"La mia strada"
PoV Raiden:
Il viaggio verso il mio villaggio non dovrebbe durare molto alla velocità alla quale stiamo andando. Io e Jupiter non abbiamo parlato per nulla da quando siamo partiti, forse sconvolto da come ho parlato a Viria, dovevo farlo, quella ragazza è dipendente da Alexander e sicuramente voleva fare le sue veci, è un aspetto che non ho mai sopportato di lei.
Penso al cento percento quel che le ho detto, mi sono divertito nel team XAVR, ma ormai è morto e non ritornerà più.
Il nostro capitano ha preso la sua decisione, perché non dovrei farlo anch'io? Non nego che vorrei tornare quello di prima, ma per ora è impossibile, ho una missione da compiere; non si tratta solo della mia vendetta. A proposito della mia missione, il mio "capo" prende la parola in questo momento.
Jupiter: Dimmi figliolo, sei davvero sicuro della tua decisione? Raccogliere informazioni non è semplice come credi, soprattutto su qualcuno di disperso come lei.
Secondo le nostre fonti, Cinder dopo la caduta di Beacon è sparita nel nulla, la testimonianza di alcuni suppone sia morta per quel forte bagliore di luce bianca, la stessa che ha pietrificato quel mostro in cima alla torre. Tuttavia Jupiter non ne è del tutto convinto, e anche se fosse morta, i suoi complici sono ancora in circolazione, bisogna trovarli ed eliminarli.
-Certo che sono sicuro. Mi sorprende che tu abbia proposto questo piano.-
Jupiter: Hai ragione, è insolito da parte mia, ma non ha importanza. Il nostro obiettivo è farla pagare a chi ha causato quella strage, ha portato via molte vite. Dovranno pagare per ognuna di esse, soprattutto per lei...
Lo vedo stringere il manubrio della navetta, non avrei mai immaginato che un eroe come lui potesse farsi prendere dal senso di vendetta. Immagino che nessuno sia puro e casto, per il momento se i nostri obiettivi coincidono, dobbiamo solo collaborare per portarli a termine. Mi sembra di scorgere il mio villaggio in lontananza, ancora qualche minuto e sarò a casa.
-Puoi iniziare a scendere.-
E lui inizia ad abbassarsi di quota, siamo praticamente al sentiero che conduce al villaggio. Perfetto, siamo atterrati. Afferro il mio zaino e me lo metto in spalla, è arrivato il momento dei saluti.
-Jupiter, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, mi hai salvato in un certo senso, qualunque cosa possa pensare la gente di te, tu rimarrai sempre il mio eroe.-
Lui mi sorride sotto i suoi folti bassi rossi, portando una mano sopra la mia testa e scompigliandomi i capelli, non che fossero mai stati in ordine.
Jupiter: Non è un addio sicuramente, ci sentiremo spesso per passarci anche il più minimo dettaglio. Abbi cura di te, Raiden.
Annuisco e scendo dalla navetta, lasciando che questa si innalzi nel cielo e subito dopo parte a tutta velocità, si allontana parecchio velocemente.
Sento che mi mancherà moltissimo la sua presenza, in questi sei mesi ho potuto conoscere il mio eroe da vicino, per me è stato come avere un vero padre... per la prima volta ho sentito quel calore paterno di cui avevo bisogno.
Ormai mancano pochi passi prima di entrare nel villaggio, non ha molti abitanti, saremo come minimo un centinaio di persone. Nel villaggio ho la "fama" di essere stato il primo ad entrare in una scuola prestigiosa come la Beacon Academy, anche se, probabilmente avrò la fama del sopravvissuto.
Durante il tragitto verso casa, alcuni bambini si avvicinano sorpresi di vedermi in salute, li conosco perché mi ammirano parecchio. Anche altri abitanti si radunano intorno a me, ma cerco di liquidare la faccenda con un semplice "Voglio andare a risposarmi, è stato un viaggio lungo."
Eccomi arrivato, è una casetta piuttosto modesta e semplice: ha soltanto una camera, che è anche la cucina e salotto, una soffitta e un bagno.
Dopo aver bussato un paio di volte, attendendo che il nonno mi apra, ma solo in quel momento mi accorgo che la porta è semi aperta, così entro.
-Sono a casa!-
Ed ecco il vecchio seduto davanti al tavolo a bere un tè, appena richiamo la sua attenzione, si gira verso di me con fare stupito.
