Capitolo 9 [Seconda Parte]
―Lascia loro il necessario e scendiamo a fare le prove―, propose Coraline, mentre Cauchemar collegava arresa i cavi al televisore. ―Dai Mira, i miei mi vogliono a casa per la mezzanotte. Non abbiamo tempo.―
Forse i calcoli di Cauchemar non erano stati errati.
Forse la chiave per uscirsene da quell'impiccio era tutta nell'impazienza di sua sorella.
―E va bene―, si arrese Mira, poggiando il camcorder sul tappeto. Si alzò, reggendosi la gonna, e lasciando per un attimo in mostra due calze lunghe a righe ed una coda rosa da opossum. ―Hai vinto tu, andiamo.―
E lasciandosi tutto dietro, entrambe tornarono verso il garage. Mentre scendevano le scale, l'eco delle loro voci suggerì che Mira aveva ripreso a proporre la sua lista di potenziali membri della band, che ovviamente l'altra stava scartando uno per uno.
Li avevano lasciati soli, con un televisore acceso davanti ed un modo per poter guardare la cassetta. In santa pace, come aveva previsto Cauchemar.
―Per un attimo ho temuto il peggio―, confessò lei, tirando fuori la cassetta dalla borsa.
―Per un attimo ho avuto l'istinto di inveirti contro―, rispose Sunny, sciogliendo finalmente le spalle. Cauchemar sembrò sconvolta dalla rivelazione, e Sunny le sorrise nel tentativo di sdrammatizzare. ―Ma è stata colpa mia, non ti ho dato abbastanza fiducia.―
―D'accordo, ragazzo salamandra, sei pronto?―
Sunny annuì, e la cassetta venne spinta nell'apposito compartimento sul camcorder. Cauchemar lo chiuse, e premendo alcuni dei tasti, le bande colorate sullo schermo iniziarono a prendere forma.
Era il momento. Il filmato era stato avviato, e la prima cosa che videro fu la data riportata su uno sfondo nero, in testa al nastro.
Ventuno settembre 1986. Ore cinque e trentadue del pomeriggio.
Poi, l'obiettivo della telecamera venne scoperto. E qualcuno parlò al di fuori dell'inquadratura.
―Edmund, mettila via―, disse la voce, e l'inquadratura compì una terribile panoramica verso il basso. Adesso, si vedevano solo le scarpe di chiunque stesse registrando.
Edmund non rispose.
―Sta funzionando!―, esclamò un'altra voce, troppo distante per essere quella di Edmund. Una figura passò accanto alla telecamera, urtando il braccio che la stava reggendo. L'inquadratura venne di nuovo portata verso l'alto, a rivelare una piccola stanza con una scrivania ed un computer. Le pareti erano gialle, ed i colori di quel filmato erano contemporaneamente sia spenti, che troppo saturati. ―Questa non possiamo perdercela. Ed, avvicinati!―
Obbediente, Edmund si avvicinò, e la figura seduta alla scrivania divenne un po' più nitida. Così nitida da essere quasi... familiare.
―È appunto per questo che deve smettere di filmare, idiota!―, rispose. E nel voltarsi, il ragazzo alla scrivania rivelò il proprio volto.
E Sunny sentì il mondo frantumarsi sotto i piedi.
―Non fare così, Harry―, lo riprese l'altro ragazzo, ormai calato in avanti per sbirciare lo schermo del computer. ―Se la cosa va in porto, questo è un giorno che vorremo ricordare.―
―Ma hai la minima idea di quello che stiamo facendo? Se ci scoprono, questa sarà soltanto una prova contro di noi―, rispose Harry, adirato. C'era una luce posta sulla scrivania, ed il riflesso sui suoi occhiali rendeva impossibile guardarlo negli occhi. Era lui, adesso che ne sentiva anche la voce, Sunny sapeva per certo che era lui. Ma perché? Che cosa c'entrava Harry con il rapimento di Maple, che ruolo aveva lui in tutto questo?
