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Capitolo otto 🦈

La cena, al contrario delle mie previsioni, stava proseguendo abbastanza bene tutto sommato.
Rin ed io non ci eravamo più rivolti la parola da quel breve scambio di battute all'ingresso, ma ci aveva pensato mia madre a riempire tutti gli spazi morti con una vagonata di chiacchiere e di domande.
Aveva praticamente chiesto al ragazzo tutta la sua cronistoria, da quando aveva lasciato il Giappone fino al suo ritorno dall'Australia.
Quindi volente o nolente mi ero beccata tutti gli aggiornamenti sulla sua vita e con tutti i dettagli, siccome mia madre aveva continuato a fare domande per approfondire anche la minima questione ai miei occhi inutile.
Rin ci aveva raccontato tutto della sua esperienza. Dalle difficoltà con la lingua, alla sua famiglia ospitante, fino ad arrivare all'addestramento che aveva seguito lì.
A modo suo sembrava felice della sua esperienza e si mostrava molto fiducioso rispetto agli allenamenti seguiti in Australia. Eppure ai miei occhi per tutto il tempo lui era apparso come non del tutto sincero.
Forse a causa dell'assenza di luce nei suoi occhi o forse a causa dei suoi strani sorrisi, a mio parere solo di circostanza e non particolarmente sinceri.
Tuttavia non lo vedevo da quasi cinque anni e non potevo definirmi un'esperta sull'attuale Rin Matsuoka. Dovevo quindi rilegarle come semplici impressioni, senza lasciarmi influenzare troppo da quei pensieri su di lui.
<<T/N mi ha detto che vi siete tenuti in contatto da quando sei partito. Dimmi la verità... ha pianto quando vi siete rivisti? È rimasta la solita frignona, vero?>> chiese improvvisamente mia madre, facendomi quasi cadere le bacchette nella ciotola davanti a me.
Anni prima le avevo mentito per non farla preoccupare, dicendole che io e Rin ci eravamo scambiati qualche lettera, per poi passare anni dopo alla posta elettronica.
Il ragazzo infatti si mostrò confuso da quella domanda e fece per aprire bocca, ma gli assestai rapida un inequivocabile calcio sullo stinco da sotto il tavolo, siccome sedeva esattamente di fronte a me. Mostrandogli successivamente un'espressione che poteva significare solo una cosa: "Reggimi il gioco o sei finito".
Lui sembrò recepire e si riprese subito, tornando composto. <<Oh, sì. Ci siamo sentiti spesso... non tutti i giorni, ma saltuariamente>> disse infatti <<e quando sono tornato ha pianto come una fontana.>>
Lo fulminai con lo sguardo, scovando nella sua ultima aggiunta un modo per vendicarsi del mio calcio e per mettermi in imbarazzo davanti a mia madre.
Lei infatti reagì subito a quella rivelazione, pizzicandomi una guancia: <<Lo sapevo che ha sempre avuto un debole per te, Rinrin. Da piccoli secondo me aveva una specie di cotta nascosta per te e->>
<<Mamma>> dissi con tono lamentoso e di rimprovero <<non avevo una cotta proprio per nessuno, o almeno non per Rin.>>
<<Ah no?>> chiese lei delusa <<allora per chi? Makoto? Nagisa? Anzi... Haruka?>>
All'ultimo nome mi sentii andare a fuoco le guance e cercai di depistare la sua attenzione esordendo con un: <<Vado a controllare lo spezzatino, questa conversazione sta diventando inutile e imbarazzante>>.
Mi quindi defilai in direzione del piccolo cucinotto a due stanze di distanza, maledicendo mentalmente mia madre per la sua lingua lunga e per la sua curiosità.
Riusciva sempre a mettermi in imbarazzo in un modo o nell'altro, era più forte di lei.
Borbottando presi a girare lo spezzatino nella pentola, osservando lo stato di cottura.
Era quasi pronto e decisi di aspettare gli ultimi minuti lì, così da avere un po' di tregua da quelle chiacchiere ed insinuazioni scomode.
Nel frattempo ne approfittai per tirare fuori il cellulare e mandare un messaggio ad Haruka.

A: Haruka
"Domani pomeriggio tornerò qui a Iwatobi per le 17:30.
Posso venire un po' a casa tua e restare fino all'ultimo pullman?
Martedì mattina non ho lezioni a causa di uno sciopero docenti, quindi posso fare un po' più tardi.
Ti va?"

