Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo dodici ❄️

Quella sera mi sentivo stranamente bene con il mio corpo. Forse per tutto il tempo che avevo dedicato precedentemente alla mia preparazione. Forse per il pregiato vestito che avevo comprato per l'occasione, uno di quelli impossibili da usare in altre occasioni, uno di quelli che non ero solita indossare mai.
Non era nulla di troppo sfarzoso o appariscente, ma un abito con un taglio semplice, perfettamente in linea con il mio modo di essere.
Non mancava ormai molto all'orario stabilito da me e Victor per recarci insieme al Gala di chiusura del Grand Prix, ma non mi sentivo agitata. Mi sentivo solo triste, estremamente triste.
Avevo forse davanti a me la mia ultima serata da passare con Victor con lui come mio allenatore e l'ultima chance di passare in sua compagnia momenti del genere.
Le nostre vite erano destinate a dividersi dopo quasi un anno a condividere le nostre giornate ed ero terrorizzata, estremamente terrorizzata dalla idea di ricominciare una vita senza la sua figura presente. Una vita con Victor non contemplato al mio fianco, senza l'uomo che amavo accanto a me.
Lui si era preso rapidamente il mio cuore, divorandolo inconsciamente giorno dopo giorno con ogni sorriso, con ogni gesto... semplicemente con il suo modo di fare.
Era stato impossibile per me non innamorarmi di una persona splendida ed unica nel suo genere come lui.
Non c'era un altro Victor al mondo, né a parere mio nessuno capace di prendere il suo posto.
Non era chiaramente per la sua fama o per il suo talento innato nel pattinaggio, ma nello specifico per la sua capacità di lasciare il segno nelle persone senza nemmeno doversi impegnare troppo.
Victor era così... ti rapiva con il suo enorme carisma, ancora prima di farti realizzare la situazione. Ne ero ben consapevole, siccome io stessa ci ero caduta dentro con tutte le scarpe e non riuscivo più a togliermelo dalla mente.
Ero innegabilmente persa di lui e non era un sentimento destinato a passare in poche settimane o in pochi mesi. Me lo sentivo fin dal profondo di me stessa.
Quell'uomo aveva lasciato un segno dentro di me talmente profondo da essere destinato a non cancellarsi forse mai più.
Con quella consapevolezza sospirai forte, tornando a guardare la corona di rose blu stabilizzate posata con cura sul comodino della mia camera d'albergo personale, la stessa dove non avrei passato che ancora solo una notte, prima di tornare in Canada.
Non ne avevo ancora parlato con Victor, ma avevo deciso di tornare per un periodo a casa dei miei, prima di decidere il da farsi.
La nostra collaborazione si era infatti conclusa come da patto dopo la vittoria della mia medaglia d'oro, così come mi aveva promesso quasi un anno prima, quindi non aveva senso tornare in Russia con lui.
Inoltre non ne avevo le forze, non in quel momento, non con la consapevolezza di non avere possibilità di legarmi a lui in ambito sentimentale.
Sarebbe stata troppo dura per me continuare a stare accanto a lui, vedendomi preclusa la libertà di baciarlo quando volerlo, di considerarlo solo mio o di fare l'amore con lui quando ne avevo il desiderio. Troppo doloroso.
Ero decisa a parlarne con lui quella sera stessa di ritorno dal Gala, così da avere la giusta tranquillità. Senza correre il rischio di rovinarci l'evento, discutendone prima del tempo.

Con quella consapevolezza lasciai la stanza dieci minuti dopo, pronta per affrontare una delle sfide più difficili della mia vita: riuscire a separarmi da Victor Nikiforov. Probabilmente per sempre.

. . . .

L'atmosfera era bellissima quella sera, dentro allo splendido salone dedicato al Gala.
Le persone presenti sembravano tutte particolarmente felici e spensierate.
Perfino io mi stavo divertendo abbastanza, nonostante il grosso peso che mi portavo sul cuore da qualche giorno, specie quel giorno.
Victor era circondato come sempre da tante persone, interessate ai suoi discorsi.
Lui era come una luce per le falene. Dovunque c'era lui si raccoglievano sempre molti individui, tutti irrimediabilmente attratti dallo splendore che emanava la sua presenza.
Aveva un carisma innegabile ed era impossibile non essere attratti da lui, anche se non sul mero piano fisico... anche solo dalla sua aura e dal suo essere unico nella sua stravaganza.
In quel momento sembrava impegnato nel raccontare un chissà quale aneddoto, molto divertente a giudicare dalle risate autentiche che si sentivano attorno a lui.
Io chiaramente non avevo il suo successo e mi limitavo ad aggirarmi nei pressi del buffet, sorseggiando in silenzio un po' di champagne e intrattenendo ogni tanto una qualche breve conversazione; di solito con persone che si avvicinavano per congratularsi con me rispetto alla mia vittoria.
Mancavano all'appello ancora diverse persone, tra cui anche l'ex fidanzato del russo protagonista dei miei pensieri, nonché Jean-Jacques, forse perché come al solito troppo lento a prepararsi.