―Edmund non lo farà vedere a nessuno, vero Ed?―, si intromise l'altro ragazzo, guardando oltre la telecamera. Non si sentì alcuna voce, ma a giudicare dalla reazione degli altri, Edmund doveva aver annuito.
Non stava dicendo una sola parola. Edmund stava consapevolmente scegliendo di non parlare.
Ma poi, mentre l'inquadratura si stringeva sempre di più sullo schermo del computer, Sunny sentì una voce alla propria destra.
―Oh, Dio...―, aveva sussurrato Cauchemar, e per un attimo i suoi occhi si erano staccati dal televisore per guardare dritti in quelli di Sunny. ―È il padre di Elliott.―
Solo da quel dettaglio, ancora prima di scoprire quale fosse il suo nome, Sunny seppe che i guai erano in vista.
―Come vuoi tu, Dave... allora lo facciamo per davvero stavolta.―
Ti devi stare zitto, Dave!
La voce di Harry che urlava al telefono echeggiò nella testa di Sunny. Quella stessa frase che aveva giudicato così divertente in passato, adesso assumeva un significato nuovo. Aveva ingenuamente pensato che si trattasse di un suo collega, ma adesso... adesso non era neanche più sicuro che Dave lavorasse al giornale. E quando gli aveva urlato di tacere, forse lui ed Harry non stavano parlando dell'ennesimo articolo sulla sparizione di Maple.
Nessuno disse più niente, da nessuno dei due capi dello schermo. L'unico suono udibile proveniva dalla batteria di Mira, al piano di sotto, accompagnata dall'occorrente nota del basso di Coraline. E Sunny ebbe l'impressione che il suo cuore stesse battendo alla stessa velocità della loro musica.
Incapace di fare altro, allungò la mano alla ricerca dell'unico contatto che potesse dargli conforto. E le dita di Cauchemar si strinsero sul suo palmo aperto, tirando lievemente le membrane in una presa salda. Era bello, sapere di averla al proprio fianco.
―Siamo dentro.―
Con quelle sole due parole, Sunny capì benissimo cosa Harry stesse cercando di fare, con quel computer.
―Ti ha permesso di accedere?―, chiese Dave, sporgendosi ancora di più verso lo schermo. Non dovette nemmeno attendere la risposta di Harry, per iniziare ad esultare.
Anche Harry, all'interno del filmato, sembrò rilassarsi. Dave si mise a correre per tutta la stanza, con entrambi i pugni puntati verso l'alto. ―Hey―, disse Harry, puntando il dito dritto verso la telecamera. ―Per il pubblico in sala, questa è tutta stata un'idea di Edmund Paskov.―
Edmund Paskov, si ripeté Sunny in mente, come se avesse in qualche modo paura di dimenticarselo. Non ne aveva la certezza, ma sentiva che dietro quel nome si nascondesse una verità importante. Sentiva che Edmund era l'anello di congiunzione fra la sparizione di Maple ed il passato di Harry.
―Ce l'abbiamo fatta, Ed―, disse Dave, stavolta molto vicino alla telecamera. Questa si spostò in sua direzione, rivelando un suo primo piano poco aggraziato. ―Troveremo Maya, vedrai.―
Ed il filmato si interruppe.
Cauchemar lasciò la mano di Sunny per poter bloccare la cassetta, ma prima che potesse raggiungere il camcorder di Mira, lo schermo del televisore si illuminò di nuovo. No, c'era dell'altro che dovevano vedere.
―Hai la minima idea di quello che potrebbe succederci?―, chiese la voce di Dave, deformata da quella che a primo impatto sembrò una risata. L'inquadratura era fissa verso l'angolo di un muro, e nulla era visibile tranne della carta da parati finemente disegnata. ―Mio dio... io la settimana prossima mi sposo, Harry!―
In quel momento, fu chiaro che Dave non stava ridendo. La sua voce aveva assunto quell'inclinazione perché si stava disperando.
Ed Edmund aveva puntato la telecamera verso il muro, perché non voleva che gli altri due si accorgessero che stava registrando.