Un uomo anziano sulla sessantina di origini orientali, un lungo yukata di colore marroncino, e una barba con tanto di pizzetto. Nonostante l'età, da l'impressione di uno molto arzillo. Quest'uomo è Hiroshi, mio "nonno".
Hiroshi: Raiden...
A passo lento viene verso di me, sicuramente vorrà sgridarmi, non mi sono degnato di spiegargli nulla. Invece mi abbraccia, come non aveva mia fatto prima, ed io ricambio.
-Felice di rivederti, vecchio...-
La cosa mi ha stupito parecchio, visto il mio carattere, lui è sempre stato molto severo nei miei confronti. Mi fa sedere dall'altro lato del tavolo, prendendo poi un bicchiere per versarmi del tè, anche se non mi piace granché, lo berrò comunque.
Vedendo la sua espressione così seria, racconto tutto quello che ho vissuto a Beacon: dal mio incontro con Xander, le vicende col mio team, il mio amore per Pyrrha, la caduta di essa, la morte di Arya e Pyrrha e infine, la mia permanenza a casa Cross. Non nascondo la loro identità, infatti lui se ne stupisce.
Insomma, ho dissipato ogni suo dubbio sul mio trauma, che effettivamente c'è stato, ma cerco di non darlo a vedere. Lui all'improvviso si alza, portandosi al centro della stanza con le mani congiunte dietro alla schiena.
Hiroshi: Il Re dei cacciatori rimarrà nei secoli il più grande eroe di tutti i tempi. Gli sarò per sempre debitore di aver salvato la tua vita... Tu sei l'ultima cosa che mi è rimasta.
Sono molto felice che tu sia vivo, ma ora è tempo che ti racconti una cosa. Hai superato un grosso trauma come la caduta della tua scuola e la scomparsa di due persone a te care, per quanto mi riguarda, ormai sei un uomo.
Quindi è giunto il momento che ti racconti la verità e mi liberi da questo grande fardello.
Verità? Mi chiedo su cosa possa avermi mentito per tutto questo tempo, ma sono curioso di ascoltarlo, forse è qualcosa che mi riguarda.
Hiroshi: Sedici anni fa, un uomo e una donna si presentarono alla mia porta. Al tempo ero un forgiatore di spade, ero convinto si trattasse di clienti, ma mi accorsi subito dalle loro espressioni che non erano lì per comprare le mie armi.
Con sé avevano il loro bambino di appena un anno, non mi diedero molte spiegazioni, mi dissero soltanto di essere inseguiti da qualcuno. Lui mi disse: "prenditi cura di mio figlio, noi cercheremo di metterci in salvo, e quando sarà diventato un uomo, digli di venire e cercarci."
Anche se ero titubante all'idea, decisi di accettare, dato che mia moglie morì pochi anni dopo aver aperto la mia attività. Inoltre, non ho mai avuto la possibilità di avere un figlio da lei, quindi pensai che sarebbe stata un'ottima occasione.
Ebbene, quel bambino eri tu. I tuoi genitori non ti hanno abbandonato come ho voluto farti credere, hanno cercato di tenerti al sicuro da qualcosa che poteva ucciderti. Non ho idea se siano sopravvissuti o meno, ma se per caso lo fossero, tu devi trovarli.
Quindi... non è vero che mi hanno abbandonato, ma potrò davvero fidarmi delle sue parole? In fondo ha voluto mentirmi per anni.
-Perché non mi hai mai detto nulla?-
Hiroshi: Non eri pronto per saperlo, col tuo carattere incosciente saresti partito all'avventura non curandoti dei rischi. Ma ora lo vedo, tu sei molto più maturo del Raiden di qualche mese prima.
Non credo di avere molta scelta, ma anche se volessi cercarli, non so neanche il loro aspetto.
-Ricordi qualcosa dei miei genitori?-
Hiroshi: Non moltissimo, sono passati parecchi anni, ma una cosa ricorderò sempre: gli occhi color smeraldo e i lunghi capelli rosso scarlatto di tua madre.
Questo spiegherebbe da chi ho preso. Si gira verso di me, guardandomi con leggero sorriso sulle labbra.
Hiroshi: E a pensarci bene, hai preso tutto da lei.
Gli indizi sono pochi, ma almeno so da dove partire.
La sera arriva in fretta, così faccio ritorno nella mia vecchia stanza, ovvero la soffitta, che il nonno aveva arredato per rendere un posto abitabile. Iniziavo a sentirne nostalgia, mi infilo così sotto le coperte, prendendo il mio Scroll e iniziando a scorrere nella galleria delle foto. Non so perché lo sto facendo, in un certo senso mi fa rivivere quei momenti ormai passati.