Victor riuscì a tornare da me solo trenta minuti dopo, lasciando scorrere velocemente gli occhi sulla mia figura.
Non era la prima volta che mi guardava in quel modo da che lo avevo raggiunto nell'atrio dell'hotel per andare al Gala, ma mi sentii esattamente bruciare come la prima volta.
Non aveva espresso nessun commento verbale sul mio aspetto, ma i suoi occhi sembravano apprezzare la visuale. Lo riuscivo a leggere dal suo viso e dalle sue espressioni.
<<Pensavo ti avrebbero tenuto in ostaggio per tutta la sera>> commentai, utilizzando un leggero tono divertito.
Victor non rispose, ma sorrise brevemente, lasciando brillare una scintilla leggermente maliziosa nei suoi occhi, forse etichettando la mia frase come quella uscita dalla bocca di una persona gelosa.
Chiaramente in parte era vero, ma non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura.

Da quel momento iniziai a chiacchierare amabilmente con lui, come eravamo soliti fare in passato; senza permettere a nessuna interferenza altrui di spezzare quel momento di magica intensa, l'uno in compagnia dell'altro. E tutto andò per il meglio, almeno fino all'arrivo delle due figure fino a quel momento assenti.
Yuri Katsuki e Jean-Jacques arrivarono infatti quasi simultaneamente. Il primo turbando me e il secondo turbando Victor.
Il mio allenatore infatti non l'aveva detto espressamente, ma non era rimasto troppo contento della mia scelta di variare la mia esibizione senza chiedere a lui, ma piuttosto a Jean. Anche se poi quell'esibizione mi era valsa una medaglia d'oro con un netto stacco dalla seconda classificata, Sara Crispini.
Io invece dal canto mio non conoscevo l'esito della conversazione di Victor con Yuri, dopo averli lasciati insieme nel corridoio; anche perché chiaramente non mi ero permessa di chiedere spiegazioni, non avendone di fatto nessun diritto.
Lui non era impegnato sentimentalmente con me e poteva di conseguenza fare quello che voleva, senza renderne conto a me.
Era difficile da accettare, considerando i miei forti sentimenti nei suoi confronti, ma era purtroppo la dura verità.
Dovevo semplicemente stare al mio posto ed accettare quella scomoda situazione.
Jean-Jacques prese a camminare nella nostra direzione, dopo avermi cercata con lo sguardo tra le persone presenti, mentre il pattinatore giapponese scelse di avvicinarsi al suo amico Pichit Chulanont, una giovane promessa del pattinaggio direttamente dalla Thailandia. Tuttavia senza risparmiarsi di lanciare un lungo sguardo in direzione di Victor.
<<Ciao, scusami... per caso hai visto una certa T/N? Hai presente? La medaglia d'oro del Grand Prix femminile>> chiese scherzosamente Jean, dopo avermi raggiunto, forse in riferimento al mio enorme cambiamento estetico di quella sera. Per poi rivolgere un cenno col capo a mo' di saluto in direzione del mio allenatore.
<<No. E tu hai visto un certo Jean-Jacques? Hai presente? Quel ragazzo così pieno di sé...>> chiesi io a mia volta, decidendo di stare al gioco.
Lui non si offese per il mio commento, perché abituato a ricevere da me battute relative al suo ego, tanto da ridere leggermente, trascinando anche me.
<<Stai benissimo, dico davvero>> aggiunse.
<<Anche tu non sei niente male>> risposi, lanciando una veloce occhiata al suo abbigliamento.
Il mio compatriota sorrise nuovamente al mio complimento, prima di essere trascinato momentaneamente via dai suoi amici presenti.
Quello permise a me e Victor di restare nuovamente da soli, almeno finché lui non disse: <<Ho bisogno del bagno, torno presto>>.
Annuii brevemente in risposta, decidendo di concedermi un altro bicchiere di champagne nel mentre.
Non aveva una gradazione alcolica considerevole e riuscivo a reggere tranquillamente qualche bicchiere, quindi potevo gustarmene un secondo a cuor leggero. In fondo era anche di un'ottima qualità e raramente mi capitava di bere qualcosa di così buono.
