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Jimin conosceva Jungkook da pochi mesi, lo aveva conosciuto in una palestra, grazie al suo istruttore di danza moderna ed hip hop, Hoseok.

Jimin adorava le lezioni di Hoseok, nella sua vita aveva solamente studiato danza classica, quindi quello per lui era un mondo del tutto nuovo, ed Hoseok lo rendeva davvero meraviglioso. Era una persona così solare e gentile, ogni volta che entrava in una stanza questa era come se si illuminasse di una gioia incredibile.
Hoseok sembrava davvero una persona meravigliosa, Jimin si fidava di lui, e per questo gli aveva creduto quando gli aveva detto che il ragazzino più taciturno e spaventoso della palestra era, in realtà, un timido ragazzo di periferia che altro non voleva che provare ad inserirsi.

Jimin era una persona che incoraggiava questo genere di cose, fare amicizia era una cosa bellissima secondo lui! E se il ragazzino -che tanto ragazzino non pareva data la sua presenza fisica- non ne aveva il coraggio, l'avrebbe fatto lui.

Così diventarono amici, con Jimin che, tutto sorridente, gli si era avvicinato mentre il corvino tirava pugni ad un sacco da boxe.

«Ehi, ciao!», aveva esclamato Jimin, facendo spaventare Jungkook che, preso alla sprovvista, lanciò un mezzo urlo prima di prendersi il sacco da boxe in faccia a causa del normale suo oscillamento.
Jungkook non aveva avuto neache il tempo di fermarlo, Jimin era davvero spuntato all'improvviso! Dio, ogni volta che ci pensava, il povero Jungkook si imbarazzava ancora.

Ma da quel giorno erano passati così tanti giorni, e Jimin era diventato il suo migliore amico.

Proprio quel giorno, dopo essersi incontrati in palestra, si erano dati appuntamento dopo la lezione di danza di Jimin per andare a prendere un gelato "in un posto fantastico", parole testuali di Jimin.
E Jungkook chi era per dire di no? In fondo non aveva altro da fare quel pomeriggio, quindi accettò.

Erano usciti insieme dalla palestra, Jungkook con un borsone sulla spalla e Jimin con un semplice zainetto, e poi si misero a camminare verso questa "fantastica" gelateria.

Jimin sembrava nascondere qualcosa, ma Jungkook non era mai stato un tipo curioso, per questo non chiese nulla al riguardo, tanto Jimin prima o poi avrebbe parlato.
Adesso l'unica cosa a cui riusciva a pensare era una ciotola di dimensioni abnormi strapiena di gelato e meringhe.

Sì, forse aveva giusto un po' di fame.

«Sai...», iniziò all'improvviso Jimin.

Jungkook tirò le labbra in un sorriso, ecco che arriva la confessione.

«In questa gelateria lavora un mio amico...beh, per essere più precisi è il migliore amico del mio ragazzo, Yoongi. Ti ho parlato tanto di lui, ricordi? Quello che l'altro ieri stava--»

«Jimin, stai divagando», lo interruppe così Jungkook, ridacchiando lievemente.

«Giusto...scusa», ridacchiò in imbarazzo l'altro, riprendendo però subito dopo il suo discorso.
«Comunque, dicevo...questo mio amico si chiama Taehyung, e volevo presentartelo, ecco», terminò rapidamente, rischiando persino di incartarsi sulle sue stesse parole.

Jungkook alzò un sopracciglio, in confusione.
«Perché? Ti sei stancato di me e vuoi scaricarmi a qualcun altro?»

Jimin scoppiò a ridere a quelle parole, scuotendo nel frattempo il capo in modo frenetico.
«No, no, no Jungkook! Sei completamente fuori strada»

«Allora perché?», rispose confuso.

«Perché sei molto gentile, simpatico, ed anche gnocco detta francamente», rise ancora prima di continuare «e lui è single e depresso da cinque o sei mesi»

«Non ho intenzione di seguire questi tuoi strani piani folli, Hyung», sbuffò il corvino, mettendo poi la mano libera nella tasca della giacca, già pronto a prendere la chiave e tornare indietro e recuperare la sua moto ed andare via.

«Jungkook, ascoltami, okay? Non ti chiedo di scopartelo, so che sei etero, voglio solo che fate amicizia. Magari un amico nuovo gli farà bene, non credi? Non fa altro che lavorare, mangia poco e dorme meno, io e Yoongi siamo preoccupati, davvero», disse fermando i suoi passi, ora con espressione seria.

Jungkook fermò di riflesso anche i suoi passi, restando poi ad osservare l'amico per diversi istanti.

«Okay, va bene. Non ti prometto nulla, ma ci proverò», cedette alla fine, tirando un sospiro.

Jimin allora tirò un sospiro di sollievo, e poi afferrò il polso di Jungkook per tirarlo con sé, raggiungendo così la gelateria che era ormai dall'altro lato della strada.

«Eccoci qui, è lui», disse Jimin sorridendo, indicando da dietro la vetrina il ragazzo dietro il bancone dei gelati.

Jungkook si prese qualche istante per osservarlo, a primo impatto non poté fare altro che pensare che quel ragazzo fosse davvero molto bello, ma allo stesso tempo davvero triste.
La sua bocca sorrideva, ma i suoi occhi no, e Jungkook conosceva bene quella sensazione.

«Su, entriamo», lo riscosse così dai suoi pensieri, Jimin, entrando poi all'interno del locale, facendo suonare la campanella sopra la porta.

Jimin sperò di essere visto dall'amico, ma Taehyung sembrava davvero immerso nel suo lavoro, e non volle disturbarlo.

«Jimin, ciao! Cosa vi porto?», disse Bogum dopo essersi avvicinato al tavolino dove Jimin e Jungkook si erano seduti.

«Ciao Hyung! Io prendo un cono vaniglia e pesca, tu Kook?»

«Uhm...amarena e cioccolato fondente, brioche»

«Perfetto, arrivano subito!», esclamò sorridendo, Bogum, segnando gli ordini sul suo fidato taccuino.

Stava giusto per andare via quando Jimin lo fermò, afferrandolo dalla manica della sua divisa.

«Puoi dire a Tae di portarli? Ho una cosa velocissima da dirgli», e subito dopo fece il suo sorriso più dolce, che fu ovviamente in grado di fargli avere ciò che voleva.

«Aish, okay, ma veloce, oggi siamo pieni!», e subito dopo si allontanò verso Taehyung.

Gli diede il nuovo ordine riferendogli tutto quello che era successo, e Jimin e Jungkook poterono notare Taehyung fare prima una faccia confusa e poi sorpresa, fino a quando i suoi occhi non si posarono sul tavolo dell'amico.
Osservò Jimin con un sorriso ampio in viso e poi spostò lo sguardo su Jungkook, salutando anche lui con un gesto del capo anche se non lo conosceva.
In fondo era con Jimin, erano sicuramente amici. E perché no, magari potevano diventarlo anche loro.

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Nel prossimo giuro che interagiscono.

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