Haruka un tempo non era solito guardare il cellulare. A volte arrivando a non controllarlo anche per settimane.
Tuttavia da quando avevo iniziato un liceo altrove lo avevo minacciato di controllare il cellulare tutte le sere, così da restare un po' in contatto e alla fine ero riuscita a raggiungere il mio intento. Confidavo quindi in una risposta prima di andare a letto, in caso contrario sarei passata da casa sua il mattino dopo, prima di prendere l'autobus per la scuola.
In realtà frequentavo un liceo distante poco più di trenta minuti da casa mia, ma avevo comunque scelto di usufruire del dormitorio per avere una vita scolastica meno stressante e più organizzata. Senza contare la possibilità di accedere alla piscina senza renderne conto a nessuno e in qualsiasi momento, anche a tarda sera. Un lusso irrinunciabile per una come me.
In compenso riuscivo a tornare abbastanza di frequente a casa, così da accontentare quell'apprensiva di mia madre e passare un po' di tempo con i miei amici storici. Soprattutto a casa di Haruka, dove amavo passare gran parte del mio tempo, a volte senza nemmeno avvisare.
Il corvino ormai era abituato alla mia presenza in casa sua e a malapena ci faceva caso, forse arreso dopo tanti e tanti anni di invadenza.
Lui era sicuramente quello che andavo a trovare con più frequenza e la questione era riconducibile al mio interesse nei suoi riguardi.
Nessuno lo sapeva, nemmeno Makoto che era il mio migliore amico.
La mia cotta per Haruka era il mio piccolo e dolce segreto, un qualcosa che non volevo condividere con nessuno al mondo.

<<Sei caduta nello spezzatino?>> mi sentii chiedere all'improvviso.
Sussultai presa alla sprovvista, rivolgendo uno sguardo torvo in direzione della porta della cucina, quella dove troneggiava la figura sfacciata di Rin Matsuoka.
<<Cosa ci fai qui? Non riuscivi a stare lontano da me?>> chiesi, alternando la presa in giro al nervosismo per lo spavento da poco preso.
<<Ti piacerebbe>> rispose lui <<tua madre si chiedeva perché tu ci mettessi tanto e mi ha chiesto di venire a controllare.>>
<<Stavo aspettando la fine della cottura, perché mancava ancora qualche minuto, ma credo che adesso sia tutto pronto>> spiegai, dando un'ultima mescolata allo spezzatino, prima di spegnere la fiamma del fornello.
Proprio in quel momento lo schermo del mio cellulare, posato sul ripiano del bancone subito accanto, si illuminò per l'arrivo di un nuovo messaggio.
Sia io che il rosso lasciammo cadere il nostro sguardo sull'apparecchio in questione e dal canto mio non riuscii a nascondere un sorrisetto alla vista del mittente.

Da: Haruka
"Come vuoi."

<<Vedo che la tua cotta infantile per Haruka non ti è ancora passata dopo tutti questi anni>> disse Rin subito dopo.
<<Vedo che non sei ancora capace di farti gli affari tuoi. E comunque non è vero>> replicai.
Tuttavia avvampai, completamente colta alla sprovvista dalla tua intuizione, laddove nemmeno Makoto era riuscito a scoprirlo.
<<Pensi che io sia un idiota?>> chiese lui.
<<Un po'>> risposi sinceramente, facendo comparire un'espressione iraconda sul suo viso, fino a quel momento abbastanza neutro.
<<Non prendermi in giro. È da quando siamo bambini che me ne sono accorto e la scorsa settimana in piscina vi ho visti tenervi per mano. O state insieme o a te ancora non è passata>> disse lui.
<<Anche se fosse a te cosa importa?>> chiesi di getto, sentendo la rabbia crescere anche dentro di me.
<<Assolutamente nulla a dir la verità, proprio nulla. Mi semplicemente innervosisce vederti mentire davanti all'evidenza>> rispose.
<<A me innervosisce vederti dentro la cucina di casa mia dopo il tuo vergognoso comportamento della scorsa volta. In Australia oltre a un corso di nuoto ne hai fatto anche uno per diventare così odioso?>>
Rin non rispose alla mia domanda pungente, limitandosi a fissarmi con sguardo torvo mentre iniziavo ad allestire tutto il necessario per portare lo spezzatino in tavola.
Successivamente, sempre senza dire nemmeno una parola, mi tolse la grande ciotola dalle mani, lasciando intendere di voler essere lui a portarla fino in sala da pranzo.
Lo quindi anticipai, iniziando a camminare prima di lui, tuttavia ripensandoci poco prima dell'uscio. Mi infatti bloccai e senza nemmeno voltarmi nella sua direzione aggiunsi: <<A me non importa se resti qui o torni in Australia, ma gli altri era davvero felici del tuo ritorno... quindi feriscili ancora come hai fatto la volta scorsa e me la pagherai.>>
Poi ripresi a camminare, senza ottenere risposta.

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