Aspettai lì qualche minuto e poi stanca di stare ferma in quel punto da sola decisi di avvicinarmi a un gruppo di persone di mia conoscenza.
JJ però mi bloccò a metà strada, afferrandomi delicatamente per un polso.
<<Ti va di ballare con me? Anche solo un ballo se l'idea non ti piace>> mi chiese, indicando con la testa il centro della sala, quello dove varie persone stavano già danzando elegantemente da qualche minuto.
<<Perché no? Almeno eviterò di annoiarmi>> commentai, accettando la mano che mi stava porgendo.
Ci spostammo quindi nella zona dedicata alle danze, iniziando a muoverci in base alla dolce melodia in sottofondo.
Chiaramente il senso del ritmo era ben radicato in entrambi e sapevamo come muoverci, essendo abituati grazie al pattinaggio.
Ci lasciammo quindi andare a qualche virtuosismo, compresa qualche piroetta ed anche un lento casqué alla fine del primo ballo, decidendo di farne un secondo insieme.
In fondo ci stavamo divertendo entrambi.
<<Come ti senti alla vigilia della tua prima notte come campionessa del Grand Prix?>> mi chiese lui, facendomi volteggiare dolcemente.
<<Come mi sentivo ieri, solo che con una medaglia attorno al collo>> commentai.
<<Come sei spiccia. Hai pur sempre vinto un oro... potresti anche mostrarti un minimo più entusiasta>> mi fece notare lui, allargando il suo sorriso.
<<Ma lo sono, dico davvero, solo che non voglio montarmi troppo la testa>> risposi <<anche perché adesso dovrò anche cercarmi un nuovo allenatore a quanto pare...>>
<<Mi stai dicendo che sei stata liquidata da Victor? Seriamente? Che idiot->>
<<Non è come credi: lui non mi ha liquidata. Semplicemente i patti erano di essere seguita da lui fino a un ipotetico oro al Grand Prix e così è stato>> spiegai.
<<E ti sei consultata con lui? Recentemente intendo, forse ha deciso altrimenti nel frattempo, non fasciarti la testa prima del tempo.>>
<<Non mi sono fasciata la testa, ma sto seguendo una linea decisa fin da subito>> dissi <<in ogni caso ho deciso di aspettare comunque una sua conferma definitiva, stasera dopo il Gala.>>
Lui annuì in risposta prima di dire: <<Scusa se cambio discorso, ma ti sei leggermente macchiata con il mascara o qualcosa del genere... so che voi donne ci tenete a queste stupidaggini. Isabella mi massacrava se non l'avvisavo immediatamente e ho mantenuto l'abitudine.>>
<<Ah, davvero? Hai fatto bene ad avvisarmi, vado a cercare uno specchio per sistemarmi. Torno subito>> commentai, iniziando a camminare in direzione dei bagni.
Non avevo esattamente idea di dove andare, ma mi lasciai guidare da delle elegantissime targhette in ottone che da un corridoio secondario tracciavano la strada da seguire per il bagno delle signore.
Una volta lì mi sistemai velocemente e ne approfittai per lavare le mani, siccome leggermente sudate dopo aver ballato con Jean-Jacques.
Per la strada del ritorno decisi di lasciarmi guidare dalla memoria che, forse complici i bicchieri di champagne, non mi venne incontro proprio perfettamente.
Finii infatti col sbagliare una svolta, fino a ritrovarmi davanti a un corridoio sbagliato, ma non fu l'unica brutta sorpresa della serata. Lì infatti non solo non trovai la mia vera destinazione finale, ma anche le figure di Victor e Yuri, intenti a scambiarsi un tenero bacio, seppur apparentemente solo a stampo.
L'iniziativa sembrava partita dal pattinatore giapponese, siccome era lui quello con le braccia posate sul muro, con Victor intrappolato nel mezzo.
Non restai un secondo di più. Me ne andai.
Nessuno dei due sembrò rendersi conto della mia presenza ed io fui bravissima nel nascondere il suono del singhiozzo che lottava per risalire dal profondo della mia gola.

