastanza esasperante, è più divertente farlo un terzo grado che riceverlo anche perché, ogni volta, mi ritrovo sempre a non capirci più niente e Mason ne è il re.

Forse avrei fatto meglio ad andare da mamma, i suoi interrogatori sono meno serrati e più ordinati rispetto a quelli di Mason. Lui proprio per confonderti spara domande a raffica ed a caso, non segue un senso logico, però arriva sempre a quel che desidera sapere, in un modo o nell'altro.

Per fortuna nessuno dei ragazzi ha mai fatto una cosa del genere, anche loro hanno sempre subito interrogatori da mamma. Ok, ora che ci penso forse Nate me ne ha fatto uno una volta ed io l'ho fatto almeno una volta ad ognuno dei miei fratelli.

Mi faccio coraggio un'ultima volta prima di chiudere la macchina ed avviarmi al locale.

<< Mason? >> entrando lo chiamo per fargli sapere che sono lì.

Aspetto praticamente alla porta, non mi sembra di sentire nessun movimento quindi inizia a venirmi il dubbio che il mio amico si trovi al locale, ma quando ricordo che la porta era aperta ed io sono entrata, mi rendo conto che, solo il pensiero che, Mason, non sia qui, è assurdo.

<< Mason ci sei? Sono Faith >> riprovo a chiamarlo.

Mi inoltro all'interno del locale, avviandomi verso il bancone, continuando a ricevere solo silenzio in risposta inizio a preoccuparmi.

<< Mason! >> questa volta urlo << Dove sei? >>

Metto mano nella borsa alla ricerca del cellulare. Compongo il numero per le emergenze mantenendo la mano nascosta così, nel caso di necessità, posso lasciare il telefono in borsa e far partire la chiamata per poter allarmare chi di dovere.

<< Mason se pensi di farmi uno scherzo sappi che non è affatto divertente >> sono certa che dalla mia voce si possa capire perfettamente l'ansia che sto provando.

Da dietro al bancone, oltre la porta della cucina, si sente un rumore, come di mestoli che cadono ed un'imprecazione. È così che, cambiando idea sul numero giusto da chiamare, cerco in rubrica velocemente il numero in questione e facendo partire la telefonata.

Dopo neanche due squilli risponde << Faith? >>

<< Tra quanto puoi essere da Mason? >> lo chiedo bisbigliando << Credo ci sia qualcuno >>

<< Cosa? >>

<< Sto per inoltrarmi nella cucina da cui ho sentito venire diversi rumori ma, per il resto del locale non c'è nessuno >> continuo a spiegare.

<< Faith non fare stupidaggini, esci immediatamente da lì >>

<< Mason potrebbe avere bisogno d'aiuto >>

<< E tu potresti farti ammazzare >> mi urla contro Oliver << Sto salendo in macchina, per l'amor del cielo esci da quel locale, immediatamente >>

<< Non posso. Devo andare >>

<< Non attaccare! Resta al telefono ed esci >>

<< Allora metto il cellulare in borsa così puoi continuare a sentire >> dico iniziando ad infilare il telefono in borsa.

<< Non me ne frega un... >> non sento cosa continua ad urlare.

Effettivamente non penso molto, sono piuttosto certa che la mia non sia un'idea molto intelligente, ma non potrei mai uscire ed aspettare senza fare niente.

Oltrepasso il bancone prendendo uno dei coltellacci che Mason tiene dalla parte opposta rispetto a dove si appoggiano i clienti. La porta che da alla cucina è semiaperta, cerco di dare un'occhiata da li ma non riesco a vedere nessuno.

Apro la porta di scatto e, senza neanche calcolarlo, colpisco in pieno qualcuno che urla per il dolore ed io mi ritrovo ad urlare insieme a lui.

<< Ah cazzo che dolore! >>

Affacciandomi con il coltello pronto in mano, nel caso ci fosse bisogno, realizzo in un millesimo di secondo che l'uomo che ho appena steso altri non è che Mason.

<< Mason! >> strillo assicurandomi che non ci sia nessun'altro prima di abbandonare il coltello su un tavolo.

Lascio cadere anche la borsa prima di accovacciarmi vicino al mio amico che è a terra dolorante.

<< Accidenti, il mio naso! Che dolore >>

<< Perché cavolo non mi hai risposto? Ti ho chiamato diverse volte >> lo rimprovero subito.