Questa l'abbiamo scattata il primo giorno in cui si formò il team, come "commemorazione" a detta di Viria; questa foto me la fece Arya a tradimento, sono molto poco fotogenico.
Questa invece... la scattai con Pyrrha dopo un incontro, è così bella...
Istintivamente spengo il dispositivo e mi rintano sotto le coperte, ma so già che sarà una notte lunga.
Non potrò restare a lungo qui, devo iniziare subito le ricerche, anche se mi dispiacerà abbandonare il nonno un'altra volta. È riuscito a capire come mi sentivo, quindi immagino riuscirà a capirmi anche ora. Chiudo lentamente gli occhi e lascio che il sonno prenda il sopravvento.
La mattina seguente...
Bene, il nonno è uscito per fare delle commissioni, è ora di partire.
Prima però, c'è una cosa che voglio fare: vado in bagno e prendo le forbici, guardandomi dritto allo specchio, era da parecchio che volevo farlo; afferro il mio mucchio di capelli rossi, iniziando a tagliare varie ciocche.
Mentre lo faccio, nella mia testa rivivo molti momenti passati col mio team, non rimpiangerò mai quei giorni così felici, mi hanno fatto sentire vivo, ma ora devo gettarmi il passato alle spalle.
Xander: non so come ti sia venuto in mente di cercare qualcuno ormai scomparso, se deciderai di aprire gli occhi, forse un giorno ci rivedremo.
Viria: credi che questo gruppo sia solido, ma guarda cosa è bastato per dividerlo, anche tu devi guardare in faccia la realtà.
Arya: mi pentirò per il resto dei miei giorni per come ti ho trattata, non lo meritavi, sono stato un vero stronzo. Questa vendetta la dedicherò anche a te, puoi starne certa, volpina...
-Perfetto.-
Credo siano venuti bene, non ho voluto tagliarli troppo, ma almeno ora sono più in ordine. Prendo un elastico per capelli e li lego in un codino, mi sento la testa decisamente più leggera.
Raccolgo le mie cose e le metto nello zaino: vestiti di ricambio, cibo, acqua, e un po' di soldi, lo stretto indispensabile.
Mi piacerebbe cambiare anche il mio vestiario, ma con cosa...? Mi sembra che il nonno nel suo armadio avesse un vestito elegante. Vado a controllare ed effettivamente c'è: un completo nero con tanto di camicia bianca.
Me lo provo immediatamente, e mi sta alla perfezione, molto più comodo di quanto non sembri. Tre bottoni della camicia però sono rotti, non importa, la lascerò aperta.
Nell'armadio c'è anche un'altra cosa: degli occhiali da pilota. Che cavolo ci faceva il vecchio con questi? Mi prenderò anche questi, penso mi torneranno utili in caso voglia spostarmi velocemente col mio Semblence. Dopo aver indossato anche i guanti, preso i miei shuriken e messi dietro alla cintura, mi dirigo alla porta con tutto il necessario. Da oggi comincia una nuova vita, una vita difficile, come se la precedente non lo fosse. Probabilmente mi caccerò nei casini, ma non mi importa; forse rischierò la vita diverse volte, ma non mi importa; e forse sarò costretto a compiere azioni poco lecite, non mi importa neanche di quello. Ho scelto la mia strada e non tornerò indietro tanto facilmente, le uniche due cose che mi interessano sono: vendicarmi di quella puttana e trovare indizi sui miei genitori, vorrei solo sapere se sono ancora vivi.
Ho bisogno di trovarli e capire perché mi hanno abbandonato, perché non sono più tornati a riprendermi? Le risposte a queste domande, le avrò solo vivendo, chiudo la porta dietro di me e mi dirigo verso l'uscita del villaggio, senza guardare in faccia nessuno, andando solo avanti. Dovrò viaggiare per tutto il regno alla ricerca di indizi, la mia prima tappa è nei paesi orientali, a piedi ci vorranno circa due giorni, se trovassi qualcuno disposto a darmi un passaggio, mi semplificherebbe la vita.
Jupiter mi ha inviato la foto identificativa di Cinder quando si era iscritta a Beacon, mi fa una tale rabbia osservare quel suo sorriso maledetto... la foto successiva a questa, era quella scattata con Pyrrha, riesce in qualche modo a calmarmi.
Te lo prometto, verrai vendicata assolutamente, dovesse costarmi la vita.
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