―Dave, nessuno scoprirà niente. Fidati di me, so quello che ho fatto e non c'è modo che possano risalire a...―
―Tutto questo perché dovevi aiutare quel marmocchio?―, insistette Dave, tagliando la frase di Harry a metà. Allora, l'inquadratura si mosse, segno che qualcuno aveva dato un pugno al tavolo. ―Guardalo Harry, non è normale. Non è una persona normale e tu vuoi consegnargli i dati di qualcuno che ha dovuto cambiare identità? Per l'amor del cielo, Harry, ragiona.―
―Edmund aveva bisogno di noi...―, tentò di giustificarsi Harry, e allora Dave si lasciò andare ad un rantolo soffocato. Stava cercando di mantenere la calma, e non poteva alzare la voce per non farsi sentire.
―Harry, vuole ucciderla!―, sibilò, a denti così stretti che fu quasi impossibile capire il significato di quella frase. Ma appena la sentì, il sangue di Sunny si raggelò, e fu come se avesse smesso di scorrere. ―La sta cercando per farla fuori e noi saremo stati suoi complici e...―
―Zitto!―, lo riprese Harry, anche lui sussurrando stavolta. ―È uscito dal bagno.―
Dopo pochi secondi di silenzio, la telecamera si mosse di nuovo, urtata da qualcosa. E dopo aver inciso su nastro la conversazione che aveva voluto spiare, Edmund interruppe la registrazione.
Dave aveva ragione. Se davvero aveva lasciato che la telecamera registrasse per sentire quello che i suoi amici dicevano in sua assenza, Edmund non aveva buone intenzioni.
E ad ogni nuovo indizio lasciato dal rapitore di Maple, Sunny si rendeva sempre più conto di essersi cacciato in un dedalo senza uscita. Era caduto in un abisso dal quale era impossibile risalire.
Stavolta attese, rivolgendo un breve sguardo a Cauchemar. Lei sembrava profondamente turbata, e questo lo fece sentire ancora peggio. Stava trasformando la sua estate in un inferno, con quella storia. E per quanto volesse arrivare fino in fondo, per quanto l'aiuto di Cauchemar si fosse rivelato prezioso fino a quel punto, non era sicuro di voler mettere a repentaglio la sua incolumità. Perché qualcosa era cambiato, dal giorno in cui l'aveva conosciuta. Perché lui si stava affezionando.
E voleva soltanto che lei stesse bene.
―Edmund, posso spiegarti tutto!―
Il filmato seguente era cominciato, ma a parte le voci confuse ed il fortissimo rumore, non si vedeva nulla. L'obiettivo era rimasto coperto.
―Edmund, non farlo, ci farai saltare in aria!―
Sunny ebbe l'ennesimo colpo al cuore. Stavolta sentì come una lama pugnalarlo nel petto, ed il respiro gli venne tagliato fuori dai polmoni.
Quella era la voce di Harry.
―Ed, so che ho sbagliato, ma possiamo ancora chiarire tutto. Edmund, ti prego non lo fare...―, continuò, e Sunny non poté far altro che gattonare verso il televisore, avvicinandosi verso lo schermo buio fino a vederne la rete di pixel. Sapeva che erano ricordi del passato, ma lui lo sentiva lì, sentiva che Harry era in pericolo e lui voleva sapere, voleva sapere cosa fosse successo. Non aveva potere sul passato, eppure se avesse potuto avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.
Fino a quando l'obiettivo non venne scoperto, ed un'immagine venne inquadrata per pochi istanti. Pochi, brevissimi frammenti di secondo, che risposero ad una delle domande che avevano tormentato Sunny sin dalla notte del rapimento di Maple.
Sapeva chi era l'uomo della fotografia. Sapeva chi c'era dentro il costume da mascotte, in piedi davanti una delle attrazioni del parco giochi.
Era Harry. Era Harry ad averlo indosso, il giorno in cui il parco giochi era bruciato.
E se l'incendio era partito da lì e Dave non era presente... significava che l'unica vittima di quella tragedia era Edmund Paskov.
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