Riuscii a tornare in sala senza perdermi ancora e senza permettere alle lacrime di lasciare i miei occhi.
In fondo avevo deciso di essere forte e non potevo lasciarmi smontare dal primo intoppo.
Anche se amavo Victor, anche se una persona che non ero io aveva appena baciato le sue labbra, le stesse che volevo sentire sulle mie per tutta la vita.
Trovai Jean-Jacques quasi dove lo avevo lasciato e senza dire nemmeno una parola lo trascinai nuovamente al centro della pista.
<<Tutto bene?>> chiese lui, mostrandosi confuso davanti al mio cambio d'espressione.
<<Certo. Balliamo?>>
Chiaramente il ragazzo non si lasciò abbindolare dalla mia bugia, siccome mi conosceva troppo bene, ma non chiese altro. Forse per rispettare il mio tacito desiderio di non scucire nemmeno un'altra parola sul mio stato d'animo o sulla situazione da poco vissuta.
In quel momento avevo bisogno solo di distrarmi un po' e nulla poteva farlo meglio di qualche ballo in compagnia di un amico così importante per me, nonostante tutto.
Continuai a ballare con lui per qualche minuto, prima di vedere con la coda dell'occhio Victor tornare in sala, da solo e con un'espressione non troppo felice sul viso.
Sembrava estremamente turbato da qualcosa a me sconosciuto e molto pensieroso, come raramente mi era capitato di vederlo prima di quel momento.
Tuttavia decisi di non focalizzarmi troppo su di lui e di continuare a volteggiare sulla pista da ballo insieme al mio ex, accompagnati dalla melodia di tanti violini che suonavano dal vivo.
L'atmosfera era molto sofisticata e altolocata, almeno per la prima parte della serata. La seconda infatti comprendeva una musica allegra ed era dedicata ai partecipanti solitamente sotto i trent'anni, gli unici che tendevano a trattenersi per lasciarsi andare con musica decisamente più moderna di quella apprezzabile in quel momento. Solitamente la parte migliore durante eventi del genere, almeno stando agli anni precedenti.
<<Posso rubartela per un ballo?>> chiese improvvisamente Victor, affiancando me e Jean-Jacques.
<<Oh... certamente...>> rispose il ragazzo, forse leggermente preso alla sprovvista da quella richiesta improvvisa, prima di lasciare campo libero al mio allenatore.
Io mi limitai a fissare l'uomo quasi con gli occhi fuori dalla orbite, tuttavia senza negare la presa della sua mano attorno alla mia. Anche se: sì, si era da poco baciato col suo ex.
In fondo lui non era mio e non lo sarebbe mai stato.
Jean-Jacques si allontanò, lasciando a Victor la possibilità di stringermi dolcemente contro il suo corpo.
Quel contatto non aveva nulla a che vedere con quello mantenuto fino a quel momento col canadese, mio compatriota.
Era molto più dolce. Molto più intimo e denotava la forte confidenza guadagnata tra di noi nel corso dei mesi pregressi.
Mi strinsi a lui di conseguenza, finendo con la guancia sulla sua spalla, vicini come raramente prima di quel momento.
Quello non era propriamente considerabile come un ballo, dato che ci stavamo limitando a dondolare insieme, ma era comunque bellissimo e forse era una delle mie ultime chance per godermi la sua vicinanza, se non l'ultima.
Vederlo con Yuri Katsuki aveva infatti fatto crollare la mia determinazione nel volergli parlare dopo il Gala, lasciando spazio solo a una tremenda voglia di scappare via e di rifugiarmi in Canada, tra le confortevoli mura domestiche.
<<Victor, grazie davvero per il tuo aiuto. Senza di te non ce l'avrei mai fatta a vincere l'oro oggi>> dissi improvvisamente, aggrappandomi meglio al tessuto della sua giacca elegante, senza preoccuparmi dell'eventualità di poterla stropicciare.
<<Hai vinto principalmente per il tuo impegno e per la tua determinazione. Io ti ho solo aiutato a far emergere le tue capacità>> rispose lui <<e ho fatto davvero un bel lavoro.>>
Victor raramente si lasciava andare con me a complimenti così diretti e mi ritrovai quasi senza parole.
<<Dici davvero? Anche dopo tutte le lavate di capo che mi hai fatto?>> chiesi, staccandomi quel poco che bastava per poterlo guardare negli occhi. Quei suoi bellissimi occhi del colore di un cielo appena nuvoloso.
Una delle mani dell'uomo arrivò sotto al mio mento, così da poterlo alzare leggermente per portare il mio viso quasi alla sua stessa altezza.
<<Davvero non l'hai capito?>> chiese.
<<Capito cosa?>> chiesi a mia volta, confusa.
E Victor sorrise. Di un sorriso bellissimo che scaldò istantaneamente il mio cuore.
<<Che tutte le mie critiche erano solo per spronarti a dare il massimo. Avevi già la medaglia d'oro attorno al collo da tantissimi mesi, solo che non riuscivi a vederla>> disse, facendomi salire le lacrime agli occhi <<volevo solo fartelo sapere.>>
Non riuscii a dire nemmeno una parola, troppa era la gioia che stavo provando in quel momento, seppur macchiata da una tristezza costantemente presente, da prima di quel Gala.
<<E c'è un'altra cosa che vorrei dirti...>> continuò lui, lasciando la frase in sospeso.
<<E sarebbe?>> chiesi.
<<Che sei bellissima questa sera.>>