<< Tu quasi mi ammazzi con una sportellata e quello che viene sgridato sono io? >>

Aiuto Mason a sedersi mentre sentiamo la porta del locale sbattere con forza.

<< Faith! >>

La porta si apre di schianto un'altra volta colpendo, un'altra volta, Mason che urla sbattendo a terra per la seconda volta nel giro di un paio di minuti.

<< Ma porca miseria! >> protesta, giustamente, dolorante.

Guardo Oliver che, in uniforme, ha una pistola in mano e, con lo sguardo corrucciato, dopo aver dato un'occhiata alla situazione, mette la sicura e rinfodera la pistola.

<< Sei un'incosciente lo sai? Ti avevo detto di aspettarmi fuori >>

<< Si bhè... Come puoi vedere mi ero sbagliata e comunque ero armata >>

<< Ah si? >>

<< Si, avevo quel coltello >> affermo indicando l'arma incriminata.

Oliver lancia un'occhiata allo strumento in questione prima di tornare a guardare me con sguardo scettico << Ma certo... Se ci fosse stato un malintenzionato con una pistola saresti riuscita a difenderti molto bene >>

È palesemente ironico ed il tono che usa è proprio quello che un adulto utilizzerebbe per sgridare un bambino.

<< Non sarebbe stato molto efficace ma, te stavi arrivando ed in qualunque caso, era meglio di niente o aspettare fuori senza intervenire >>

<< Ti senti quando parli? >> si avvicina afferrandomi per le spalle, facendomi rialzare << Mi farai impazzire. Quel che hai fatto è stato molto pericoloso, te ne rendi conto? >>

<< Ehi voi due! Io sono ancora qui, giusto perché ve lo ricordiate >> ci riprende Mason con voce nasale.

Oliver mi guarda un altro momento, stringe le labbra per evitare di dire qualcosa, prima di lasciare la presa sulle mie spalle e rivolgere il suo sguardo su Mason.

<< Cosa ti fa male? >> gli chiede inginocchiandosi al suo fianco.

<< Che ne dici? Il naso! >>

<< Sposta la mano e fammi dare un'occhiata >> spostando la mano di Mason, Oliver, osserva il danno al naso.

Gli esce del sangue ed è arrossato ma, io, non sono molto pratica di nasi rotti o cose del genere, non sarei in grado di dire neanche per me se mi fossi rotta un osso o meno.

<< Puoi stare tranquillo, non è rotto, hai preso solo una bella botta >> Oliver esprima così la sua diagnosi finale.

<< E meno male... >> brontola Mason mentre Oliver si rialza.

<< Mi spiace Mason, non volevo colpirti >> mi scuso.

<< Io in realtà direi che ti è andata anche bene, meglio la porta di quel coltello >> commenta Oliver prendendo un panno ed aprendo il congelatore.

<< Quando sei simpatico! Non avrei mai attaccato Mason, ancora non soffro di Alzheimer, riesco a riconoscere i miei amici >>

<< Ma si, ignoriamo il ferito... >> il commento di Mason viene sovrapposto dalle parole di Oliver.

<< Continui a non comprendere quanto sarebbe potuto essere pericoloso ciò che hai fatto ed alle relative conseguenze >>

<< Non c'è stata alcuna conseguenza >> << Ehi! >> << Scusa Mason. Ovviamente mi spiace avergli fatto male, non volevo >>

<< Eppure eccoci qui. Io sono arrivato di corsa a causa di un falso allarme e Mason è a terra dolorante >> infierisce ancora portando del ghiaccio all'interno del panno che aveva preso.

<< Adesso basta! Dateci un taglio, tutti e due! >> Mason è palesemente alterato quindi ci zittiamo.

Oliver gli porge la mano libera e lo aiuta a rialzarsi. Usciamo dalla cucina così che Mason possa sedersi.

<< Tieni, mettilo sul naso >> gli dice Oliver porgendogli il panno con il ghiaccio.

<< Si può sapere che cavolo ci facevate, tutti e due, sul retro del mio locale? La cucina non è aperta alla clientela, è per questo che davanti c'è un bancone! >>


Angolo autrice:

Ora, vorrei ringraziare moltissimo:  MartinaLoreto, betta94, Wonderwall44, fede5494, AnnaDelGrosso, MeloniValeria, libertyflashquick, Fiofio1912, angy_897, CarmelaM4 e angelacopes73 per i voti (le stelline) che hanno lasciato ai capitoli precedenti ed anche ai commenti che hanno fatto. Grazie mille a tutti!!

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