• • • •

L'alba non mi era mai sembrata così bella e al tempo stesso così triste, forse perché aveva lasciato il passo a una notte carica di emozioni, carica di aspettative, carica di nostalgia per un presente inevitabilmente da lasciarsi alle spalle.
Chiusi la mia valigia lentamente, quasi per paura di rompere con un rumore troppo forte quella piccola bolla di pace che faticosamente mi ero costruita durante quelle poche ore passate nel letto a rigirarmi alla ricerca di un sonno che non era mai arrivato.
Alla fine non ero riuscita a parlare con Victor la sera prima e quel Gala si era concluso come il sogno ad occhi aperti più durevole della mia vita.
Avevo ballato a lungo con lui, stretti in un caldo abbraccio che non aveva richiesto l'ausilio di ulteriori parole, quasi incapaci di staccarci; forse perché entrambi consapevoli della piega presa dal nostro rapporto.
Ero poi rientrata da sola, prima del mio allenatore, lasciando il bellissimo abito di quella serata sul pavimento ai piedi del letto, come una carcassa ormai destinata a decomporsi. Dopodiché ero entrata sotto il getto della doccia, dove avevo pianto a lungo, lasciando mischiare l'acqua alle mie lacrime.
Infine durante quelle ore insonni avevo riflettuto a lungo, prima di prendere una decisione. Probabilmente una decisione da codarda, ma l'unica fattibile in quel momento nelle mie condizioni e col mio stato d'animo.
Avevo infatti scelto la fuga e di partire quella mattina stessa, senza dire niente a nessuno.

Lasciai la stanza pochi minuti dopo, trascinandomi lentamente dietro il mio bagaglio, in silenzio.
Avevo comprato i biglietti per tornare in Canada giusto tre ore prima, trovando un posto libero di fortuna e prenotando un taxi, il cui arrivo era previsto nel giro di pochi minuti.
Non avevo che da saldare il conto dell'hotel e fare un'ultima tappa prima di andare via.
Scesi infatti due piani più in basso, fino a fermarmi davanti alla porta della stanza 323. La stanza di Victor. La stanza dell'uomo che mi stavo apprestando a lasciare per sempre.
Una volta lì davanti mi presi qualche secondo per sfiorare la superficie della porta con la punta delle dita, immaginando di farlo con la sua guancia dalla pelle incredibilmente chiara e liscia, bellissima da accarezzare. E solo dopo aver compiuto quel gesto mi chinai, lasciando scivolare sotto la fessura della stessa un semplice biglietto scritto a mano, contenente un breve messaggio:

"Grazie per tutto quello che mi hai dato e che mi hai fatto provare.
Grazie per questi incredibili mesi passati insieme.
Grazie per avermi regalato un sogno.

Torno in Canada. Torno a casa mia. È la scelta migliore per entrambi.
Non sono abbastanza forte per dirtelo di persona, quindi non odiarmi... per favore.

Ti auguro una vita felice.
Continuerò a guardarti sorridere da lontano.

Ogni singolo cristallo di ghiaccio mi ricorderà di noi quando pattinerò.
Porterò sempre nel cuore ogni momento.

Addio Niki.
Ti amo... questo non cambierà mai."

Poi semplicemente me ne andai.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro